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Il turismo perde 350mila occupati. Colpiti giovani, donne e stranieri

Fipe e Federalberghi con L'Ente bilaterale nazionale del turismo hanno reso noti i dati sull'occupazione nel 2020 offrendo uno scenario drammatico che riporta il settore ai livelli del 2011

 
21 maggio 2021 | 12:53

Il turismo perde 350mila occupati. Colpiti giovani, donne e stranieri

Fipe e Federalberghi con L'Ente bilaterale nazionale del turismo hanno reso noti i dati sull'occupazione nel 2020 offrendo uno scenario drammatico che riporta il settore ai livelli del 2011

21 maggio 2021 | 12:53
 

Gli occupati nel mondo del turismo sono tornati ai livelli del 2011 essendo calati nel 2020 rispetto al 2019 di circa 350mila unità, da 1,3 milioni a 953mila. Del resto le restrizioni agli spostamenti come misura per contrastare il contagio pandemico, hanno di fatto reso impossibile fare turismo o spostarsi per partecipare a fiere ed eventi. In sostanza, nel 2020 un dipendente del turismo su quattro ha perso la propria occupazione. Il calo peggiore ha riguardato chi aveva contratti a tempo determinato o stagionali: tra questi uno su tre ha perso il lavoro. La crisi ha colpito maggiormente le donne (183mila occupate in meno rispetto al 2019), i giovani e gli stranieri: infatti, queste ultime due categorie hanno visto ridursi l’occupazione del 30% e le giornate lavorate del 40%. A dirlo l'Osservatorio Mercato del Lavoro sul Turismo 2020 redatto da Federalberghi e Fipe con l'Ente Bilaterale Nazionale Turismo.

Crolla l'occupazione nel turismo
Crolla l'occupazione nel turismo


I pochi aiuti del Governo hanno peggiorato la situazione

A favorire questo scempio anche i pochi e poco tempestivi aiuti che il Governo ha messo a disposizione del turismo. Da aprile 2020 a febbraio 2021, sono state autorizzate 55 milioni di ore di cassa integrazione in media al mese solo per alberghi e ristoranti, ma l’intero settore turistico chiede al Governo di agire in fretta per evitare che il 2021 aggravi ulteriormente la situazione. La stagione invernale e le vacanze pasquali sono completamente saltate. Il calendario ha cancellato anche i ponti primaverili. Si confida nell’estate anche se le restrizioni soprattutto in materia di coprifuoco abbiamo visto quanto possano scoraggiare i turisti - soprattutto stranieri - e quindi buttare sempre più giù la filiera.

Stoppani (Fipe): Vaccini agli addetti ai lavori

«I negativi dati sull’andamento dell’occupazione nel turismo - ha detto il presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani - confermano l’ampiezza e la gravità dell’emergenza economica generata dalla pandemia. Tutte le imprese del turismo, a cominciare dai pubblici esercizi, hanno subito una drastica riduzione di occupati, che si traduce in mancanza di reddito per centinaia di migliaia di famiglie e in una pericolosa dispersione di qualificate competenze costruite faticosamente negli anni. Occorre anzitutto mettere le imprese nelle condizioni di lavorare, riaprendo senza più alcuna restrizione e continuare con le misure di sostegno per accompagnarle nell’uscita dalla crisi, perché i prossimi mesi non saranno facili. Politiche sul lavoro, come lo sgravio sulla contribuzione, consentirebbero di trattenere competenze e dare prospettive certe di lavoro. Serve, inoltre, dare priorità alla vaccinazione dei nostri addetti perché c’è bisogno di ricostruire un rapporto di fiducia con la clientela fondato anche sulla sicurezza sanitaria».

Bocca (Federalberghi): Emorragia di professionalità

«Questa emorragia di professionalità rischia di compromettere le capacità di ripresa del settore - ha dichiarato il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca - e di causare una crisi sociale profonda. Occorre creare le condizioni per recuperare i livelli occupazionali ante-Covid, intervenendo principalmente sul costo del lavoro. Le misure adottate con il nuovo decreto sostegni vanno in questa direzione ma occorreranno ulteriori sforzi per raggiungere l’obiettivo del pieno rilancio del settore».

Il crollo dell'occupazione nel turismo: -26,7%

Ecco lo studio nel dettaglio. I lavoratori dipendenti occupati in Italia nelle aziende del turismo sono stati 953.548 nel 2020 mentre nel 2019 erano 1.300.512 (media annua). Ciò si traduce in una perdita del 26,7% degli occupati e del 37,9% delle giornate retribuite. Gli occupati sono stati per il 47,5% uomini ed il 52,5% donne per un’età media di 37 anni. La maggioranza (58,9%) ha meno di 40 anni. Il 43,9% risulta assunto a tempo pieno ed il restante 56,1% a tempo parziale. Gli stranieri rappresentano il 23,7% della forza lavoro dipendente. Dei 347mila occupati in meno tra il 2019 ed il 2020, 243mila erano occupati nei pubblici esercizi, 92mila nelle strutture ricettive, 10mila nell’intermediazione ed il resto nelle terme e nei parchi divertimento.

Aziende aperte e chiuse, il saldo è di 168.535 unità

Il numero delle aziende turistiche con lavoratori dipendenti è pari a 168.535, mentre nel 2019 era 200.388 (media annua), di queste 21.810 appartengono al comparto ricettivo, 142.351 ai pubblici esercizi, 4.004 all’intermediazione, 221 al comparto termale e 149 ai parchi di divertimento. L’organico nel settore turismo è in media passata da 6,5 lavoratori dipendenti per azienda nel 2019 a 5,5 nel 2020. In particolare, nel comparto ricettivo hanno lavorato 7,8 dipendenti per azienda e in quello dei pubblici esercizi 5,2 dipendenti per azienda. Nell’intermediazione, invece, i dipendenti per azienda sono stati 5,8, mentre nel comparto termale e nei parchi di divertimento sono stati rispettivamente 26,3 e 6,2.


La fotografia impietosa
La fotografia impietosa

Gli occupati per tipologia di contratto. Persi quasi 144mila fra stagionali e dipendenti a termine

I lavoratori assunti a tempo indeterminato nel 2019 erano stati 754.891 (il 58,0% del totale), nel 2020 sono diventati 610.758 (il 64,1% del totale). Il maggior numero, 500.234 unità, lavora nei pubblici esercizi, 85.385 nel comparto ricettivo, 20.123 nell’intermediazione, 4.544 nel termale e 471 nei parchi di divertimento. I contratti a tempo determinato erano 360.621 nel 2019, mentre l’anno successivo si sono ridotti a 214.780, di cui 25.420 sono propri del comparto ricettivo, 186.822 dei pubblici esercizi, 1.806 dell’intermediazione, 538 del termale e 195 dei parchi di divertimento. Gli stagionali sono stati nel 2019 185.000. Nel 2020 sono diventati 127.353 di cui 66.196 inseriti nel comparto ricettivo, 59.186 nei pubblici esercizi, 842 nell’intermediazione, 791 nel termale e 339 nei parchi di divertimento.

In termini di occupazione, le ultime due tipologie di lavoro (a termine e stagionale), sono state le più penalizzate dalla crisi pandemica, infatti hanno perso il 40,4% ed il 31,2%, per un totale di più di 203 mila dipendenti. D’altro canto, tra chi aveva un contratto a tempo indeterminato, c’è stata una riduzione del 19,1% degli occupati e del 34,6% delle giornate retribuite, pari a 6 milioni. In termini assoluti tra il 2019 ed il 2020 sono andati persi 144 mila posti di lavoro tra chi aveva un contratto stabile. Si tratta di un numero troppo alto per pensare che sia semplicemente effetto del turnover naturale. Considerando che tuttora sussiste il blocco dei licenziamenti, si deduce facilmente che una parte rilevante di lavoratori ha deciso di dimettersi ritenendo di non avere più prospettive nel settore. I lavoratori assunti con contratto intermittente sono diminuiti di quasi il 40% passando da 143.159 a 89.757, di cui 11.347 unità impiegati nel comparto ricettivo, 78.007 nei pubblici esercizi, 177 nell’intermediazione, 128 nel termale e 98 nei parchi di divertimento. Sono stati 535.411 i lavoratori part-time occupati nelle imprese del turismo nel corso del 2020, mentre nel 2019 erano 698.161. Di questi 452.216 sono registrati come operai e 33.844 come impiegati. Nel ricettivo i lavoratori a tempo parziale sono stati 52.647, di cui 40.029 inquadrati come operai e 10.091 come impiegati. Nei pubblici esercizi gli occupati part-time sono stati 473.417, di cui 410.244 operai e 16.981 impiegati. Nell’intermediazione sono risultati in media 7.577 lavoratori a tempo parziale, di cui 879 operai e 6.156 impiegati. Nel termale i part-time sono stati in media d’anno 1.314, di cui 740 operai e 552 impiegati. Nei parchi di divertimento, infine, i lavoratori part-time sono stati 457, di cui 324 operai e 65 impiegati.

Gli occupati per età. Giovani under 30 falcidiati

L’età media dei lavoratori del settore turismo è di 37 anni. In particolare, nel ricettivo è pari a 41 anni, nei pubblici esercizi a 36, nell’intermediazione è pari a 41 anni, nel termale a 46 e nei parchi di divertimento a 35. A seguito della pandemia, i giovani sono risultati i più colpiti sia per quanto riguarda la perdita in termini di dipendenti sia di giornate lavorate (rispettivamente meno 37,0% e 42,9% per gli under 20 e -28,1% e -39,2% per i giovani tra 20 e 30 anni). Nel turismo il numero delle lavoratrici supera quello dei lavoratori: 501.058 donne contro 452.490 uomini, con una percentuale pari al 52,5%. Nel ricettivo è donna il 54,7% delle persone occupate (96.901 lavoratrici in tutto) mentre nei pubblici esercizi il 51,4% (383.731 donne). Nell’intermediazione la percentuale di lavoro femminile tocca il 72,2% (16.438 donne). Nel termale la percentuale delle donne occupate è pari al 60,3% (3.539 donne) mentre nei parchi di divertimento è del 44,8% (450 donne). Le conseguenze del blocco generato dalla pandemia si sono fatte sentire in maniera particolarmente pesante sulle donne, che hanno perso 183mila occupate nel 2020.

Gli occupati per nazionalità. Gli stranieri soffronto più degli italiani

Nel settore turismo nel 2020 hanno lavorato in media 226.450 lavoratori stranieri (pari al 23,7% dell’occupazione dipendente complessiva). Di questi 45.858 sono occupati nel ricettivo (20,3%), 178.185 nei pubblici esercizi (78,7%), 1.903 nell’intermediazione (0,8%), 395 nel termale (0,2%) e 109 nei parchi di divertimento (0,1%). In questo caso, ad aver avuto la perdita maggiore sono stati proprio gli stranieri che nel 2019 erano 324.775 (-30,3% in termini di dipendenti e -41,9% in termini di giornate retribuite). Gli italiani, invece, hanno avuto una perdita rispettivamente del 25,5% e del 36,5%.

In estate il picco massimo di occupazione

Il picco massimo di occupazione è stato registrato nei mesi estivi ed in particolare ad agosto, con 1.274.403 lavoratori occupati, e a luglio con 1.217.178 unità. Il numero più basso di lavoratori, invece, si è concentrato nei mesi del lockdown con appena 395.077 occupati ad aprile e 653.336 a maggio. Anche nei mesi di minore stagionalità, nel 2019 il numero di occupati non era mai sceso sotto il milione. Anche per quanto riguarda le aziende è stato nei mesi estivi che sono stati registrati i numeri più alti: 204.025 realtà attive ad agosto, seguito da luglio che ne ha contate 200.140. Nel mese di aprile è stato registrato il dato più basso, con 89.892 aziende. Nel momento di minima attività del 2019 (febbraio) le aziende attive con dipendenti erano più del doppio: 182.244. Rispetto alla dimensione media, infine, è ad agosto che è stata toccata la punta massima con 6,2 dipendenti per impresa. La punta minima è stata registrata ad aprile: 4,4 dipendenti. Particolarmente rilevante è il fatto che nel 2019 la dimensione media minima si era verificata a febbraio (in corrispondenza con la bassa stagione) ed era comunque di 5,9 dipendenti per azienda.

Lombardia, la regione con più occupati

La Lombardia è la regione con più lavoratori dipendenti nel turismo con 171.606 unità. La seconda regione è l’Emilia Romagna con 99.568 lavoratori, terzo il Veneto con 93.962. Seguono, il Lazio che occupa 90.229 lavoratori dipendenti e la Toscana che ne registra 65.578. Rispetto all’anno precedente, solo in queste cinque regioni, sono stati persi quasi 200 mila occupati. Guardando a livello di macro-aree, a soffrire di più sono state le imprese turistiche del Centro Italia, che hanno perso il 29,6% degli occupati. Seguono quelle del Nord Ovest, con un -26,6%, quelle del Nord Est con -25,8% e infine il Sud e le isole con -25,3%.

La provincia con più occupati nel turismo è quella di Milano con 80.108 lavoratori su un totale di 953.548 dipendenti. Al secondo posto si è classificata la provincia di Roma con 72.276 dipendenti. Terza la provincia di Napoli con 34.142 lavoratori nel turismo. Quarta la provincia di Bolzano che ha registrato 26.033 dipendenti e quinta la provincia di Torino con 25.705 dipendenti. Particolarmente rilevante il fatto che Venezia sia uscita da questa classifica in quanto nel 2019 aveva 37.332 dipendenti, mentre nel 2020 sono diventati 24.237.


© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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