Paradossalmente, un’occasione. La pandemia che in questi giorni sta compiendo un anno dalla sua irruzione sul pianeta Terra ha devastato, stravolto, azzerato, cancellato tutto quello che ha trovato sul suo cammino, in tutto il mondo, senza salvare nessun continente, nessun settore dell’economia, nessuna vita di ciascuno di noi.
Eppure, non appena ci si è potuti un attimo rialzare da quella sbornia di morte, choc, sofferenza, solitudine, fermo, si è capito che non si poteva restare a guardare a lungo, ma che era necessario rimboccarsi le maniche con ingegno, attenzione, misura, rispetto e che addirittura l’azzeramento di tutto avrebbe potuto anche essere un’opportunità.
L'enoturismo trascina la ristorazione
Enoturismo tra i più colpiti, come ripartire?Uno dei settori che ha colto questa chance è stato l’
enoturismo. Sembra assurdo dato che il mondo del turismo è stato tranciato dal Covid e che i momenti di viaggio, riunione, condivisione sono stati ridotti al lumicino. Eppure con le giuste cautele, con le migliori
strategie possibile, con un po’ di sana e lecita furbizia e con quell’inventiva che deve contraddistinguere gli imprenditori e gli imprenditori del
vino in particolare l’
enoturismo può vivere e uscire da questa bolla con qualche spunto per crescere.
A sostenerlo è
Massimo Corrado, presidente di Go Wine, associazione nata ad Alba nel 2001 che intende il vino non solo come prodotto di qualità ed espressione della cultura agro-alimentare di un paese, ma come prodotto che fa viaggiare, che muove le persone. Lui non si lascia prendere da facili
entusiasmi ma prova a fare una riflessione che punti al bicchiere mezzo pieno. «La premessa è che la situazione sanitaria viene prima di ogni altra cosa - esordisce - non c’è niente di più importante della tutela della
salute di tutti. Detto questo il mondo del vino ha pagato a caro prezzo la situazione soprattutto nella prima fase, poi ha fatto emergere le doti che contraddistinguono i professionisti che lavorano in questo mondo, ci si è dati da fare, reinventati, impegnati e i risultati si sono visti. Il
mercato ha ripreso a marciare grazie al dinamismo delle cantine e soprattutto grazie l’online si è tornati a lavorare con efficacia, in modo diverso da prima, ma con risultati».
L’enoturismo può dare una grossa mano a tutte le aziende del
settore: «La fiducia è che si
possa riprendere con le visite nelle cantine - prosegue - puntando sul fatto che l’enoturismo ha come principio lo stare all’aria aperta, nel
verde, dove i distanziamenti possono essere garantiti più facilmente. L’estate scorsa si sono registrati buoni risultati, speriamo si ripetano anche quest’anno».
Più turisti italiani che stranieriIl settore stava decollando proprio prima del
Covid, anzi per certi versi era già in volo, ma ora cosa succederà? Ci sono degli aspetti che si possono migliorare? «La speranza - risponde Corrado - è che nelle zone dove la situazione epidemiologica è tranquilla si possa avere un po’ più di coraggio con le aperture. Ripeto: la sicurezza di tutti è primaria, ma con la campagna
vaccinale in espansione e con le temperature che torneranno ad alzarsi le visite possono essere organizzate nel rispetto dei protocolli.
Quanto ai cambiamenti, si avrà l’occasione per rafforzare l’enoturismo dedicati ai turisti italiani che l’anno scorso hanno scoperto le visite in
cantina e
vigneti; non che prima fossero del tutto assenti, ma era una tipologia di viaggio scelta soprattutto dagli stranieri che ora sono meno per via delle restrizioni. Credo che da qui possa nascere anche un valore aggiunto sociale con i consumatori che entrano in contatto con le cantine, conoscono quello che
bevono e acquisiscono conoscenze culturali dai vignaioli».
Massimo Corrado
L'enoturuismo può trainare i ristorantiLa ripresa dell’enoturismo può essere anche un traino per la
ristorazione. «Questo - afferma Corrado - è un bel tema: se prima chi andava nei ristoranti poi scopriva anche le cantine, ora la tendenza potrebbe invertirsi con i
turisti che vanno alla scoperta delle cantine e poi, attraverso esse, scoprono anche i ristoranti».
Tutto però dipende da quello che il
Governo concederà nei vari Decreti che emetterà. Su questo aspetto Corrado ha le idee chiare per un certo verso, ma fatica a capire la strategia istituzionale dall’altro: «Ci sono dei segnali di una situazione che non va bene perché prosegue da un
anno - ha detto il presidente - mi ha colpito in particolare come è stata gestita e commentata l’introduzione della zona arancione il
venerdì spiazzando ristoratori che avevano programmato l’apertura dei locali nel weekend. Credo che bisogna entrare a fondo nel merito delle
decisioni, capire perché vengono prese, da chi e con quale obiettivo e trovare il responsabile. Penso a cosa potrebbe succedere se una gestione simile avvenisse in un’azienda privata…».
«Da giorni - prosegue - sento molti che si chiedono perché i
ristoranti possono aprire a
pranzo e non a cena ed è uno scetticismo più che lecito così come comprensibile è trovare ingiusto che nelle decisioni bar e ristoranti vengano accomunati quando hanno peculiarità molto diverse. In ultimo il Governo, un
Ministro, dovrebbero esigere che a parlare sia uno solo e non tutti come se fossero al bar e come sta accadendo dall’inizio altrimenti si perde la consapevolezza di quella che è la reale situazione».