L’Osservatorio di Uiv (Unione Italiana Vini) ha riportato i dati relativi ai consumatori di vino. Negli ultimi quindici anni il numero di chi beve saltuariamente vino è aumentato del 35%, cioè di 4,4 milioni. Allo stesso tempo, però, si è verificata una diminuzione del 22% dei consumi quotidiani. Ciò indica un consumo più responsabile di una bevanda che, in Italia, ha eccellenze invidiate in tutto il mondo. Secondo l’Uiv, quindi, oggi i consumatori di vino sono 29,4 milioni, equivalente al 55% della popolazione. A trainare questa percentuale sono le donne, con un aumento del 12% contro una diminuzione del 2% degli uomini.
Vino, cresce la cultura del bere consapevole
In Italia cresce la cultura del bere vino responsabilmente
A cambiare non sono soltanto i numeri dei consumatori, ma anche il loro approccio al bere. «I numeri - ha detto il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi - sintetizzano il rapporto responsabile degli italiani con il vino, oggi inteso più come elemento di socialità e di stile di vita che come alimento».
D’altronde, la cultura del bere consapevolmente è fondamentale perché porta benefici per tutti, dai consumatori alle aziende produttrici. Significa godersi un momento di gusto in compagnia di amici e familiari in un clima che vede la convivialità e la socialità come protagoniste. Bere consapevolmente significa prendersi cura di sé e degli altri, evitando gli eccessi e i comportamenti irresponsabilmente. Ma è anche godersi un momento di gusto, caratteri unici di una produzione che, in Italia, è ricca di eccellenza di cui sentire tutti gli odori e i sapori. Per questo è importante che le aziende educhino a questo tipo di comportamenti, promuovendo il piacere moderato del bere vino. È su queste basi che operano associazioni come Wine in Moderation.
In Irlanda, una legge che impone le etichette sanitarie sul vino
Se in Italia vince la cultura del bere vino consapevolmente, in altri paesi del mondo la situazione sembra essere diversa. È il caso dell’Irlanda, che ha recentemente convertito in legge il regolamento che prevede l’etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie. Nonostante alcuni studi, come quello della BMC Medical Education, abbiano rivelato che il vino sia un ottimo alleato della salute e contribuisca ad allungare la vita, la decisione del ministro della salute irlandese Stephen Donnelly è entrata in vigore. Con tutte le critiche del caso, perché si parla di un danno per l’Italia di circa 45 milioni di euro l’anno. Le cooperative agroalimentari hanno quindi presentato un esposto alla Commissione Ue per denunciare la violazione da parte dell’Irlanda del diritto europeo. Per il presidente di Coldiretti, Prandini, «è del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol».
Bere vino è un momento di socialità tra amici e familiari
I dati del consumo di vino in Italia
L’aumento negli ultimi 15 anni è minore quando si parla di consumatori quotidiani di vino (+4%, per un totale di 12 milioni), dove resiste solo la fascia over 65%. In calo invece le altre fasce: - 38% tra i 25 e i 34 anni, -48% tra i 35 e i 44 anni, -26% tra i 45 e i 54. In totale, secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv, lo scorso anno sono state aperte da parte dei consumatori quotidiani 461 milioni di bottiglie in meno rispetto al 2008. I consumatori saltuari, invece, hanno stappato un totale di 344 milioni di bottiglie.
Le tendenze degli altri alcolici in Italia
La stessa tendenza che Uiv ha rilevato per il vino non si riflette allargando il campo agli altri alcolici. Parlando di birra, infatti, sono cresciuti sia i consumatori quotidiani (con aumento del 19% nel corso degli ultimi quindici anni) che quelli occasionali (+30%). Aumentano anche gli aperitivi a base di alcool, con quasi 22 milioni di persone che ne consumano regolarmente (per un aumento del 41% dal 2008 ad oggi). Anche in questo caso, a trainare il settore sono le donne, con consumi fuori casa aumentati del 79%. Da sottolineare che gli aperitivi non sono più soltanto un fenomeno della generazione z o dei millennials, ma sono in forte ascesa anche per le fasce di età più adulte.