Il mondo della ristorazione, in vista dell'arrivo dell'estate, pronta a far registrare un record a livello turistico, è letteralmente in ginocchio. In Italia, infatti, bar, ristoranti e hotel sono alla ricerca di quasi 50mila stagionali ma il mercato del lavoro è costretto a fare i conti con questa carenza di personale a causa di stipendi poco competitivi per l'elevata pressione fiscale che da anni ormai perseguita il nostro paese. «La situazione delle imprese della ristorazione è drammatica e rischia di trasformarsi in una bomba sociale, se non verranno adottati strumenti in grado di ridurre la pressione fiscale» è il grido di allarme lanciato da Francesco Sanapo, fondatore di Ditta Artigianale e pluripremiato campione baristi e assaggiatori di caffè, che pone l’attenzione sulle gravi difficoltà che stanno investendo il settore.
Francesco Sanapo
Ristorazione e ospitalità, il simbolo del made in Italy nel mondo
La ristorazione e l’ospitalità sono eccellenze da proteggere, perché rappresentano un simbolo del made in Italy e sono i due settori trainanti dell'Italia e per Sanapo è assurdo pensare che «possano sostenere gli stessi costi del lavoro di altri settori. Per svolgere la nostra attività serve tanta mano d’opera, molta più di quella che occorre ad altre aziende, a parità di fatturato. Ecco perché i costi del lavoro di chi opera nel settore della ristorazione arrivano ad essere anche quattro volte superiori rispetto agli altri».
Sanapo arriva dritto al punto portando sotto i riflettori un esempio lampante: «Conosco aziende che fatturano un milione di euro con cinque collaboratori, per i quali spendono circa 180mila euro. Per ottenere lo stesso fatturato un’impresa della ristorazione necessita invece di quasi 20 addetti, quattro volte tanto, per un conto che può sfiorare i 700mila euro. È evidente, quindi, che servono interventi da parte del Governo, per far sì che il sistema non arrivi al collasso».
Carenza di personale, qual è la soluzione? Per Sanapo sono gli stipendi
E se si vogliono trovare delle soluzioni, prosegue il fondatore di Ditta Artigianale, «dobbiamo necessariamente partire dagli stipendi. Un operatore del settore deve percepire il giusto compenso, che gli permetta di mantenere la famiglia e sé stesso, anche nei casi dei ragazzi più giovani che lavorano in città come Firenze, Venezia o Milano, dove il costo della vita è molto alto. Oggi molte aziende come la mia stanno pagando netti superiori ai lavoratori, per contrastare la crisi del mercato del lavoro. Personalmente sono contento di farlo, ma quello che garantisco ai miei collaboratori arriva a costare più del doppio alla mia azienda».
Manca il personale in Italia: servono soluzioni concrete e immediate
Sanapo, infine, conclude con un messaggio di speranza: «Eppure, sarei felicissimo di mantenere invariati questi costi, a patto però che questo si traduca in uno stipendio più alto per i miei ragazzi e quindi ad una minor tassazione del costo del lavoro. Questo renderebbe tutti un po’ più ricchi ed invoglierebbe più persone a lavorare nel nostro settore. Per un’azienda come Ditta Artigianale non c’è futuro senza persone e sarà impossibile continuare a fare impresa se gli organi competenti non prenderanno misure idonee a contrastare questo fenomeno. Servono soluzioni concrete e immediate, altrimenti anno dopo anno saranno sempre di più le aziende che chiuderanno definitivamente».