Ora che bar e ristoranti dovranno chiudere dalle 18, si cominciano a valutare i nuovi danni, pari, secondo la Fipe a 2,7 miliardi di euro. Secondo la federazione i «ripetuti annunci di chiusure anticipate hanno già prodotto la desertificazione dei locali e, indipendentemente dalle novità sugli orari effettivi di apertura, le restrizioni devono essere accompagnate dai provvedimenti di ristoro economico». Per Conte si sono già degli aiuti per «tutti coloro che verranno penalizzati da queste nuove norme. I ristori arriveranno direttamente sui conti correnti dei diretti interessati con bonifico bancario attraverso l’Agenzia delle Entrate». «Sarà offerta una nuova indennità mensile, una tantum, agli stagionali del turismo, spettacolo, lavoratori intermittenti dello sport», ha aggiunto il premier. C’è la conferma della cassa integrazione, un’ulteriore mensilità del reddito di emergenza e misure di sostegno alla filiera agroalimentare. «Ci sarà il credito di imposta per affitti commerciali di ottobre e novembre, e la sospensione della seconda rata Imu». E soprattutto, come ha garantito il Ministro Gualtieri, ci sarà un «aumento degli importi versati nei mesi scorsi, per tenere conto delle perdite subite nel periodo».
In attesa delle nuove norme che saranno pubblicate martedì sulla Gazzetta Ufficiale, sul sito dell’Agenzia delle entrate c’è già una guida operativa per i contributi a fondo perduto che sono stati erogati alle imprese a maggio per fronteggiare la prima ondata della pandemia. Il premier ha spiegato che si userà questo schema dimostratosi utile durante la prima fase. Probabilmente ci sarà, speriamo presto, una circolare esplicativa delle Entrate. Quel che si sa è che il contributo a fondo perduto potrà essere richiesto da soggetti titolari di partita Iva che esercitano attività d’impresa o di lavoro autonomo, come lo sono i gestori di bar e ristoranti. Il primo requisito era il conseguimento, nell’anno 2019, di un ammontare di ricavi o compensi non superiore a 5 milioni di euro. La Fipe ha chiesto che non ci sia un limite. Per ottenere l’erogazione del contributo a fondo perduto era necessario almeno uno di questi requisiti:
1) ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019 (stavolta si parametrerà il calcolo sui mesi di ottobre e novembre 2019).
2) L’inizio dell’attività a partire dal 1° gennaio 2019.
L’ammontare del contributo a fondo perduto a maggio è stato determinato applicando una diversa percentuale alla differenza tra l’importo del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 e l’analogo importo del mese di aprile 2019. Le percentuali previste erano le seguenti:
1) 20%, se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 sono inferiori o pari a 400.000 euro
2) 15%, se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano i 400.000 euro ma non l’importo di 1.000.000 di euro
3) 10%, se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano 1.000.000 di euro ma non l’importo di 5.000.000 euro.
4) Il contributo è comunque riconosciuto per un importo non inferiore a 1.000 euro per le persone fisiche e a 2.000 euro per i soggetti diversi dalle persone fisiche.
È su queste percentuali che si pensa agirà ora il Governo per dare bonus più consistenti.