La pandemia ha colpito gli operatori del settore del turismo enogastronomico, chiamati a ripensarsi alla luce delle nuove abitudini quotidiane e delle difficoltà economiche. Gli italiani non hanno perso il desiderio di viaggiare per scoprire e conoscere il cibo, i vini, le birre del territorio, anche se lo fanno in modo diverso, rispetto al passato. I trend evidenziati negli anni precedenti rimangono attuali nel nuovo scenario, ma diventa più urgente far fronte alle sfide emerse. È quanto emerge dallo studio "2020 State of the food travel industry report", pubblicato dalla World Food Travel Association, che restituisce un quadro aggiornato dell'industria del turismo enogastronomico, evidenziandone gli aspetti positivi e le criticità, così come le opportunità di crescita e le sfide future.
L'enoturismo è pronto a nuove sfide
Il turismo enogastronomico ha oggi grande importanza, non solo per chi viaggia, ma anche per la destinazione stessa. La quasi totalità degli esperti intervistati concorda nel ritenere questo segmento nelle sue molteplici declinazioni (dai ristoranti gourmet allo street food, dagli eventi alle visite ai luoghi di produzione) in costante crescita negli anni successivi. In un primo periodo certamente a un ritmo inferiore rispetto al passato, con le destinazioni di prossimità che vedranno gli incrementi maggiori.
È importante, quindi, cogliere il momento per supportare
la crescita del settore promuovendo l’innalzamento della qualità dei servizi offerti. Attraverso
corsi di formazione e aggiornamento degli operatori, così come azioni di sensibilizzazione verso la popolazione locale. Il viaggio enogastronomico inizia, infatti, da casa. Quanto più il turista è consapevole del patrimonio enogastronomico del luogo in cui vive, tanto più sarà propenso a ricercare esperienze a tema nel corso dei propri viaggi. E la stessa partecipazione lo indurrà a ricercare nuove informazioni, creando un nuovo desiderio di scoperta.
La sostenibilità acquisirà un ruolo sempre più determinante nelle scelte dei turisti, in particolare fra i più giovani. Le aziende del settore dovranno prestare sempre più attenzione a questo elemento e comunicarlo al pubblico in modo chiaro, mentre le destinazioni saranno chiamate ad attivare processi finalizzati ad avvicinare produttori, ristoratori, operatori del turismo e consumatori, accorciando così la filiera agroalimentare.C’è e ci sarà, quindi, spazio per
offrire proposte nuove che, rispettando la sicurezza dei turisti, vadano ad integrare il cibo e il vino con le arti visive, la musica, gli spettacoli, le attività a contatto con la natura ed il territorio. E valorizzino al contempo i paesaggi enogastronomici, fra cui vigenti e uliveti, luoghi di grande fascino dove poter organizzare degustazioni, attività sportive quali trekking, Nordic Walking, Mountain Bike.
Ma
lo scenario presenta numerose sfide, alle quali destinazioni e operatori sono chiamate a dare una risposta pronta ed efficace. Si pensi, anzitutto, alle difficoltà elle piccole e medie imprese a mantenersi competitive sul mercato, alla possibile saturazione dell’offerta e alla globalizzazione delle esperienze turistiche.
Roberta Garibaldi
Come affrontare, allora, le sfide che si stanno affacciando?
Sarà sempre più necessario trovare un equilibrio tra la globalizzazione e il localismo, fornendo esperienze genuine e autentiche, che si basano sulle risorse locali, per soddisfare le esigenze dei viaggiatori contemporanei, e stimolando i processi di preservazione e valorizzazione dell'enogastronomia della destinazione. Inoltre, il ruolo dell'industria del turismo enogastronomico deve essere comunicato in modo adeguato a residenti e stakeholders, mettendo in rilievo non solo i benefici economici, ma soprattutto quelli sociali ed educativi che questo segmento è in grado di fornire alle destinazioni.
Lo studio è stato redatto da
Roberta Garibaldi, membro del Board of Directors e ambasciatore per l'Italia dell'Associazione, insieme ad
Erik Wolf, direttore esecutivo della World Food Travel Association, Matthew J. Stone, docente presso la California State University-Chico, Steven Migacz, docente alla Roosevelt University di Chicago, e Nate Stein, procuratore e ricercatore. Ben 55 esperti di turismo enogastronomico di 33 Paesi sono stati chiamati a esprimere la propria opinione attraverso il metodo Delphi.