Altro giro, altre restrizioni. Purtroppo la morsa del Covid continua a stringere. E nel mezzo ci sono i ristoratori. Con l’Italia di nuovo mezza rossa e arancione (solo la Sardegna è bianca) costringe i gestori a lavorare solo con l’asporto e il delivery e a sperare nei sostegni del Decreto.
In questo contesto Metro Italia e Apci-Associazione Professionale Cuochi Italiani esprimono la propria preoccupazione per le nuove misure restrittive e scendono in campo per fare in modo che al settore vengano riconosciuti dei ruoli chiave, non solo come motore dell’economia del Paese ma anche come strumento alla lotta al Covid, di fatto prevenendo gli assembramenti.
Metro Italia e Apci preoccupati per i ristoratoriServono risposte concrete e aiutiDopo un anno di sacrifici e di impegno dei ristoratori per mettere a
norma i propri locali, ora è, infatti, forte l’esigenza di risposte risolutive. Sussiste la necessità di porre l’attenzione sulle
conseguenze di queste chiusure che non solo mettono a rischio la stessa sopravvivenza delle singole imprese ma avranno in un futuro prossimo un pericoloso effetto domino sull’intera
filiera agroalimentare.
Metro: delivery e take away non bastano«In qualità di partner dei professionisti della
ristorazione e
dell’ospitalità, noi di Metro Italia vogliamo sensibilizzare le istituzioni sul grave ulteriore impatto che queste misure avranno sul comparto - dichiara
Tanya Kopps, amministratore delegato Metro Italia - In questi mesi così duri, la nostra azienda ha supportato i professionisti della ristorazione a sviluppare modalità di
business alternative, come asporto e food delivery. Questo però, da solo, non è sufficiente per la sostenibilità del mercato dei
consumi fuori casa. Crediamo pertanto che, nel rispetto di tutte le misure di sicurezza necessarie, almeno nelle zone gialle, il servizio al tavolo nei giorni feriali debba essere garantito, in quanto anche servizio di pubblica utilità».
Apci: No a ulteriori penalizzazioni«Lavoriamo da sempre con tutti gli attori della
filiera - commenta
Sonia Re, direttore generale di Apci - per creare un circolo virtuoso per i nostri associati e per l’intero comparto
Horeca. Questi dodici mesi sono stati molto faticosi e hanno visto cuochi e ristoratori adeguarsi alle varie soluzioni proposte, cercando sempre di trovare soluzioni in tutela della clientela. Questo percorso di cambiamento e di rinnovamento non va assolutamente penalizzato, ma anzi va sostenuto e supportato. Per chi ha lavorato con serietà in questi mesi non ci vogliono ulteriori
penalizzazioni».
Fipe: Subito indennizzi adeguati«L’ulteriore stretta per combattere la diffusione del
contagio rappresenta un duro colpo a un comparto martoriato come pochi altri dalla tremenda crisi che sembra non finire mai. - aggiunge
Matteo Musacci, vicepresidente di Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi - Di fatto, l’assenza di regioni gialle ci impedisce di lavorare se non attraverso
asporto e
delivery, che tuttavia non potranno compensare le spaventose perdite di fatturato che ancora una volta dovremo registrare. Ci auguriamo, almeno, che a fronte dell’ennesimo sacrificio che ci viene richiesto si inizi a ragionare in maniera concreta su
indennizzi adeguati e tempestivi e sulle modalità di riapertura che, prima o poi, dovrà arrivare».
Le richieste alle istituzioniMetro Italia e Apci, infatti, ritengono fondamentale che le istituzioni:
- Riconoscano il ruolo di servizio pubblico che la ristorazione svolge per i lavoratori (pause pranzo, break dal lavoro, ecc), almeno nei giorni feriali, nelle zone gialle dove i contagi sono meno pressanti;
- Massimizzino i controlli necessari perché non si verifichino assembramenti all’aperto, dove i ristoratori non hanno potere di intervenire;
- Attribuiscano alla ristorazione il corretto valore economico e sociale in quanto anello cruciale di tutta la filiera agroalimentare nazionale, comparto fondamentale per la sostenibilità del sistema Paese ed espressione del Made in Italy.