Nonostante l'intervento del Governo sul caro bollette, l'effetto valanga sulla spesa a tavola non sembra essere disinnescato. Anzi, rischia di appesantire i costi di produzione della filiera agroalimentare che già deve fare i conti con i rincari delle materie prime utilizzate per gli imballaggi e le confezioni oltre all'aumento dei costi della benzina. Situazioni che rischiano di trasformarsi in ritocchi all'insù per i consumatori finali.
L'aumento delle bollette energetiche rischiano di appesantire i prezzi al consumo nell'agroalimentare
L'impatto sulla catena di produzione del cibo
A mettere tutti in guardia è la Coldiretti: «I rincari energetici si trasferiscono sui costi di produzione nella catena del cibo come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Il risultato è che, ad esempio, quando si acquista una passata al supermercato si paga più per la confezione che per il pomodoro contenuto», si legge in una nota.
Contro il caro carburanti la soluzione è il biometano
A questi costi, come detto, ci sono da aggiungere i rialzi dei carburanti che rischiano di innescare una tempesta perfetta per le tasche degli italiani. Soprattutto se si considera che l'Italia è un mercato in cui l'85% delle merci viaggia su gomma e i costi legati alla logistica richiano di incidere fino al 30-35% sul prezzo dei prodotti freschi. Soluzioni? Secondo Coldiretti una potrebbe essere il ricorso al biometano, settore nel quale l'agricoltura italiana è all'avanguardia. «Il Pnrr rappresenta in questo senso un'opportunità per il pieno sviluppo del potenziale offerto con l'obiettivo di arrivare alla produzione del 10% di gas rinnovabile nella rete del gas nazionale», conclude Coldiretti.
L'intervento del Governo
Un progetto di medio-lungo respiro che tuttavia deve tener conto della realtà: per le bollette di luce e gas scatteranno da venerdì 1 ottobre i previsti aumenti per il quarto trimestre che, secondo i dati Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), saranno rispettivamente del +29,8% e del +14,4%. Percentuali ben inferiori al 30-45% precedentemente annunciato. Il merito della riduzione va all'intervento del Governo che il 24 settembre, per decreto, è intervenuto sulla materia abbassando l'Iva e i costi di gestione per gli utenti del gas naturale, nonché eliminando gli oneri di sistema nelle bollette di circa 6 milioni di microimprese. Il tutto per una spesa pari a tre miliardi di euro.
Per bar e ristoranti rischio aumenti di circa 240 euro al mese
Per i pubblici esercizi rischio di aumenti fino a 240 euro al mese
Per i pubblici esercizi, la preoccupazione era già scattata ad agosto quando il rincaro delle bollette era aumentato tra il 22 e il 24% rispetto all’agosto 2020. Aumenti che avrebbero rischiato di pesare gravemente sulle finanze di attività non ancora del tutto uscite dalla crisi post-pandemia. Facendo due calcoli, infatti, senza l'intervento del Governo un locale che consuma 100mila kwatt l’anno avrebbe potuto trovarsi a dover spendere 36mila euro ogni dodici mesi, rispetto ai 28mila di media. Vuol dire un appesantimento di circa 800 euro al mese per ogni mese. Questa cifra di riferimento l’abbiamo utilizzata a titolo esemplificativo, è sopra la media nazionale, ma i rincari si noteranno comunque. Mediamente si stima infatti che i consumi in bar e ristoranti si attestano attorno ai 30mila kwatt annui; ne consegue che la spesa sarebbe di circa 12mila euro e l’aumento mensile di oltre 240 euro. Cifre significative, soprattutto in un periodo di ripartenza, dove ogni minimo incasso e ogni minima spesa hanno un peso specifico superiore perché c’è da mettere una serie di pezze a buchi di bilancio che si sono generati tra il 2020 e il 2021.