Oggi è l’attesissimo giorno in cui il Consiglio dei ministri (Cdm) si siede al tavolo per discutere dell’obbligo vaccinale. Tema bollente che si apre a diverse ipotesi: sarà obbligo vaccinale per tutti i lavoratori? Obbligo solo per alcune categorie? Sarà obbligo vaccinale per tutti? Sarà obbligo vaccinale solo per gli over 60? Comunque vada, il Premier Draghi pensa ad un giro di vite per calmare l’impennata di contagi e per bar, ristoranti e alberghi si profila un altro scossone mica da ridere.
Non si parla di chiusure, e questo è un solido punto di partenza che non va mai dato per scontato, ma non è tutta rose e fiori la situazione all’orizzonte. Perché se obbligo vaccinale per i lavoratori sarà (che sia generale o solo per alcuni poco cambia, perché sembra chiaro che per il mondo dell’Horeca la strada sia segnata) si creerà probabilmente un’ulteriore spaccatura tra i colossi del settore e le micro-preziosissime imprese che hanno portato l’Italia al vertice mondiale.
I piccoli rischiano di restare senza personale
Il rischio è di uccidere il "modello italiano" di bar e ristoranti
Perché? Perché introdurre l’obbligo significherebbe dover attendere che tutti i lavoratori si mettano in regola, lasciando magari dei buchi in organici già ridotti da due anni di grandi sofferenze. Ma significherebbe dover fare i conti - eventualmente - anche con buchi strutturali se alcuni dipendenti non volessero saperne di vaccinarsi. A sorridere, appunto, sarebbero ancora le multinazionali, le catene, i giganti, che fanno della quantità la loro forza, a discapito della qualità e del made in Italy.
Misure snelle per sostituire il personale non in regola
Cosa fare per scongiurare la situazione? Il presidente della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe), Lino Stoppani ha chiesto «maggiori deroghe e concessioni sui contratti a termine così come sul lavoro straordinario per evitare fughe di competenze, personale, lavoro» e quindi meno reddito. La premessa, tuttavia, è che l’obbligo vaccinale per i lavoratori sia la strada giusta, condivisa dalle associazioni di categoria. Ma, serve qualche aggiustamento.
Lino Stoppani
Lo conferma anche Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti: «Ci sono già molte persone positive o in quarantena - ha spiegato a La Stampa - e organizzare il lavoro in queste condizioni, o prevedere sostituzioni non è cosa semplice». Confesercenti auspica misure snelle per procedere con le sostituzioni, soprattutto nel mondo alberghiero dove la novità del super green pass per i clienti entrerà in vigore il 10 gennaio e rappresenta una grande rivoluzione (per bar e ristoranti è così già dal 6 dicembre).
Le restrizioni dal 10 gennaio...
A proposito del 10 gennaio, è da quel giorno che scatteranno le misure restrittive in più rispetto a quelle oggi in vigore. Il super green pass sarà necessario anche per gli impianti di risalita (aperti e chiusi), ma anche per consumare al bancone di un pubblico esercizio oppure all’aperto e per accedere sui mezzi di trasporto, anche locali. Si riduce la capienza degli stadi al 50%, anche se il Cdm di oggi potrebbe addirittura prevedere la chiusura totale. Mascherine FFP2 che tornano in auge e saranno obbligatorie per gli spettacoli che si svolgono all’aperto e al chiuso, ma anche sui mezzi di trasporto. Proprio per favorire l’utilizzo è stato raggiunto l’accordo per venderle al prezzo calmierato di 0,75 centesimi.
... e quelle sul tavolo del Consiglio dei ministri
Il Cdm di oggi avrà probabilmente ripercussioni su bar e ristoranti anche in un altro senso. In relazione all’obbligo vaccinale per i lavoratori, si parla delle regole per lo smart working che negli ultimi mesi era finito nel dimenticatoio ma che oggi torna di moda. La spinta verso la modalità di lavoro da casa, come si è visto dall’inizio della pandemia, penalizza i pubblici esercizi perché toglie molti italiani dalle strade e molti lavoratori dai pranzi di lavoro o dal caffè prima di entrare in ufficio.
Meno grave, ma comunque da tenere in considerazione, anche l’ipotesi dell’obbligo vaccinale degli over 60. Al momento, i soggetti che hanno già ricevuto anche la terza dose sono il 54% nella fascia 60-69 anni; 63,63% nella fascia 70-79 e il 73,64% tra gli over 80. Introdurre l’obbligo convincerebbe gli scettici a ricevere le dosi e quindi a poter accedere in bar e ristoranti senza problemi? Gli imprenditori, ovviamente, sperano.