Quasi un italiano su tre trascorrerà le vacanze estive 2021 vicino casa, meglio se dentro la propria Regione di residenza a causa della ripresa dei contagi Covid e nonostante l’entrata in vigore del green pass. Lo strumento ideato per facilitare gli spostamenti all’interno del Paese, l’accesso ad alcuni luoghi ed eventi, è ora al centro di un dibattito che punta a estenderne l’utilizzo con il rischio, però, che si riavvolga il nastro delle restrizioni e che si deprima la ripresa dell’Horeca con il peso di nuove incombenze e controlli all’ingresso di bar, ristoranti e hotel che proprio sulla stagione estiva vorrebbero finalmente consolidare la ripresa.
I controlli sul green pass per accedere ai pubblici esercizi rischiano di deprimere la ripresa del settore
Le ipotesi sul tavolo del Governo
Entro giovedì 22 luglio, il Governo si riunirà per decidere il da farsi. Sul tavolo diverse ipotesi. Quella al momento più gettonata punta a differenziare la portata del green pass come lasciapassare per accedere e/o partecipare ad alcune attività. Sarà un decreto legge a fissare le regole d’ingaggio che dovrebbero prevedere l’utilizzo dei parametri della certificazione verde nazionale (quindi: prima dose di vaccino, guarigione o tampone negativo) per andare al ristorante al chiuso e in tutti gli altri luoghi in cui sia già previsto il distanziamento all’interno (come i cinema). Mentre per i luoghi più affollati ci vorrà la doppia dose di vaccino. E l’elenco, in questo caso, sembra pressoché infinito: stadi, concerti, palestre, piscine, discoteche all’aperto (che peraltro puntano a tenere ferma la linea della prima dose), ecc.
E su questi dettagli va in scena anche lo scontro a livello politico. Per il leader del Pd Enrico Letta «il green pass va fatto, punto!». Il no a un uso estensivo della "carta verde" è invece stato ribadito da Matteo Salvini: «Calma e cautela. Mettere in sicurezza chi rischia, sì. Mettere in sicurezza i nostri genitori e i nostri nonni, sì. Ma perché inseguire i ragazzi di 18 -20 anni che vogliono andare in spiaggia? La salute è fondamentale ma senza terrorizzare», dice il leader della Lega.
Contrasti politici ricomposti al tavolo della Conferenza delle Regioni che il 21 luglio incontrerà i rappresentati delle istituzioni centrali portando in dote una serie di richieste per ricalibrare le attuali norme vigenti in tema di sicurezza sanitaria. Due i macrotemi:
- Estensione dell'utilizzo del green pass: lo strumento varrebbe come lasciapassare per ritornare in discoteca e a partecipare ai grandi eventi (che così potrebbero finalmente ripartire). Per quanto riguarda l'uso del pass per ristoranti e locali al chiuso i governatori chiedono che l'obbligo sia introdotto solo per i territori che non sono in zona bianca al fine di evitare nuove chiusure in vista dell'autunno.
- Revisione dei criteri per il passaggio da una zona di rischio all'altra: a fronte della riduzione delle zone di rischio da 4 a 3, i governatori chiedono al Governo maggiore flessibilità nell'applicazione dei criteri che determinano il passaggio da una zona all'altra (magari tenendo in maggiore considerazione le ospedalizzazioni piuttosto che i contagi).
Il tema dei controlli: tocca sempre ai gestori dei locali?
E qui sorgono i dubbi: chi sarà chiamato a controllare la validità degli accessi? Con quale dotazione tecnologica sarà possibile “leggere” il Qr Code del green pass? Che ne dirà il Garante della privacy che aveva già “messo il becco” sul certificato verde e il loro utilizzo ai matrimoni? Domande pratiche che, tuttavia, sembrano sfuggire al dibattito politico ma che incidono profondamente sull’attività quotidiana dei pubblici esercizi e delle strutture ricettive. Come si farà a utilizzare la toilette di un ristorante, per esempio, se il mio tavolo è all’esterno (dove basterebbe una sola dose di vaccino) e i servizi all’interno (il cui accesso è riservato a chi ha due dosi)? Complicazioni che rischiano di appesantire il già grande carico di responsabilità dei gestori. Soprattutto perché affrontate all’ultimo secondo, dopo mesi e mesi di riflessioni rilanciate anche da Italia a Tavola che fin da subito ha appoggiato l’idea di utilizzare il green pass nei pubblici esercizi come una boarding pass alla stregua di quanto avviene sugli aerei e per rassicurare il personale che, nel frattempo, avrebbe dovuto essere vaccinato prioritariamente. Una garanzia per tutti. E qualche problema in meno a cui pensare.
«Siamo di fronte all’ennesimo paradosso: chiunque potrà cenare nei ristoranti dei villaggi, degli alberghi, dei campeggi mentre in tutti gli altri servirà il green pass - sottolinea Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe-Confcommercio rimarcando quanto già espresso su Italia a Tavola - Una discriminazione inaccettabile perché anche le nostre sono imprese turistiche che vivono di mercato. Ancora una volta si pensa di mettere la croce sulla spalle dei pubblici esercizi, penalizzando attività che hanno già pagato un prezzo altissima alle misure di contrasto della pandemia. Se davvero si ritiene che la campagna vaccinale abbia bisogno di un’ulteriore spinta, si estenda l’obbligatorietà della vaccinazione, doppia o singola dose, per accedere ad ogni tipo di servizio. Perché se serve l’ennesimo sacrificio, questo va condiviso da tutti».
Il caso del Clifton Pub
D’altronde, la cronaca parla chiaro. Il caso del Clifton Pub di Roma, da cui è scattato un cluster che ha coinvolto quasi un centinaio di persone a partire da 5 persone che avevano assistito alla partita Italia-Spagna di Euro 2020 poi risultate positive, racconta da un lato l’effetto degli assembramenti e dall’altro la difficoltà da parte dei gestori di tenere sotto controllo certe dinamiche di affluenza. Immaginatevi controllare chi sì e chi no ha un green pass attivo. Se non autentico, visti i casi di falsificazione già scoperti dalle autorità. A questo, potremmo aggiungere anche la necessità di affidare a un membro del proprio staff questa incombenza distogliendolo magari da altre mansioni in un momento in cui non si trova personale per cucine, sale e bar.
I cambi in corsa non piacciono ai turisti
Infine, c’è il tema turismo. Dopo mesi passati a parlare di isole e destinazioni Covid-free in attesa del green pass, nuove modifiche alle modalità di spostamento (come la doppia dose per i trasporti a lunga percorrenza come treni ad alta velocità e aerei) e alla fruizione dei locali pubblici rischia di dare il là a un’ondata di cancellazioni i cui prodromi si stanno già vedendo in alcuni territori; a partire dalla Sardegna, alle prese con zone rosse locali e possibili nuovi controlli agli arrivi. Come emerge da un sondaggio Coldiretti/Ixè la preoccupazione per l’evolversi della situazione ha cambiato i programmi di molti italiani con appena 1,5 milioni di persone che hanno deciso di trascorrere le ferie estive all’estero dando avvio a una svolta patriottica che rischia di essere altrettanto complicata.
In gioco ci sono i consumi di quel 66% di italiani in vacanza che mangiano principalmente in ristoranti, pizzerie, pub o agriturismi. «L’alimentazione – sottolinea Coldiretti - è diventata la prima voce di spesa delle vacanze in Italia con circa 1/3 del budget di spesa turistica. La decisione sul green pass interessa dunque direttamente i circa 360mila bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi lungo tutta la Penisola con oltre sette milioni di posti al tavolo a disposizione di cittadini e turisti».