Stop anche all’asporto dopo le 18? Via alla protesta. Neanche il tempo di prendere forma che l’ipotesi avanzata dal Governo per il prossimo Dpcm ha fatto infuriare i baristi. Al di là del vociferare contrario - e come potrebbe essere altrimenti - in tutta Italia ora si è già passati alle manifestazioni di protesta in piazza. Trento e Bari sono state le prime ad organizzarsi.
La protesta di Trento (fonte: Ansa)
L'ipotesi: niente asporto dopo le 18Piccolo passo per chiarire lo scenario: il principio che ispirerà le nuove misure sarà quello di andare verso una
zona gialla rinforzata. Sarebbe dunque vietato l'asporto di cibi e bevande dai
bar dopo le 18 per evitare gli aperitivi improvvisati in strada. La certezza è che saranno confermati i weekend arancioni anche nelle regioni gialle (come accaduto questo sabato e domenica) con la libertà di muoversi all'interno del proprio comune e della propria regione:
negozi aperti, ma bar e ristoranti chiusi. Resterebbe il coprifuoco alle 22, ma verrebbe introdotta la zona bianca in cui l'unica restrizione consisterà nel portare la mascherina e mantenere le distanze. Inoltre stop anche agli spostamenti tra regioni gialle (servirà un decreto ad hoc per confermare questo divieto alla
mobilità).
A Trento 250 imprenditori in PrefetturaCome detto, a Trento non si perso tempo. I
grembiuli bianchi di esercenti e ristoratori sono stati chiamati a raccolta da Fipe-Confcommercio (col supporto di Fiepet - Confesercenti e Associazione dei pubblici esercizi del Trentino) e hanno protestato in 250 al parcheggio ex Zuffo con le loro auto; si sono poi mossi in corteo fino al Commissariato del
Governo, dove dopo un breve momento di confronto con il prefetto
Sandro Lombardi. Questi ha incontrato all'esterno dell'edificio i manifestanti che hanno consegnato simbolicamente i loro grembiuli in segno di protesta per la situazione di stallo creatasi, con orari ristretti e penalizzanti, obblighi e divieti.
«La nostra categoria conta in Trentino 3.500 aziende, che con responsabilità e investimenti hanno affrontato la pandemia cercando di rendere sicuri il più possibile i nostri luoghi», dice
Marco Fontanari, presidente provinciale Fipe. «Ad oggi dopo tante promesse di riapertura e tanti sacrifici il momento di ripartire non è ancora arrivato. Per noi diventa veramente difficile andare avanti se non ci viene permesso il lavoro quotidiano. A fronte dell'impossibilità di lavorare ci aspettiamo che lo Stato ci aiuti, qualcosa è arrivato ma non in maniera sufficiente e nei tempi necessari per dare dignità di vita a imprenditori e lavoratori. Vogliamo riaprire, per dignità ma anche per un sacrosanto diritto sancito dalla
Costituzione, che è quello del
lavoro».
Il Commissario del Governo Sandro Lombardi ha detto: «Il vostro documento e la mia relazione verranno inviati già in mattinata ai
ministeri competenti affinché venga fatto un focus sulla situazione della vostra categoria, che è penalizzata al massimo. Chiedo di stringere i denti, è il momento della compattezza e dell'unità, cerchiamo di affrontare i mesi che verranno insieme, con
determinazione e orgoglio».
La protesta di Bari (fonte: Ansa)
Anche a Bari chiesto un incontro con il PrefettoDa Trento a Bari dove è stata imbandita una tavola con piatti, bicchieri e posate al centro di piazza della Libertà, davanti al palazzo della Prefettura, per chiedere «risposte e ristori immediati». «
Cominciamo oggi un presidio a oltranza in un luogo simbolico che abbiamo scelto come punto di incontro», spiega
Gianni Del Mastro, storico portavoce degli esercenti.
«Chiediamo di essere ascoltati, di essere ricevuti dalla prefetta perché si faccia portavoce con il Governo della nostra disperazione. Dicembre è stato un mese terribile e se non arrivano aiuti a gennaio la metà delle nostre attività chiuderà e fallirà». Davanti alla tavola apparecchiata hanno posizionato uno striscione con la scritta: “Se falliamo noi, fallite voi. La ristorazione va tutelata”. Per i prossimi giorni annunciano presidi a oltranza e uno sciopero della fame.