Per molti è un’abitudine, una pratica consolidata, per altri una novità, per tutti, oggi, una necessità. Stiamo parlando dell’asporto. Perché tra zone rosse, lockdown e coprifuoco, il take away, insieme al delivery, è l’unica possibilità di guadagno per ristoratori con le mani legate e le serrande abbassate. Persino i cuochi stellati si sono cimentati in questa partica, inventando, già nel precedente lockdown menu a doc.
Per molti ristoratori la domanda dell'asporto è troppo esigua
Di certo l’asporto non salva la situazione, anzi per molti ristoratori rappresenta un
costo in più, al momento impossibile da sostenere. Ed è meglio
chiudere sino a data da destinarsi.
Un'opportunità nelle garndi città, ma i piccoli comuni?Se poi pensiamo che, si fa presto a parlare di take away, così come di delivery, nelle
grandi città, dove questo tipo di consumo ormai è
prassi quotidiana. Ma se guardiamo ai
piccoli comuni di
Provincia dove al massimo le persone ordinano una pizza ogni tanto, la forbice si stringe e in sostanza offrire
l’asporto, se va bene, è una
possibilità per il
10% dei
pubblici esercizi in tutta Italia.
Per molti l’asporto sono solo spese, meglio chiudere«Per molti ristoratori l’asporto ha un valore vicino a
zero – afferma senza mezze misure
Alfredo Zini, socio del ristoratore Al Tronco di Milano e presidente del Club Imprese Storiche di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza - Sono più le
spese e quindi si decide di non aprire nemmeno. La
domanda è
esigua, questa situazione equivale a un
lockdown completo».
Riaprire in futuro? Come con bollette, tasse e rate?E se l’asporto non serve nemmeno da tappabuchi nel presente, figuriamoci pensare al futuro: «Non possiamo permetterci una visione futura, ci sono troppe
incertezze – continua Zini – Oggi vivo alla giornata con l’80% in meno degli
incassi. Poi tra qualche mese potrò mai ripartire con appuntamento fisso delle
bollette delle
tasse delle
rate? Molto difficile anche con i
ristori».
Alfredo Zini
La gente non capisce se può uscire: ecco il paradosso dell’asportoMa per tornare alla questione asporto sì, asporto no, per Zini serve anche una migliore
comunicazione «su chi apre e chi no, chi può uscire e chi no… Siamo davanti al
paradosso che i ristoranti offrono l’asporto. Ma alla
gente, giustamente spaventata e confusa viene detto di non uscire di casa per andarci. I ristoratori comprendono la situazione sanitaria e i motivi delle serrate.
Meglio sarebbe, dicono, chiudere per il tempo necessario e congelare ogni costo fisso per tutto il periodo».Rolfi, Lombardia: Sospendiamo le ZtlPer cominciare un passo avanti sul tema dell’asporto potrebbe essere la
sospensione delle zone a traffico limitato (
Ztl). A proporlo l’assessore all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi di Regione
Lombardia,
Fabio Rolfi: «In tutta la Lombardia bisognerebbe sospendere le Ztl, partendo dalle grandi città come Brescia che non hanno ancora provveduto a farlo, per favorire il servizio di asporto e la vendita diretta di ristoranti ed esercizi commerciali».
Fabio Rolfi
In fumo un 1 miliardo di euro al mese«In Lombardia - ricorda Rolfi - abbiamo oltre
50mila ristoranti,
bar e
pizzerie che danno lavoro a decine di migliaia di persone. La chiusura di questi esercizi, imposta dal Dpcm del Governo e dall’ordinanza del ministero della Salute, porta nella nostra regione un danno economico da
1 miliardo di euro al mese. Per questo è necessario
favorire le poche
possibilità che hanno di vendere i loro prodotti, in attesa delle promesse di risarcimento dei Decreti ristoro. Bisogna
aiutarli nel loro lavoro, semplificando e agevolando, nel pieno rispetto delle misure adottate. Le Ztl in queste condizioni – rincara Rolfi - oggi sono incomprensibili, una vessazione inutile per categorie che sono già in seria difficoltà».
In mezzo tutta la filiera agro-alimentare«A tutto questo va aggiunto che la chiusura di bar e ristoranti porta gravi danni a tutta la
filiera agroalimentare. Per questo semplificare le regole e gli spostamenti a chi vuole legittimamente acquistare cibo da asporto può essere una opportunità per tutti: produttori, trasformatori e consumatori» conclude Rolfi.