Una scena già vista: da un lato il Governo, che ha deciso la reintroduzione dei voucher per agricoltura, ristorazione e accoglienza, dall'altro i sindacati, che hanno già espresso contrarietà alla misura. Niente di diverso da quanto era accaduto sei anni fa, quando Cgil, Cisl e Uil erano salite sulle barricate per opporsi ai buoni lavoro durante il Governo Renzi, riuscendo ad arrivare alla loro abolizione nel 2017 con il Governo Gentiloni.
Una posizione legittima, ma che poggia su basi certamente poco solide. Vale a dire, i sindacati si dicono contrari ai voucher, giudicati strumento a favore della precarietà, ma non portano al tavolo della discussione possibile alternative per uscire dalla crisi del personale che le aziende stanno affrontando. Cosa fare, quindi, per uscirne? Che strumenti utilizzare per scoraggiare il lavoro nero?
Voucher, i sindacati si dicono contrari
Voucher, la contrarietà dei sindacati
La posizione dei sindacati è chiara ed emerge in maniera evidente nelle parole raccolte dal Messaggero Veneto. «La reintroduzione dei voucher aumenta il precariato - dice il segretario regionale Friuli Venezia Giulia della Cgil Villiam Pezzetta - Reintrodurli è sbagliato, mi auguro che i politici ci ripensino. Anziché insistere sulla stabilità stanno svalorizzando il lavoro e aumentando la precarietà». Linea simile a quella di Luigi Oddo della Uil, secondo cui «l'uso dei voucher rischia di tradursi in assunzioni false e sottopagate. Uno o due giorni, massimo una settimana, non di più. Per l'organizzazione di un catering ci può stare, ma per un lavoro stagionale assolutamente no. In quel caso va fatta un'assunzione a termine che dà diritto all'indennità di disoccupazione».
Eppure gli imprenditori li chiedono a gran voce
Da un lato, dicevamo, i sindacati. Dall'altro, oltre al Governo, anche una larga fetta di imprenditori, che nei voucher vedono un'opportunità. Basti pensare a quanto chiesto da Confesercenti, che vorrebbe che i voucher siano estesi a tutto il comparto del turismo, non solo alle strutture ricettive e alla ristorazione, o a Coldiretti, da sempre a favore dei buoni lavoro nei campi. Restando in Friuli, per Tito Di Benedetto, direttore del DoubleTree by Hilton di Trieste, intervistato dal Messaggero Veneto, «i voucher saranno utilissimi, ad esempio quando serve personale in più per determinati eventi. Negli ultimi anni abbiamo fatto contratti di somministrazione per pochi mesi, ma le procedure non sempre sono semplici e rapide, d'ora in poi l'iter dovrebbe essere più snello».
La storia dei voucher e il loro ritorno
I voucher erano stati introdotti nel 2003 con la legge Biagi, ma erano di fatto entrati in funzione soltanto nel 2008, durante il quarto Governo Berlusconi. Erano poi stati aboliti nel 2017 dal Governo Gentiloni, complice anche una pressione notevole da parte della Cgil e dell'allora segretario Susanna Camusso, da sempre contrari al loro utilizzo. Questo nonostante lo strumento avesse avuto, stando ai dati Inps, un successo notevole: 433 milioni di buoni lavoro utilizzati.
Ora il ritorno con il Governo Meloni e con un tetto molto più alto di quello consentito in precedenza. I nuovi voucher potranno essere infatti utilizzati fino a 10mila euro, una cifra considerevole se si pensa inizialmente il limite era fissato a 5mila euro e venne alzato, con risultati notevoli dal punto di vista numerico, a 7mila euro dal Governo Renzi. Il Governo Meloni in questo modo, peraltro, raddoppia il tetto di reddito ammissibile rispetto a quanto previsto attualmente dalle norme introdotte con il Dl dignità, che aveva fissato a 5mila euro, per le "prestazioni occasionali" il reddito massimo per i lavoratori, indipendentemente dal numero dei committenti.
Il valore del nuovo voucher sarà di 10 euro lordi, 7.50 netti. Per conoscere i dettagli di questo ritorno, servirà invece attendere l'approvazione della manovra da parte del parlamento. Il testo varato dal Consiglio dei Ministri non è infatti definitivo e dovrà passare, entro la fine dell'anno, al vaglio delle due Camere.