L’Irlanda va avanti imperterrita. Il Paese ha, infatti, notificato all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) le norme tecniche sull'etichettatura "salutista" (o allarmistica) degli alcolici, compreso il vino (sia prodotti localmente o importati). E questo, pertanto, potrebbe costituire una barriera tecnica al commercio. Da ora ci sono 90 giorni per la presentazione delle opposizioni. Tra gli oppositori, in prima fila Italia, ma anche Francia, Spagna, Portogallo, Danimarca, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. E mentre il ministro dell'agricoltura Francesco Lollobrigida lavora a una coalizione per fare pressione sulla Commissione Europea, pronta a dare battaglia la Coldiretti che sottolinea come il blitz irlandese sulle etichette allarmistiche sul vino va fermato per difendere un prodotto simbolo del nostro Paese che è anche il principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato e dà lavoro dal campo alla tavola a 1,3 milioni di persone. Pensiero condiviso anche dal vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio (Lega) che invita l’Italia ad opporsi all’Wto.
L’Irlanda procede con l’etichetta “salutista” del vino
Italia contraria
Dopo aver incassato l’autorizzazione Ue, il Governo di Dublino vuole, ora il via libera dal Wto per adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze terroristiche, che non tengono conto delle quantità, come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. Un provvedimento preso nonostante i pareri contrari di Italia. Francia e Spagna e altri sei Stati Ue, che considerano la misura una barriera al mercato interno, e l’annuncio della stessa Commissione di possibili iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici.
A rischio l’export di vino italiano
Viene realizzato all’estero più della metà del fatturato del vino italiano per un totale di 8 miliardi nel 2022 che potrebbero essere messi a rischio dal diffondersi di ingiustificati allarmi in etichetta mirati a contenere i consumi di un prodotto presente sulle tavole da migliaia di anni e che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea.
Tutelare la salute ma non “fare di tutta l’erba un fascio”
«È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità a più bassa gradazione come il vino che è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol» afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che «il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate».
Ettore Prandini
Centinaio: L’Italia si opponga al Wto
Stesso parere per il vicepresidente del Senato, Centinaio: «L’Irlanda ha fatto il suo passo, ora tocca a noi. Dopo che il governo di Dublino ha presentato all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) le sue etichette allarmistiche, i Paesi che hanno già dichiarato la propria contrarietà devono fare fronte comune e presentare formale opposizione in quella sede entro i tre mesi previsti. A guidare questa coalizione non può che essere l’Italia. Dispiace dover constatare che ancora una volta l’Europa non si sia dimostrata capace di difendere i propri prodotti di qualità e perfino il libero mercato interno, che l’Irlanda per sua stessa ammissione violerebbe con queste etichette. Non possiamo accettare questa concorrenza sleale nei confronti dei nostri produttori di vino, sarebbe un precedente molto preoccupante. Di fronte all’ignavia del silenzio-assenso di Bruxelles, non rimane che proseguire la nostra battaglia anche su altri tavoli, senza abbandonare comunque quello europeo».
Gian Marco Centinaio