Quanto vale un’ora in più di attività prima che scatti il coprifuoco? Una domanda che, nonostante l’entrata in zona bianca di Abruzzo, Veneto, Liguria e Umbria (che si aggiungono a Molise, Sardegna e Friuli-Venezia Giulia), si pongono ristoranti e bar di mezza Italia ancora in zona gialla. Regime di restrizione in cui, dal 7 giugno, il coprifuoco scatta alle 24 anziché alle 23.
Secondo le stime, il coprifuoco alle 24.00 permette un recupero di un miliardi di euro di fatturato a livello nazionale per bar e ristoranti
Un'ora di servizio in più vale un fatturato medio mensile di un miliardo di euro
Secondo le stime della
Coldiretti, a livello nazionale lo spostamento in avanti di un’ora dell’entrata in vigore del divieto di circolazione notturna (che, in ogni caso, scadrà per tutto il Paese a partire dal 21 giugno) vale circa un
+15% di incassi per quasi 360mila bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi coinvolti. A conti fatti, il fatturato mensile dell’intero settore della ristorazione dovrebbe re
cuperare circa un miliardo di euro. Somma raggiungibile anche grazie al ritorno della consumazione all’interno dei locali con la possibilità di
effettuare in modo più agevole il secondo turno;
cosa che in pochi si erano avventurati a fare finora. Tanto che la
Fipe Confcommercio fa un passo ulteriore e ritocca al
+17% il recupero del fatturato dei pubblici esercizi grazie all’ora di libertà in più.
Il caso Roma: 3,5 milioni di euro incassi in più al giorno, ma mancano i turisti
Andando più nello specifico,
a Roma, secondo i calcoli di
Fiepet Confesercenti,
un’ora di servizio in più equivale a circa 3,5 milioni di incassi in più al giorno per un valore mensile pari a 100 milioni di euro (un decimo di quello registrato a livello nazionale). Insomma, prospettive rosee che, tuttavia, necessitano di
«maggiori controlli: ci sono spesso risse, soprattutto in alcune zone della città, serve un coordinamento tra le forze dell’ordine, molti associati lo chiedono. E serve che polizia e carabinieri facciano turni di controllo fino alle 2 di notte, altrimenti alcuni territori diventano terra di nessuno», ha specificato il presidente nazionale e responsabile territoriale di Fiepet Confesercenti,
Claudio Pica.
A sentire i ristoratori, però,
nella Capitale il vero problema rimane l'afflusso dei turisti. Città d'arte per antonomasia,
a Roma il primo turno è solitamente dedicato a chi proviene dall'estero o dal nord Italia e che, per abitudini di consumo, si siede per cenare già dalle 18.00. «Per i romani, invece, l'orario clou resta le 21-21.30. Al momento quindi, puntiamo a concentrarci su questa fascia così da servire al meglio i clienti che effettivamente popolano il locale», raccontano al
ristorante Rione XIV in prossimità di San Pietro. Un problema che si somma a quello dell'impossibilità di sfruttare lo spazio esterno a causa delle limitazioni poste dalla Sovraintendenza e che ha reso ancor più difficile la ripartenza.
Discorso simile si può fare anche per il
433 a due passi da Piazza Navona:
«Speriamo di recuperare qualcosa con gli Europei di calcio dal momento che noi siamo un locale a trazione sportiva. Ma non nego il fatto che la mancanza di turisti sia un duro colpo per chi lavora nel centro di Roma. Prima del Covid questa era una zona di frequente passaggio,
ora scontiamo il blocco dei flussi che non possono essere totalmente compensati dai romani». La vera svolta, però, è stata la possibilità di aprire all'interno: «In questo modo possiamo offrire una sistemazione più comoda ai clienti e, tornando al calcio, una visuale migliore ai posti all'esterno, dove ridistribuendo meglio i tavoli abbiamo trovato spazio per installare un nuovo schermo».
Insomma, la possibilità di
organizzare il doppio turno grazie all'allungamento del coprifuoco sembra una panacea. «A livello imprenditoriale cambia poco - raccontano dal
Ristorante Vladimiro -
L'effetto, semmai, è più per il cliente che ora può sentirsi più rilassato nel venire al ristorante a cena senza l'ansia di controllare l'orologio in continuazione ma l'afflusso rimane sempre quello». Detto diversamente: i clienti abituali. «Grazie al nostro zoccolo duro di clienti affezionati siamo riusciti a salvarci in questi periodi di riapertura, ma è il turista a mancare in centro. Una zona che ha sofferto più della periferia».
La previsione di Confcommercio Lombardia
Che il ritorno agli orari consueti di attività fosse un toccasana,
lo aveva già sottolineato uno studio di Confcommercio Milano, Lodi e Brianza focalizzato sulle attività di somministrazione per cui lo spostamento del coprifuoco dalle 22.00 alle 23.00 valeve una crescita di ricavi per bar e ristoranti di 18,6 milioni di euro. Nel caso di spostamento alle 24.00, il guadagno sarebbe stato di
33,6 milioni di euro. Più alto
il calcolo di Confcommercio Lombardia che teneva conto di tutte le attività di somministrazione della Regione: con lo spostamento dalle 22.00 alle 23.00 si sarebbero recuperati circa circa 40 milioni che diventano
67 con l'allungamento alle 24 della possibilità di circolazione senza autogiustificazione.
Numeri che schizzano ancor più in alto (rispettivamente a 216 e 365 milioni di euro) se si tiene conto anche della possibilità di riprendere il servizio all'interno dei locali.
Una prospettiva che, come a Roma,
deve tener conto del tema sicurezza.
In zona gialla, attenzione alle regole: massimo in 4 al tavolo al chiuso e all'aperto
A livello di regole, giova ricordarlo, in zona gialla (dove ancora vige il coprifuoco, almeno fino al 21 giugno), si possono far accomodare fino a un massimo di 4 persone allo stesso tavolo, sia all'interno che all'esterno del locale. Dall'1 giugno, infatti, è tornata la possibilità di ospitare le persone in sala e servire i clienti al banco. In entrambi i casi, vige la regola del metro di distanziamento fra commensali di tavoli diversi.