Lo scorso anno, i focolai Covid nelle discoteche della Costa Smeralda non si sono propagati per la solo imprudenza degli avventori, ma anche di quella dei gestori. A dirlo è la procura di Tempio Pausania che, dopo 10 mesi di inchieste, si prepara a rinviare a giudizio alcuni dei locali più famosi della destinazione sarda per epidemia e lesioni colpose. Al centro del mirino: Billionaire, Phi Beach e Country Club. Il tutto mentre al Governo tiene banco il tema della riapertura delle discoteche (forse dal 10 luglio con il green pass obbligatorio?) e la Sardegna - dopo aver eliminato gli screening all’ingresso sull’isola - si prepara a vivere un’estate da tutto esaurito; che visto quanto successo lo scorso anno non fa ben sperare in termini epidemiologici.
Per i fatti dell'estate del 2020 in Costa Smeralda è atteso il rinvio a giudizio per tre locali
Da Ferragosto 2020 a oggi, il risultato delle inchieste
Intanto,
si prepara la battaglia legale che, verosimilmente, andrà in scena a luglio inoltrato dopo che gli avvocati dei locali indagati avranno inviato le proprie memorie difensive e le richieste di audizione dei gestori.
Il tutto mentre, in modo parallelo, è già arrivata in sede giudiziaria il procedimento che vede coinvolto Flavio Briatore (patron del Billionaire) per aver diffamato il sindaco di Arzachena nel corso di una polemica proprio sul tema della sicurezza dei locali da ballo avvenuta nel 2020.
Alla vigilia di Ferragosto dello scorso anno, infatti,
proprio al Billionaire è divampato un focolaio che ha colpito in totale 58 persone. Cosa simile negli altri due locali citati.
Come mai? Diversi video delle sarete circolate in rete
hanno dato la risposta: piste affollate, clienti e camerieri senza mascherina, ecc. Insomma, niente di vicino a quanto affermato dai gestori: «Tutto in regola, abbiamo osservato ogni precauzione». Episodi che hanno mandato all’aria l’appeal di una destinazione considerata Covid-free.
In Sardegna stop allo screening all'arrivo
Scene simili rischiano di ripetersi anche quest’anno. Sebbene vaccini e protocolli siano le grandi novità rispetto alla scorsa stagione,
la Sardegna rimane un territorio sensibile in vista dell’esodo estivo. Dopo aver raggiunto, prima in Italia, la zona bianca a febbraio, l’isola è tornata nel vortice della pandemia
nonostante l’attività di screening messa in atto dal governatore Christian Solinas che obbligava le persone a sottoporsi a test all’arrivo in porti e aeroporti oppure a dimostrare il proprio stato di immunizzazione con un certificato o ancora ad autoisolarsi per 10 giorni nel caso in cui avessero deciso di non sottoporsi ad alcun test entro le 48 ore successive allo sbarco.
Misure non rinnovate a partire dalla metà di giugno.
Il picco di 10mila arrivi turistici al giorno fra rischi e opportunità
Motivo? Da un lato, l'avanzamento della campagna vaccinale e il rallentamento della pandemia (la Sardegna è in zona bianca dall'1 giugno sebbene ora sia sotto attenzione da parte delle autorità per due focolai ad Aritzo vicino Nuoro e a Trinità d'Agultu vicino Sassari); dall'altro, l'imminente avvio dei picchi della stagione estiva. Ma anche
la difficoltà di effettuare i controlli necessari visto il progressivo aumento degli arrivi sull'isola. Fra qualche giorno
gli aeroporti di Cagliari, Alghero e Olbia apriranno la stagione dei collegamenti con l’estero, con oltre 130 voli giornalieri da e per destinazioni internazionali. Gli affitti delle seconde case sono schizzati anche del 30%.
Per un trend di 10mila arrivi al giorno con proiezioni in crescita a livelli pre-Covid. Insomma, tutto sembra concorrere perché
se ci dovesse essere mai un innesco di qualche nuova fase di epidemia, la Sardegna (agli ultimi posti della classifica nazionale per vaccini somministrati alla popolazione residente) potrebbe essere la prima candidata.
Variante Delta, 15 casi sull'isola
Fra i possibili focolai citati, è quello di Sassari a preoccupare maggiormente dal momento che,
in 15 casi sospetti è stata confermata la presenza della variante Delta. «Il laboratorio di Microbiologia e virologia diretto da Salvatore Rubino, per questo motivo, aveva deciso di sottoporli a sequenziamento per una loro identificazione: 14 sono legate a un unico cluster mentre una è riferita a un paziente arrivato dall'estero», si legge in una nota dell'azienda ospedaliera universitaria (Aou) della città sarda.