La data del 15 ottobre non segna solo l’introduzione dell’obbligo di green pass per i lavoratori ma anche il ritorno dei dipendenti della Pubblica Amministrazione al lavoro in presenza in ufficio. Una situazione che, secondo Coldiretti, genera un aumento di incassi pari al +30% per bar e ristoranti; soprattutto quelli dei centri urbani e in prossimità dei centri direzionali. Una buona notizia che rischia, però, di adombrarsi a causa delle tensioni negli hub logistici italiani con possibili ripercussioni sull’export Made in Italy.
Con la pausa pranzo della Pubblica Amministrazione, ristoranti e bar puntano ad aumentare del 30% gli incassi
3,2 milioni di dipendenti pubblici tornano al lavoro ... e in pausa pranzo
Secondo la Coldiretti, con la fine dello smart working nella PA è attesa una rivitalizzazione delle città. Nei mesi scorsi, infatti, il lavoro da remoto aveva coinvolto 3,2 milioni di dipendenti pubblici distribuiti in 30mila amministrazioni che ora tornano a lavorare in presenza (stante una quota del 15% di lavoro da remoto destinato a rimanere a livello nazionale). Questo si traduce in un recupero per quei locali che facevano della pausa pranzo il loro core business. D’altronde, per mangiare fuori casa gli italiani destinano 1/3 dei consumi totali. Con la pandemia, il lockdown e le limitazioni (compreso lo smart working) la ristorazione ha perso il 48% di fatturato. E ora è tempo di recuperare. Anche grazie all’introduzione del green pass che, dal 15 ottobre, coinvolge non solo i clienti ma anche i dipendenti di tutta la filiera: 360mila locali, 70mila industrie alimentari e 740muila aziende agricole che impiegano quattro milioni di posti di lavoro.
Rischio contraccolpi sull'export agroalimentare Made in Italy
Tuttavia, a una notizia positiva per la filiera agroalimentare ne corrisponde anche una possibilmente negativa. Le manifestazioni che si stanno verificando in diversi hub logistici italiani e il caos trasporti rischia di impattare negativamente sulle prestazioni dell’export Made in Italy rallentando una crescita che, secondo la Coldiretti, a fine 2021 dovrebbe raggiungere il +12,1% rispetto all’anno precedente. A pesare sono i contraccolpi delle manifestazioni (quanto dureranno ancora non si sa) sul gap logistico italiano rispetto ai competitor esteri che già crea un ammanco di 13 miliardi al nostro Paese. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 €/km, più alto di nazioni come la Francia (1.08 €/km) e la Germania (1.04 €/ km), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est: in Lettonia il costo dell’autotrasporto è di 0,60 €/km, in Romania 0.64 €/km; in Lituania 0,65 €/km, in Polonia 0.70 €/km secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga.