Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dettato la linea: «Green pass e vaccino obbligatori». Ma quando? Una data ancora non c’è, ma le prime indicazioni potrebbero emergere dalla cabina di regia annunciata da Draghi e attesa per la prossima settimana. In quella sede, il Governo dovrà fare il punto sulle modalità di estensione della certificazione verde e dare maggiori chiarimenti sull’obbligatorietà vaccinale (che per ora tocca “solo” personale scolastico, medico e trasporti). Su quest’ultimo punto, però, ci sono da superare alcuni scogli: politici (le tensioni con la Lega), legislativi (l’introduzione di una legge ad hoc) e sanitari (l’atteso parere dell’Agenzia europea del farmaco sull’utilizzo non emergenziale e condizionato del vaccino come già ha fatto l’Fda negli Usa). E i tempi rischiano di allungarsi all'inverno.
Obbligo vaccinale e green pass per lavorare in sicurezza
L'andamento opposto di Governo e Lega verso l'obbligo di green pass e vaccinazione
A livello politico, la questione deve tenere conto di due andamenti opposti. Il primo è quello del Governo che, tramite il ministro alla Salute Roberto Speranza e il ministro alla Pubblica amministrazione Renato Brunetta, si è già detto pronto a estendere l’obbligo del green pass ai dipendenti della pubblica amministrazione. Prima finestra temporale utile: ottobre. Il secondo è l’atteggiamento della Lega di Matteo Salvini, partner della maggioranza, protagonista di un voto contrario al green pass alla ripresa dei lavori della Commissione chiamata a trasformare in legge il decreto emanato dal Governo il 6 agosto. «La Lega era e rimane contro obblighi, multe e discriminazioni», ha tagliato corto Salvini subito dopo la conferenza di Draghi.
Tempi lunghi per l'obbligo vaccinale? Intanto via alla terza dose
Una posizione che rischia di rallentare il processo legislativo necessario all’introduzione dell’obbligo vaccinale: «Abbiamo votato, siamo in minoranza e va bene così. Quel che mi fa uscire dai gangheri è quando le posizioni vengono assunte senza che nemmeno di facciano votare», ha ribadito Claudio Borghi, protagonista del vosto contrario in Commissione. Nel processo di conversione in legge del decreto potrebbero essere introdotte alcune novità, ma poi si dovrà passare attraverso il confronto con le parti sociali. Nei giorni scorsi, lo scontro fra il presidente di Confindustria Carlo Bonomi e le sigle sindacali (con il primo che accusa di «irresponsabilità» i secondi che chiedono a gran voce una legge chiara per la certificazione verde sul posto di lavoro) ha fatto presagire il tenore della discussione che rischia di allungare i tempi con il rischio che la legge diventi uno dei pacchi da scartare sotto l'albero di Natale.
Un percorso a ostacoli la cui meta, tuttavia, è già stata messa in chiaro: «Io e il ministro Roberto Speranza ne stiamo parlando da tempo. E posso dirvi che l’orientamento è per un sì, il green pass verrà esteso. La questione è a chi, non se», ha affermato Draghi. Posizione ribadita anche per la questione della terza dose di vaccino. Su quest’ultimo punto, maggiori chiarezze le ha date Speranza: «Si inizierà a fine settembre. Si partirà dai soggetti fragili e tale indicazione è arrivata anche dall’Ema e il Cts ha già espresso la sua opinione (favorevole, ndr) in tal senso».
Le categorie che potrebbero beneficiarne: in primis, l'Horeca
Come affermato da Draghi, la vaccinazione e il green pass sono gli strumenti necessari per garantire una ripresa economica. La priorità, insomma, è mettere in sicurezza i lavoratori. E i primi che potrebbero beneficiarne, come più volte sostenuto da Italia a Tavola sulla scorta delle proposte avanzate da Fipe e Confcommercio, potrebbero essere i lavoratori dell’Horeca. L’estensione del green pass e della vaccinazione a camerieri, baristi, maitre, addetti alle pulizie, cuochi e quant’altro permetterebbe di raggiungere un doppio risultato: da un lato, trasformare questi luoghi in delle vere e proprie bolle covid-free; dall’altro, ricostruire quel clima di fiducia e reciprocità fra esercenti, lavoratori e clienti (obbligati a presentare la certifcazione verde per cenare all'interno di un ristorante, per esempio) essenziale per il buon esito del business dell’accoglienza. Detto diversamente, con le parole utilizzate dal ministro Speranza durante la conferenza stampa, «i vaccini sono lo strumento essenziale per gestire questa stagione».
Discorso analogo all'Horeca si potrebbe fare anche per le palestre e le piscine, i cinema e i teatri, le sale gioco, ecc. Tutti luoghi in cui, al di là del rispetto dei protocolli, è facile che si creino assembramenti spontanei (si pensi alle file per i biglietti oppure per l'utilizzo degli spogliatoi). Vaccinare il personale che ci lavora metterebbe al sicuro colleghi e clienti (anche questi, come per i ristoranti, obbligati a presentare il green pass per accedere ai servizi erogati). Tema che potrebbe essere utilizzato anche per introdurre l'obbligo di green pass e di vaccino anche sui luoghi di lavoro privati. Negli Usa molte aziende si sono già mosse in questo senso. In Italia i casi non mancano (anche per ovviare al problema generato dalle mense aziendali). Ma solo una legge ad hoc potrà mettere fine agli alibi di chi ancora non vuole sottoporsi al vaccino.
Horeca aprirpista della vaccinazione? Una sicurezza per clienti e operatori
L'edipediomologo Carlo La Vecchia: «Green pass facilmente applicabile, per l'obbligo vaccinale meglio attendere»
Insomma, si preannuncio un autunno ricco di novità in tema di sicurezza sanitaria. «Il green pass è, di fatto, facilmente applicabile e ha già un forte consenso. La legge 71 sul rischio biologico in questo senso mi pare una buona base per mettere in sicurezza diverse categorie di lavoratori. Non solo quelli a contatto con il pubblico ma anche chi sta in fabbrica, in officina. Tutti devono essere protetti», spiega l’epidemiologo e professore ordinario dell’Università Statale di Milano, Carlo La Vecchia contattato da Italia a Tavola. Ma come gestire l’obbligo vaccinale? «Dal punto di vista medico non è una questione urgente. Non è che se lo introducessimo domani saremmo in grado di vaccinare in un sol colpo i 10-12 milioni di italiani che ancora mancano all’appello per raggiungere la copertura totale. Ci vorrebbero comunque un paio di mesi. Un lasso di tempo nel quale, inoltre, c’è da prevedere il richiamo per il personale medico-ospedaliero e i soggetti fragili», afferma La Vecchia. Meglio attendere, quindi. «Il generale Figliuolo ha fissato fine settembre come termine per raggiungere l’immunità di gregge. Se aggiungiamo anche le terze dosi che partiranno da quella data allora il bilancio si farà fra ottobre e novembre: se il gap sarà ancora elevato, allora ha senso introdurre l’obbligo vaccinale; anche da un punto di vista medico», conclude La Vecchia.
Una posizione condivisa da diversi colleghi. «Sono d'accordo con la scelta del premier Draghi e del Governo di partire con la terza dose di vaccini anti-Covid e sull'obbligo vaccinale come prospettiva possibile», ha affermato Matteo Bassetti, direttore del reparto Malattie infettive del San Martino di Genova. «L’obbligo vaccinale è necessario perché è una convenienza, un’opportunità, vista l’efficacia dimostrata e la quota bassa di eventi avversi», ha detto Fabrizio Pregliasco, virologo e docente dell’Unimi. «È una logica conclusione relativamente a una serie di considerazioni che si possono fare oggi l'epidemia sta continuando; la campagna vaccinale negli ultimi giorni ha subito un forte rallentamento, e anche l'Oms ci ha richiamato come Ue», ha spiegato Massimo Andreoni, direttore della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Smit). «Se Draghi avrà la possibilità e la capacità di imporre l'obbligo vaccinale contro il Covid salirà ulteriormente nella mia stima. Non ci si diverte ad imporre l'obbligo, ma di fronte ad una situazione che ci vede costantemente impegnati nella lotta al virus diventa un elemento difficilmente eludibile», ha sintetizzato Massimo Galli primario del Sacco di Milano.