Potrebbe essere una soluzione alla carenza del personale che continua ad affliggere ristoranti, bar e hotel. In particolar modo per incentivare i lavoratori (soprattutto giovani) che non vogliono lavorare nei weekend e nei giorni festivi. La ministra del Turismo Daniela Santanchè ha proposto, infatti, di attuare una misura di decontribuzione per i lavoratori dei pubblici esercizi e della ristorazione impegnati nel settore turistico e che prestano servizio la domenica, i festivi e durante le ore notturne. In pratica, dopo il taglio (temporaneo) del cuneo fiscale, il governo starebbe studiando nuove misure per lasciare un po' più di soldi in tasca ai lavoratori del turismo. Non una cosa da poco, dunque: secondo la Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, insieme appunto al taglio del cuneo fiscale e alle misure legate ai rinnovi contrattuali - alle quali il Governo sta già lavorando - questo provvedimento darebbe, infatti, un importante impulso all’occupazione e consentirebbe agli addetti del comparto di percepire un salario più alto, senza gravare sulle casse delle imprese. La Fipe ora si augura che «la misura, inizialmente provvisoria, possa diventare strutturale per assicurare al nostro Paese un turismo di qualità e per destagionalizzare un settore che, come sottolineato anche dal Ministro, è in grado di garantire lavoro 12 mesi l’anno grazie al patrimonio paesaggistico, culturale e culinario del nostro Paese».
La ministra del Turismo Daniela Santanchè e il presidente di Fipe-Confcommercio Lino Enrico Stoppani
Santanchè: Pagare di più chi lavora di notte e nei weekend in ristoranti e alberghi
Sappiamo, infatti, che la carenza di personale rappresenta ad oggi uno dei problemi più grandi di ristoranti e hotel. Sono, infatti, sempre meno i giovani che vogliono fare il cuoco, il cameriere o lavorare negli alberghi perché, spesso, questi lavori coincido con turni massacranti e mal pagati e zero tempo libero. Tempo libero, che post Covid, ha assunto sempre più importanza. Tutto ciò, in numeri, si traduce in 50mila posti vacanti solo quest’anno, come ricorda la stessa Santanchè. Come fare? Per il Governo e le associazioni il problema va affrontato da più angolazioni insistendo su formazione, politiche del lavoro, motivazione. Ma per prima cosa, cercare di risolvere la questione degli stipendi troppo bassi.
Perché, come ha, giustamente fatto presente Confindustria alberghi «non potendo modificare la natura dell’attività, è necessario ricorrere a interventi correttivi mirati a valorizzare quella componente del lavoro con una detassazione o decontribuzione mirate sulle maggiorazioni per il lavoro festivo e notturno». D’accordo la ministra Santanchè per la quale «lavorare negli hotel e nei ristoranti deve diventare più appetibile, devono essere più alti i compensi per chi è impegnato di notte o nei festivi. Non possiamo però mettere in difficoltà le imprese, la strada è quella della detassazione».
Taglio delle tasse: la priorità del governo Meloni
Richiesta recepita anche della premier Giorgia Meloni che, in collegamento con il Festival dell'economia di Trento, ha ribadito che «il taglio delle tasse sul lavoro deve essere la priorità».
Duque, ora quali saranno le future mosse del governo Meloni? Come detto, la prima sfida del Governo è quella di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale, la seconda di allargarlo ulteriormente. Ma, soprattutto, l’obiettivo del Governo è quello sì di aumentare gli stipendi dei lavoratori, ma fare in modo che non siano le imprese a pagare questi aumenti. Per questo Giorgia Meloni ha scelto la via della detassazione e della decontribuzione, iniziando dal taglio temporaneo del cuneo fiscale. Poi c’è l’Irpef e il taglio degli scaglioni, misura che però secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) andrebbe a determinare «effetti redistributivi che penalizzano i soggetti con redditi medi e favoriscono quelli con redditi più elevati a meno di rinunciare a una elevata quota di gettito».
La flat tax e le preoccupazioni dell’Europa
Il riassetto degli scaglioni Irpef è, però, solo uno dei due capisaldi della riforma fiscale in cantiere, l’altro è la flat tax, la tassa piatta. Ma su questa Commissione Ue è preoccupata e nelle raccomandazioni all’Italia ha sottolineato che «l’estensione del regime forfettario ai lavoratori autonomi desta preoccupazioni circa l’equità e l’efficienza del sistema tributario» e che «anche l’introduzione di un nuovo regime forfettario sugli aumenti salariali per il 2023 ha aumentato la complessità» del sistema fiscale italiano. Per l’Europa, l’Italia deve andare avanti con la riforma fiscale ma quest’ultima deve «preservare la progressività del sistema tributario e a migliorarne l’equità, in particolare razionalizzando e riducendo le agevolazioni fiscali», con un occhio sempre al debito.