Fatture false e contabilità farlocca per bistecche a buon mercato. Questi i reati contestati dalla Guardia di Finanza di Pescara a un'azienda specializzata nella produzione e nella macellazione delle carni operante nel Pescarese. L'indagine, denominata "Mi-Steak", ha portato al sequestro di oltre 3 milioni di euro da parte dei militari.
Immagine estrapolata dal video della Gdf di Pescara
Vendeva carne a buon mercato, ma non pagava le tasse: blitz della Finanza in azienda
I militari del Gruppo della Guardia di Finanza del capoluogo adriatico, su disposizione dell'Autorità Giudiziaria locale, hanno quindi ora posto i sigilli all’ingente bottino, di oltre 3 milioni di euro, illegalmente accumulato negli ultimi anni da una compagine societaria operante nel pescarese.
Come informano dal Comando provinciale, «il recupero del patrimonio illecito è il frutto di attività di verifica fiscale, nonché di indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura della Repubblica di Pescara».
L’impianto accusatorio è stato quindi avallato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale che ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del “maltolto” cui è stata data esecuzione accedendo alle disponibilità finanziarie (conti correnti, titoli e polizze assicurative) dei 6 soggetti responsabili della maxi-evasione di complessivi 7 milioni di euro.
Un complicato raggiro
I finanzieri hanno così posto fine a un articolato meccanismo fraudolento. Avrebbe infatti permesso per anni agli incriminati di risparmiare sul pagamento delle imposte e di commercializzare prodotti della macellazione a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato, alterando le ordinarie regole della concorrenza a discapito degli operatori onesti.
I responsabili del sistema illecito (amministratori di fatto e di diritto, un prestanome e un commercialista), fanno sapere dalla Guardia di finanza, erano già avvezzi alla commissione di reati tributari come quelli contestati (previsti e puniti dagli articoli 2, 3, 4 e 5 del decreto legislativo 74/2000).
Due militari della Gdf di Pescara
Ingegnoso, infatti, il meccanismo escogitato per frodare il fisco ed essere più competitivi sulla piazza. Inizialmente, il metodo adottato era il più classico dei sistemi evasivi: utilizzo di fatture false create ad hoc da una “bad company”, riconducibile alla stessa compagine, una vera e propria cartiera che fatturava fittiziamente alla società operativa del gruppo la vendita di migliaia di capi di bestiame e automezzi di trasporto commerciali, in realtà del tutto inesistenti.
Nel tempo, le tecniche fraudolente si sono via via affinate ed evolute grazie alla “consulenza” di un commercialista compiacente, colluso con il sodalizio criminale, che ha ideato un impianto contabile alterato, incentrato su un doppio livello di artifici.
In una prima fase, nel sistema contabile venivano registrati fittiziamente acquisti maggiori di quelli reali per generare un falso credito Iva da adoperare poi per abbattere l’imposta da versare; successivamente, per meglio dissimulare la frode, veniva posto in essere un ulteriore artifizio consistente nel contabilizzare falsi finanziamenti soci per importi corrispondenti all’indebito credito Iva, in modo da far quadrare, ma solo formalmente, il bilancio d’esercizio.
«Una frode fiscale 2.0», concludono dalle Fiamme Gialle, «incentrata su un sistema illecito reso sempre più articolato e complesso per ostacolarne l’accertamento, ma che l’acume investigativo dei finanzieri ha comunque disvelato e sgominato. L’operazione “Mi-Steak” rappresenta, dunque, un evidente esempio sul territorio della provincia di Pescara, dell’efficacia dell’azione a tutela delle entrate erariali e del corretto funzionamento del mercato, assicurata dalla polizia economico-finanziaria, fino al recupero effettivo dei patrimoni illecitamente accumulati, restituiti alla collettività».