L'Italia non si divide e viaggia con un obiettivo preciso: evitare che le etichette allarmistiche (o salutistiche, dipende dai punti di vista) finiscano sulle bottiglie di vino. Una situazione che potrebbe nuocere a uno dei business più importanti del Bel Paese in tutto il mondo, come confermato in più riprese dagli addetti ai lavori, in particolare dal ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Le regioni italiane, infatti, faranno fronte comune anche in Unione Europea: la delegazione al Comitato europeo delle Regioni (Cdr) - rappresentata dai presidenti Marsilio (Abruzzo), Giani (Toscana), Cirio (Piemonte) e Zaia (Veneto) - ha chiesto in modo formale un dibattito sul tema ai lavori della prossima sessione plenaria che si terrà a Bruxelles il 24 ed il 25 maggio.
Regioni italiane unite contro l'etichettatura allarmistica sul vino
Una linea comune per contrastare l'etichettatura
Le Regioni dello Stivale hanno concordato all'unanimità una linea comune per fronteggiare la possibile introduzione da parte dell'Irlanda di un'etichettatura che definisca tutte le bevande alcoliche come cancerogene, di cui anche il vino. «Siamo pronti a portare avanti, in ogni sede, nuove iniziative per modificare questo approccio a livello europeo - hanno dichiarato i rappresentanti regionali e locali italiani. Crediamo fermamente che la possibile introduzione di norme tecniche e restrizioni commerciali da parte del governo irlandese non siano proporzionate e soprattutto siano contrarie al diritto dell'Unione Europea».
Il premier irlandese Leo Varadkar
Ma non è tutto perché la misura «potrebbe compromettere il buon funzionamento del mercato unico europeo, duplicando così i costi per i produttori di vino, di cui il 99% di essi sono piccole e microimprese, che sarebbero incapaci di far fronte a sistemi di etichettatura diversi in ogni singolo Paese membro e dunque resterebbero esclusi da quello d'Oltremanica».
Tajani promotore di una missiva a Bruxelles
Per queste ragioni, dunque, le regioni italiane sono pronte ad «alzare una barriera come stanno facendo molti governi europei, in primis quello italiano, con il ministro Tajani che si è fatto promotore di una missiva molto chiara indirizzata alla Commissione di Bruxelles firmata da più di un terzo degli Stati europei» ha sottolineato il presidente del Piemonte, Alberto Cirio. «Abbiamo già una squadra molto forte che in questa fase percorrerà vie politiche, poi ci sono anche quelle giudiziarie (come la Corte di Giustizia europea)». C'è tempo fino al 6 maggio.