Mentre al Parlamento è in corso la conversione in legge del decreto legge del 6 agosto che estende l'utilizzo del green pass, la tolleranza verso i no-vax/no-pass sta raggiungendo il suo limite. E in Toscana, c'è pure una data: il 30 settembre. «Dopo tiriamo i fili: lo farà il Governo, che sta profilando molti livelli di allargamento dell'obbligo di green pass negli spazi pubblici. Dove non arriverà il Governo perché ci sono i compromessi a cui costringe il Parlamento ci arriveremo noi con l'ordinanza dal primo di ottobre», ha affermato il presidente della Regione, Eugenio Giani. Una “sveglia” a Roma dove il progetto di estendere la certificazione verde annunciato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi farà a meno del voto di fiducia, così da superare le rigidità (leggi: emendamenti contrari) della Lega, partner di Governo.
Eugenio Giani. «Tolleranza fino al 30 settembre»
Intervenuto a margine di una conferenza stampa sullo stato delle vaccinazioni anti-Covid in Regione, il presidente Giani ha ribadito una linea già espressa in passato: la ripresa economica e sociale non può prescindere dall’immunizzazione della popolazione. E il tempo per mettersi “in regola” sta scadendo. «Fino al 30 settembre l'atteggiamento è della massima tolleranza e facilitazione a tutti per vaccinarsi. Abbiamo aperto a tutti gli hub senza bisogno di prenotarsi. Addirittura, abbiamo visto, in hub come Prato, cittadini cinesi e pachistani che non risultavano nemmeno registrati nella loro permanenza in Italia. Tutti possono e devono vaccinarsi», ha spiegato Giani.
Al centro della foto, Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana (Fonte: Facebook)
A sostenere questo atteggiamento sono anche i numeri della campagna vaccinale: «Oggi è un bel giorno perché abbiamo appena raggiunto e di poco superato l'80% delle prime inoculazioni: è un traguardo importante perché ci dice che a fine settembre raggiungeremo 80% di platea interamente vaccinata ovvero 43,2 milioni di cittadini dai 12 anni in su che completeranno la scheda vaccinale», ha affermato il commissario per l'emergenza Covid, il generale Paolo Figliuolo in visita all'hub vaccinale Amazon a Passo Corese.
Verso la tolleranza zero per chi è senza green pass nei luoghi ed esercizi pubblici
Certo, rimangono ancora 1,8 milioni di cittadini fra i 50 e i 59 anni che ancora non si è vaccinato. «Il mio appello è a queste persone», ha aggiunto Figliuolo. Perché il tempo stringe e la pazienza si esaurisce. All'orizzonte, infatti, c'è un'altra sfida da vincere: la terza dose per immunodepressi (circa tre milioni di persone), gli anziani e il personale sanitario che dovrebbe scattare a partire da fine settembre. E dopo? Tolleranza zero nei luoghi ed esercizi pubblici, come proposto dal presidente Giani. Un antipasto di tutto ciò si era già avuto, in Toscana, a fine agosto quando partirono le prime lettere si sospensione a 4.500 operatori sanitari che non si erano vaccinati. Il passo successivo potrebbe essere un’ordinanza che estenda l’obbligo di utilizzo del green pass anche ai lavoratori di altre categorie. A partire da quelle maggiormente in contatto con il pubblico come baristi, camerieri, assistenti di sala, cuochi, parrucchieri, estetisti, ecc. Insomma, «chi sceglie di rifiutare il vaccino e dunque di rischiare di contagiare gli altri non potrà andare in luoghi pubblici. Ho il dovere di difendere la salute dei miei corregionali e della nostra economia», aveva già affermato il presidente della Regione Toscana.
Da fine settembre scatteranno anche le somministrazioni della terza dose per anziani, fragili e personale medico-ospedaliero
Una posizione più volte sostenuta anche da Italia a Tavola sulla scorta di quanto proposto dalle categorie datoriali come Fipe e Confcommercio. In breve: introdurre l'obbligo di green pass per i lavoratori del settore Horeca così da raggiungere due obiettivi in un sol colpo. Il primo è trasformare bar, ristoranti, pasticcerie e alberghi in luoghi covid-free, dei veri e propri presidi anti-contagio sul territorio (così da evitare qualsiasi tipo di limitazione e/o chiusura). Il secondo, introdurre un concetto di reciprocità fra lavoratori e clienti relativamente all'utilizzo della certificazione verde per per accedere ai locali. Come sarebbe ancora sostenibile, per il buon esito del business dell'ospitalità, la contraddizione per cui il cliente è obbligato a mostrare il green pass per mangiare in sala ma tale obbligo non si applica ai lavoratori del settore?
Decreto verso la conversione in legge, ma tutto dipende dalla tregua Governo-Lega
Una posizione netta che si inserisce nel disegno del Governo, ribadito durante l'ultima conferenza stampa di Mario Draghi: «Io e il ministro Roberto Speranza ne stiamo parlando da tempo. E posso dirvi che l’orientamento è per un sì, il green pass verrà esteso. Per decidere come fare, quali passi fare, quali settori dovranno averlo prima, ecc. faremo una cabina di regia». Intanto, prosegue il processo di conversione in legge del decreto del 6 agosto che estende l'utilizzo del green pass per diversi servizi e attività. In questo senso, la novità arriva dalla Lega che ha ritirato i prorpi emendamenti (inizialmente 900 poi ridottisi a una cinquantina) in cambio della decisione di non porre la fiducia sull'intero testo.
Tutto risolto? Non proprio. «Se ci sono emendamenti che noi condividiamo da chiunque arrivino noi li sosteniamo», ha affermato Matteo Salvini rispondendo ai cronisti che gli hanno chiedevano se il suo partito fosse ora disponibile a supportare gli emendamenti di Fratelli d'Italia (nel centro-destra ma all'opposizione). «Sulla base di quante nostre proposte saranno accolte - ha aggiunto Salvini - valuteremo di conseguenza, ma non è mai stata in discussione la nostra fiducia al governo e a Draghi. Se ci bocciano le nostre proposte voteremo contro. Il Parlamento è fatto per parlare».
E così è stato: sul primo voto segreto relativo all'emendamento di sopressione del green pass presentato da FdI spuntano 134 sì, molti dei quali con tutta probabilità provenienti dalla Lega. Uno strappo a cui, sulle pagine del Corriere della Sera, Salvini risponde in modo sintetico: «Tutti erano informati di tutto». La votazione in Aula continua anche l'8 settembre: «Si vota ancora e se accoglieranno altre nostre istanze, pensiamo a temi come le disabilità e provvedimenti per le famiglie in difficoltà, noi andremo a dormire contenti di aver fatto il nostro lavoro», ha concluso Salvini. Insomma, nessuna rassicurazione su eventuali nuovi voti contrari alla linea del Governo da parte di una delle forze che lo appogiano.
Le conseguenze? Un allungamento dei tempi per l'introduzione dell'obbligo di green pass per dipendenti pubblici e lavoratori di quei settori in cui il green pass è richiesto per l'accesso come bar, ristoranti, cinema, palestre, piscine, ecc. Su questo tema, il presidente del Consiglio aveva annunciato (su richiesta dello stesso Salvini) una cabina di regia la cui data, però, deve ancora essere comunicata. L'estensione della certificazione verde, quindi, non dovrebbe vedere la luce entro la settimana. Più facile che si vada verso fine mese. Una finestra entro la quale si avranno anche maggiori informazioni sul raggiungimento dell'immunità di gregge.
Obbligo vaccinale? Probabile a fine anno
Schermaglie che rischiano di allungare anche i tempi per un'eventuale legge sull'obbligo vaccinale. «Dal punto di vista medico non è una questione urgente. Non è che se lo introducessimo domani saremmo in grado di vaccinare in un sol colpo i 10-12 milioni di italiani che ancora mancano all’appello per raggiungere la copertura totale. Ci vorrebbero comunque un paio di mesi. Un lasso di tempo nel quale, inoltre, c’è da prevedere il richiamo per il personale medico-ospedaliero e i soggetti fragili», aveva affermato a Italia a Tavola l'epidemiologo e professore dell'Università Statale di Milano, Carlo La Vecchia. Meglio attendere, quindi. «Il generale Figliuolo ha fissato fine settembre come termine per raggiungere l’immunità di gregge. Se aggiungiamo anche le terze dosi che partiranno da quella data allora il bilancio si farà fra ottobre e novembre: se il gap sarà ancora elevato, allora ha senso introdurre l’obbligo vaccinale; anche da un punto di vista medico», conclude La Vecchia. Ma una cosa è certa: per derimere tutti i dubbi, serve una legge; che al momento ancora non c'è.