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Il Parlamento europeo boccia il Prosek. La soddisfazione degli italiani

Le menzioni tradizionali come il croato Prosek, non potrebbero avere Denominazioni di origine protetta, come le ha invece il Prosecco. Approvato anche l'obbligo di indicare sull'etichetta dei prodotti Dop e Igp il nome del produttore e, per i solo prodotti Igp, l'origine della materia prima principale e se proviene da altro Stato

20 aprile 2023 | 17:28
Approvato emendamento Anti-Prosek in ommisione Agricoltura al Parlamento Europeo
Approvato emendamento Anti-Prosek in ommisione Agricoltura al Parlamento Europeo

Il Parlamento europeo boccia il Prosek. La soddisfazione degli italiani

Le menzioni tradizionali come il croato Prosek, non potrebbero avere Denominazioni di origine protetta, come le ha invece il Prosecco. Approvato anche l'obbligo di indicare sull'etichetta dei prodotti Dop e Igp il nome del produttore e, per i solo prodotti Igp, l'origine della materia prima principale e se proviene da altro Stato

20 aprile 2023 | 17:28
 

Arriva una regola che potrebbe tutelare il prosecco italiano a livello europeo. Nella proposta di regolamento sulle indicazioni geografiche approvata dalla commissione Agricoltura del Parlamento europeo è stato inserito un emendamento che stabilisce che uno Stato membro non può registrare una menzione Ig con un termine che è già registrato in un altro Stato membro (anche se tradotto). Questa decisione, che smentisce la posizione della Commissione europea, risolverebbe il problema del caso Prosek alla radice: anche se si tratta di un vino liquoroso, non potrebbe ottenere l’indicazione geografica in quanto traduzione croata di “Prosecco”. 

Prosegue quindi la battaglia tricolore contro falsi e contraffazione delle eccellenze agroalimentari italiane. Nuovo passo avanti per la tutela dei prodotti Made in Italy: le menzioni tradizionali - espressioni usate per indicare che il prodotto reca una denominazione di origine protetta (DOP) o un'indicazione geografica protetta (IGP) dal diritto unionale o nazionale -, come Prosek, non possono evocare Denominazioni di origine protetta, come Prosecco, è uno degli aspetti chiariti dall'emendamento al nuovo regolamento sulle Dop e Igp approvato oggi all’unanimità con la Relazione dell’onorevole Paolo De Castro (Pd), il divieto interessa inoltre anche norme nazionali, come nel caso della controversia sull'aceto balsamico sloveno e cipriota.

Approvato emendamento Anti-Prosek in Commisione Agricoltura al Parlamento Europeo

Calici di Prosecco Dop

Ma non solo, gli europarlamentari hanno approvato anche l'obbligo di indicare sull'etichetta dei prodotti Dop e Igp il nome del produttore e, per i solo prodotti Igp, l'origine della materia prima principale, nel caso provenga da un paese differente rispetto allo Stato membro in cui è prodotta. Il testo è stato approvato con 46 voti favorevoli, ovvero all'unanimità. L’iter prevede poi che, nelle prossime settimane, il testo passerà in plenaria; quindi, gli eurodeputati saranno pronti a negoziare con il Consiglio Ue.

A pesare sui rischi legati ai prodotti dell’agroalimentare italiano, infatti, non sono solo i falsi ma anche le richieste di riconoscimento di denominazioni che evocano le eccellenze Made in Italy come nel caso del Prosek croato, un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia, contro la cui domanda di registrazione tra le menzioni tradizionale l’Italia ha fatto ricorso, in virtù del fatto danneggerebbe il Prosecco, la decisione di oggi un indirizzo significativo in attesa del pronunciamento definitivo sulla vertenza che oppone l’Italia alla Croazia da parte della Commissione.

L’importanza della tutela del Made in Italy agroalimentare

L'Italia in Europa vanta il maggior numero di prodotti "certificati", ma questo record è ogni giorno più a rischio. Con la riforma del sistema europeo delle denominazioni di origine, spiega Coldiretti, è in gioco il primato italiano nell’Unione Europea con 883 prodotti riconosciuti, tra alimentari e vini, che sviluppano un valore di 19,3 miliardi di euro con il contributo di oltre 86mila operatori. «Dalla difesa del sistema delle indicazioni geografiche europee dipende la lotta al falso Made in Italy alimentare che nel mondo vale oltre 120 miliardi di euro» afferma il presidente Ettore Prandini nel sottolineare che «Il contrasto alle imitazioni aiuta la crescita di un sistema che oltre all’impatto economico ed occupazionale rappresenta un patrimonio culturale ed ambientale del Paese» sottolinea Prandini.

Norme anche per produttori e associazioni di produttori

Come anticipato, l'emendamento agisce su più fronti, la proposta di regolamento va anche a normare le associazioni di produttori e le associazioni di produttori riconosciute, grazie a - evidenzia Confagricoltura - misure introdotte per semplificare le procedure di gestione delle Ig, con tempistiche per la registrazione e la modifica dei disciplinari più snelle rispetto alle attuali, che oggi richiedono oltre i 12 mesi. Altro aspetto positivo: il mantenimento del ruolo dell’EUIPO - Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale -, agenzia che gestisce i marchi Ue a cui sono attribuiti solo compiti amministrativi nella gestione delle richieste. Anche il carattere volontario degli impegni di sostenibilità, che possono essere inclusi nel disciplinare di produzione o in un documento a parte, e la maggiore protezione su internet, per esempio sui siti di e-commerce sono aspetti estremamente positivi per la tutela dei prodotti fatti in italia e certificati; mentre in ambito vitivinicolo sono riportati nella regolamentazione le norme che regolano la protezione, l'omonimia, la relazione con i marchi e gli impegni di sostenibilità restano dunque specifiche per il vino, contrariamente a quanto inizialmente proposto dalla Commissione.

L'aumento del "potere" dei consorzi piace a Stefano Zanette, presidente del Consorzio di tutela della DOC Prosecco, che guarda con fiducia al proseguo dell'iter: «Spero questo faciliti il percorso di approvazione definitiva della riforma, iniziativa che fino a ieri vedeva tanti, troppi distinguo mentre oggi, stando ai lanci stampa, sembrano essere tutti rientrati», commenta Zanette che aggiunge: «Devo ammettere che, una volta tanto, il nostro paese si è saputo muovere sostanzialmente compatto nel cogliere i molti vantaggi introdotti da questa riforma che dopo l’approvazione da parte della plenaria del Parlamento Europeo dovrà essere discussa in sede di “trilogo”, tavolo al quale ci aspettiamo giunga forte e chiaro, attraverso il Consiglio, l’orientamento favorevole del nostro governo», conclude Zanette.

Il Parlamento europeo boccia il Prosek. La soddisfazione degli italiani

Prandini e Zanette

Le nostre eccellenze enogastronomiche uniche di nome, oltre che di fatto

«Le nostre eccellenze enogastronomiche saranno finalmente uniche di nome, oltre che di fatto» commenta così l'importante risultato Gian Marco Centinaio (Lega), vicepresidente del Senato. «Di fatto, per la qualità, la tradizione e il legame con il territorio che le contraddistinguono. Quando la riforma sarà finalmente definitiva, il Prosek croato o l’aceto balsamico sloveno o cipriota non potranno più creare confusione nei consumatori».

Il Parlamento europeo boccia il Prosek. La soddisfazione degli italiani

Centinaio e Carloni

La strada però non è ancora terminata: «Ci auguriamo che l’unanimità che abbiamo visto oggi nella Commissione Agricoltura del Parlamento europeo possa trasmettersi anche alla Plenaria, così da dare un segnale politico forte alla Commissione europea, che ancora non ha detto una parola definitiva contro i prodotti ‘italian sounding’ e, soprattutto, continua a intraprendere battaglie insensate nei confronti del "Made in Italy"», spiega il responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega, alle cui parole si affiancano quelle di Mirco Carloni, presidente della Commissione agricoltura alla Camera: «Bene l’approvazione dell’emendamento anti-Prosek. La simile denominazione avrebbe potuto danneggiare la nostra produzione – sottolinea - L’unanimità espressa dagli eurodeputati ha dimostrato l’interesse generale degli Stati membri a voler difendere la qualità dei prodotti agricoli», conclude Carloni.

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