No al dumping contrattuale (la smisurata proliferazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro, che spesso genera offerte al ribasso a discapito dei lavoratori) e sì alle maggiori tutele per i lavoratori e le imprese del banqueting. È questo il grido che si leva forte dall’ultimo direttivo di Anbc, l’associazione che rappresenta il settore delle imprese di catering, legata a Fipe-Confcommercio, che si è tenuto ieri a Firenze.
L’appello di Anbc-Fipe: «Serve un nuovo contratto di lavoro per i lavoratori del catering»
L’incontro di Anbc-Fipe è servito per fare il punto sullo stato di salute di un settore, piegato da 18 mesi di chiusura forzata a causa delle misure restrittive per il contenimento del Covid, ma che ora ha ripreso la propria attività a pieno regime, seppure in un clima di incertezza legato allo scenario politico, da un lato, e alla situazione epidemiologica dall’altro.
«Siamo in overbooking – commenta Paolo Capurro, presidente di Anbc – Le richieste superano le nostre capacità di rispondere positivamente e questa è, a suo modo, una buona notizia. Tuttavia, come le imprese della ristorazione, anche noi soffriamo la perdita di competenze e professionalità a causa delle chiusure prolungate. Le persone, i giovani in particolare, si sono disamorate di questo lavoro e noi vogliamo riportarle in servizio».
Come? Attraverso un riconoscimento normativo che parta dalla definizione di un contratto di lavoro specifico per la categoria mai esistito finora, capace di identificare le figure e le mansioni che operano nel mondo del catering.
Nel catering ci sono 29 contratti nazionali
Nel catering ci sono ben 29 contratti nazionali, una vera e propria giungla per il settore, a svantaggio dei lavoratori che spesso sono costretti a essere tutelati con contratti di lavoro al ribasso.
«Oggi - aggiunge Capurro - anche noi dobbiamo fare i conti con 29 diversi contratti nazionali, a tutele calanti, adottati da chi rappresenta solo un’infinitesima percentuale di imprese. Noi non ci stiamo a questa che è una vera e propria forma di dumping contrattuale e dunque di concorrenza sleale verso le imprese che rispettano le regole, guardando prima di tutto al benessere dei loro dipendenti».
Da qui la richiesta delle imprese di inserire, nella negoziazione con i sindacati, tutele particolari per i lavoratori del catering e banqueting, impegnati in turni più lunghi rispetto ai colleghi della ristorazione e bisognosi di una formazione differente. Tutele che dovranno procedere di pari passo con una maggior attenzione nei confronti delle imprese stesse che oggi, a causa dell’impennata dei prezzi di energia e materie prime, finiscono per subire un aumento vertiginoso di tutti i costi da affrontare nella gestione di attività così complesse. Un esempio su tutti, quello relativo ai trasporti, il cui costo è cresciuto del 35% rispetto a un anno fa, con un’incidenza complessiva sulle spese che ha superato il 20%.
«Di questi temi – conclude il presidente – ci occupiamo solo noi di Anbc. Senza di noi il comparto non avrebbe la giusta rappresentanza».