I comprensori sciistici delle Alpi hanno retto l'urto. La stagione invernale finora è stata buona e per forza di cose migliore della precedente, quando gli impianti erano stati costretti a rimanere chiusi per via del Covid. Hanno però dovuto affrontare la "tempesta perfetta", con una combinazione di tre fattori negativi. Anzitutto l'emergenza pandemica, con regole antiCovid diverse rispetto agli altri paesi europei (come quella legata alla validità del Green pass, per fortuna poi corretta). Poi ci sono stati il caro bollette e l'inflazione che hanno cominciato a mordere dalla fine dell'anno, e, da ultimo, l'esplosione del conflitto tra Russia Ucraina, che ha creato paure e timori, specialmente per chi avrebbe dovuto prendere un aereo per raggiungere l'italia. In particolare dagli Stati Uniti e dai Paesi asiatici.
A salvare la stagione quest'anno sono stati allora i turisti italiani che hanno "riscoperto" la montagna. Sono tornati nelle seconde case, o hanno preso stanze d'albergo; sta di fatto che il loro numero ha permesso di compensare il buco provocato dalla penuria di turisti stranieri.
Tra l'altro, alcuni comprensori non si sono nemmeno trovati ad affrontare il caro bollette, perché per tempo avevano firmato dei contratti a lungo termine che hanno garantito loro il prezzo bloccato, quantomeno fino alla prossima estate. È ancora presto per un bilancio definitivo, ma per ora sulle Alpi si può sorridere.
La stagione sui monti salvata dagli italiani
Per Michele Bertolini, direttore del Consorzio Pontedilegno-Tonale in Lombardia, l'inziale incertezza che si respirava all'inizio dell'anno è stata in larga parte dissipata quando il Governo ha chiarito che anche in Italia il Green pass valeva nove mesi. Inizialmente, anche per incentivare la gente ad andare a vaccinarsi, il Governo aveva stabilito che la durata della Carta verde sarebbe stata di sei mesi, ma poi ha cambiato idea e ci si è uniformati agli altri Paesi europei. «Per fortuna la correzione di rotta è stata repentina - ha spiegato Bertolini - Altrimenti gli stranieri non sarebbero venuti in Italia e avrebbero scelto altre località dell'arco alpino». Bertolini ora guarda alla fine della stagione con ottimismo. «Purtroppo, come era comprensibile, stiamo ricevendo disdette da parte dei turisti cechi e polacchi, a causa del conflitto tra Russia e Ucraina - ha spiegato. Ma per fortuna, c'è stato un grande ritorno alla montagna da parte degli italiani. Il nostro fatturato è comunque inferiore del 30% rispetto al periodo preCovid, ma se mi avessero detto mesi fa che avremmo avuto una stagione come questa sicuramente ci avrei messo la firma».
Michele Bertolini
Sulle Dolomiti finora è stata una buona annata
La stagione invernale sulle Dolomiti finora è andata bene, come ha confermato Marco Pappalardo, al servizio del comprensorio Dolomiti Superski. «Abbiamo avuto un'ottima stagione natalizia ed è andato molto bene anche il Carnevale - ha spiegato - La carenza dei turisti stranieri si è fatta sentire, ma tutta la filiera ha comunque stretto i denti e si è tirata indietro le maniche. Ci si è dovuti abituare a un comprensibile cambio di abitudini, con prenotazioni o cancellazioni dell'ultimo minuto, ma si è dovuto fare di necessità virtù. In ogni modo, il bilancio è stato positivo».
C'è anche chi è tornato ai livelli preCovid
Sui monti della Valle d'Aosta e del Piemonte, la stagione probabilmente sta andando anche meglio di tre anni fa, ovvero prima che iniziasse l'emergenza pandemica. «Abbiamo ancora un mese prima di Pasqua, ovvero la fine della stagione - ha spiegato Ferruccio Fournier presidente dell'Avif, l'Associazione valdostana impianti a fune - Finora gli accessi sono risultati in linea con quelli che avevamo prima del Covid e forse a livello di fatturato abbiamo ottenuto anche qualcosa in più di prima. L'affluenza è stata buona, grazie alla presenza di tanti italiani che hanno scelto i nostri monti e le nostre valli per passare le vacanze invernali. A livello di alberghi e infrastrutture, la situazione è stata differente in base alle località. A Gressoney, per esempio, ci sono più case secondarie e meno alberghi, così come a Pila e lì il bilancio è stato sicuramente positivo rispetto alle località con più alberghi. Il caro energia ha fatto aumentare la benzina, ma non ha frenato la voglia di andare in vacanza degli italiani. Da parte nostra siamo anche stati fortunati perché avevamo stilato i contratti energetici per tempo e ora il prezzo delle bollette resterà bloccato per un po' nella speranza che la situazione economica migliori».
Ferruccio Fournier, presidente Avif Valle D'Aosta