La vera pizza napoletana, anche negli Usa si può fare con ingrendienti di qualità e vendendola a soli 5 dollari. Parola di Roberto Caporuscio, primo pizzaiolo italiano a portare la vera pizza napoletana in America, oggi presidente dell'Associazione Pizzaiuoli Napoletani in America. Ancor prima della polemica innescata da Flavio Briatore sul costo della pizza di qualità ha puntato sul binomio prezzi popolari e materie prime eccellenti; infatti, nel suo menù ha inserito tre pizze a 5 dollari. «Il mio obiettivo è continuare a far apprezzare, agli americani e agli italiani in viaggio in America, la vera pizza napoletana a prezzi contenuti, mantenendo inalterata la qualità», ha dichiarato il pizzaiolo.
Roberto Caporuscio
La vera pizza napoletana negli Usa si può vendere a cinque dollari
Caporuscio, nel 1999, è stato il primo pizzaiolo italiano a portare la vera pizza napoletana in America.
Cresciuto a sud di Roma, a Pontinia, Caporuscio ha sviluppato le sue abilità culinarie producendo e vendendo formaggio; poi ha iniziato il suo percorso nel mondo della pizza, andando a studiare a Napoli dai più talentuosi maestri pizzaioli per imparare il mestiere e carpirne i segreti. La voglia di essere imprenditore di sé stesso e di esportare la pizza napoletana negli States lo spingono ad aprire due pizzerie di successo a Pittsburgh e nel New Jersey.
Poi arriva a New York City dove, nel 2009, inaugura Kesté Pizza & Vino in Bleecker Street (poi spostatasi a 66 Gold St): un successo cui segue, nel 2012, Don Antonio a Midtown e che poi si estende a tutto il territorio americano, con Kestè Pizza Go, innovativo servizio di delivery.
Caporuscio negli Usa ha puntato sul binomio prezzi popolari e materie prime eccellenti; infatti, nel suo menù ha inserito tre pizze a 5 dollari. «Oggi, purtroppo, dopo il Covid, gli effetti economici della guerra in Ucraina si fanno sentire ovunque e i costi per realizzare una pizza napoletana a regola d’arte sono lievitati di circa il 30%, oltre alla difficoltà nel reperimento dei vini italiani più prestigiosi. Ma il mio obiettivo con Kestè è continuare a far apprezzare - agli americani e agli italiani in viaggio in America - la vera pizza napoletana a prezzi contenuti, mantenendo inalterata la qualità», sottolinea Roberto Caporuscio, ambasciatore della pizza napoletana negli Stati Uniti.
Caporuscio, per la sua pizza napoletana, ha da sempre scelto materie prime di qualità, rigorosamente importate dall’Italia, come i pomodori di Salerno, il prosciutto di Parma, il Tartufo Urbani, la Mortadella Bologna, la Finocchiona IGP, la mozzarella di bufala di Caserta, l'olio extra vergine siciliano, il Parmigiano Reggiano e molte altre eccellenze italiane. Ma nel suo menu ha inserito anche una pizza realizzata con farina senza glutine, molto apprezzata anche dai millennials, tanto che rappresenta il 28% del fatturato delle sue pizzerie.
Americani conquistati dalla pizza
Nel frattempo l’America è diventata la patria della pizza. Non il Paese inventore, ma quello con il maggior numero di pizzerie al mondo: oltre 90 mila.
Secondo una ricerca statistica condotta da BoldData, l’Italia, il Paese che invece ha inventato la pizza moderna, è al secondo posto con oltre 42mila pizzerie. Ne ha invece poco più di 30mila il Brasile, al terzo posto. Lo Stato americano con più pizzerie è la California, seguito da New York, metropoli che, con 7.190 ristoranti, ha alimentato il mito del cibo italiano nel quartiere di Little Italy, oggi meta turistica tra le più gettonate della Big Apple.
All’inizio del 2021 gli Stati Uniti avrebbero dovuto raggiungere il numero di 100.000 pizzerie, ma il Covid ha bloccato una crescita ininterrotta da 5 anni. Gli americani adorano la pizza e, quando è veramente made in Italy, fatta dalle sapienti mani di chi conosce tecnica ed ingredienti, i più attenti iniziano a riconoscerlo e ad apprezzarlo.