Altro decreto, altre polemiche fondate su principi vecchi e nuovi. I ristoratori sono furiosi contro le decisioni del Governo Draghi che ha imposto il coprifuoco alle 22 fino al 31 luglio e non si è ammorbidito sull’apertura dei locali al chiuso: data fissata, 1 giugno e solo a pranzo. La Federazione italiana pubblici esercizi si dice stufa «di pagare per colpe non nostre» spiegando che la scelta del coprifuoco è «scientificamente e socialmente incomprensibile». Non manca, naturalmente, la richiesta di aiuti economici per far fronte ad una crisi che sarà sempre più profonda. L'estate non si avvicina sotto i migliori auspici.
Ora, tutti contro Draghi
Stoppani (Fipe): Esausti di pagare per colpe non nostre
«Abbiamo chiesto di ripartire - dice il presidente Fipe,
Lino Stoppani - ma, alle attuali condizioni del Decreto Legge sulle riaperture, oltre la metà dei Pubblici Esercizi Italiani non può di fatto farlo. Sono scelte che vanno spiegate e vanno spiegate bene,
perché appaiono punitive rispetto a quelle
adottate in momenti più critici dal punto di vista sanitario. Siamo stati i primi a proporre gradualità e regole certe, che tuttavia devono avere un supporto di carattere scientifico. Pur applicando rigorosi protocolli di sicurezza e garantendo il solo servizio al tavolo,
oggi si ritiene che il problema sia l’utilizzo degli spazi interni. Noi siamo
esausti di pagare colpe non nostre, come la lentezza della campagna di vaccinazione e l’impossibilità di controllare il territorio punendo comportamenti scorretti. Se il 15 maggio il Governo ha preso l’impegno di vaccinare tutti gli over 70 di questo Paese, riteniamo giusto che prenda anche l’impegno a riaprire le attività all’interno a pranzo e a cena applicando i rigorosi protocolli già approvati».
Quindi il capitolo
aiuti economici e coprifuoco che in un certo senso vanno di pari passo se si considera che per molti
non converrà nemmeno riaprire senza poter offrire un servizio serale all’altezza della normalità: «
Il coprifuoco alle 22 - prosegue Stoppani - addirittura fino al 31 luglio è
scientificamente e socialmente incomprensibile e incoerente con le finalità che si propone: comprime orari e favorisce comportamenti disordinati e opposti. Siamo esasperati dal ritardo nel comunicare nel dettaglio le misure compensative più volte annunciate.
Le chiusure devono essere accompagnate da sostegni equi, come peraltro suggerito dalla stessa Banca d’Italia nelle audizioni parlamentari. I dichiarati giusti propositi di attivare ristori perequativi, progressivi, selettivi e proporzionati ai danni devono trovare riscontro immediato nei provvedimenti di politica economica del Governo.
Chi è stato maggiormente penalizzato deve essere maggiormente sostenuto».
Lino StoppaniAllarmi e richieste, polemiche e contrarietà che sono sempre appoggiate da numeri da zona rossa per il mondo dei pubblici esercizi: «Il settore dei Pubblici Esercizi - chiude il presidente - elemento fondante dell’identità ed attrattività dell’Italia sta morendo.
Abbiamo già pagato con oltre 22mila imprese chiuse nel 2020, la perdita di 250mila posti di lavoro e ingentissimi danni economici. Oltre al disagio sociale e agli effetti a catena che questo comporta, si sta disperdendo un patrimonio di conoscenze e competenze, di grande valore per il Paese».
Confcommercio: Difficile prendere le distanze da reazioni forti
Da parte delle associazioni di categoria come Fipe - che fino ad ora hanno sempre mantenuto un rapporto diplomatico col Governo, trattando, discutendo, proponendo e accettando anche soluzioni poco vantaggiose ma con la speranza di essere ripagati - la difficoltà ora è continuare a tenere i nervi saldi e a raffreddare i moti di rivolta che sono sorti ormai da qualche settimana. «La categoria è esasperata - ha ammesso
Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana - e forse qualcuno se ne rende conto.
Difficile prendere le distanze, come abbiamo fatto fino a ora, da chi minaccia reazioni forti. Vorremo vedere i dipendenti pubblico o comunque chi ha un reddito fisso se, da 14 mesi, non gli fosse pagato lo stipendio. È indispensabile un cambio di rotta rispetto alle chiusure di poche attività, le nostre» .
Anche i bar confusi sulle norme
Decisioni che toccano i ristoranti, ma anche i bar sempre più confusi su quello che si potrà e non si potrà fare: «Un disastro, da quello che abbiamo letto in bozza la norma, per come è scritta,
risulta inapplicabile per la maggior parte dei bar: una commistione tra servizio d’asporto e servizio al tavolo esterno che è impossibile da gestire. Queste nuove linee guida autorizzano la riapertura solo sulla carta, ci sembrano una vera e propria lavata di mani da parte del Governo», ha affermato
Alessandro Simone, vicepresidente Fiepet Genova a
Il Secolo XIX.
Tutto il mondo dell'accoglienza colpito
Ma le decisioni che colpiscono la ristorazione hanno
ripercussioni su tutto il mondo dell’accoglienza. Come ormai ribadito turismo e ristorazione non possono pensare di viaggiare su binari paralleli, uno deve trascinare l’altro; ma se uno dei due settori zoppica, anche l’altro crolla. Figuriamoci se entrambe sono stati falcidiati. «Purtroppo - spiega
Corrado Bombaci della Pizzeria Villa Zuccaro in Sicilia - devo dire che si riparte tra mille incertezze e l’assenza di indicazioni chiare. Considerato che i nostri clienti sono turisti che provengono da ogni parte del modo e da tutta la Sicilia, se alla riapertura non saranno consentiti gli spostamenti, per noi di Villa Zuccaro e
per tutti i ristoratori di Taormina sarà la fine. Come tutti i locali dell’enogastronomia italiana, anche noi di Villa Zuccaro siamo pronti, già da tempo, a ripartire nel rispetto delle regole anti-covid. Abbiamo investito nella rimodulazione degli spazi (disposizione dei tavoli e dei posti a sedere) per garantire, in qualsiasi situazione, un distanziamento non inferiore a 2 metri e comunque tra i clienti, durante il pasto, una distanza in grado di evitare la trasmissione del virus, inclusa la trasmissione indiretta tramite stoviglie e posaterie. Villa Zuccaro, oltre ad una sala al chiuso, è dotata di tre terrazze dislocate su diversi livelli di cui una rinchiusa con vetrate scorrevoli e tetto mobile.
Per questa riapertura contiamo di utilizzare le tre terrazze per un totale di 150 posti a sedere».
Corrado Bombaci
La preoccupazione del turismo
Insomma, mentre l’estate come periodo di avvicina,
l’estate come programma, come momento di vacanza, come parte più bella e ricca dell’anno si allontana: «Regole restrittive che permangono e che chiaramente si pongono in antitesi con il concetto di vacanza - ha dichiarato
Nicola Farruggio, vicepresidente vicario di Federalberghi Sicilia - e che non possono essere in linea alle certezze delle iniziative di promozione che gli operatori preparano per i potenziali vacanzieri.
La Sicilia purtroppo si trova ancora in ritardo sulla tabella di marcia auspicata anche se resta ancora tra le destinazioni particolarmente gettonate per questa estate. Ovvio che proporre una stagione estiva a mezzo regime ci pone battuti in partenza, anche sotto questo aspetto, rispetto ad altre mete estive che garantiscono aperture no limit, come molte destinazioni nel Mediterraneo. Serve pertanto una politica protezionistica da parte del Governo, per sostenere il settore.
Viaggiare in Italia deve essere lo spot di questa prossima stagione che si preannuncia comunque più complicata del2020, malgrado i vaccini».
Stessa cosa in Veneto: «Se non altro ci si attendeva, a distanza di un anno, uno stato più avanzato della campagna vaccinale, attualmente a rilento più che altro per mancanza di vaccini, con l’avvio dello step riservato finalmente anche ai lavoratori del turismo.
Invece sulle riaperture incombono ulteriori complicazioni. Inoltre, le limitazioni imposte all’offerta della ristorazione, fa camminare con una gamba sola quegli alberghi che non dispongono di ristorazione interna, in particolare nelle città d’arte», ha affermato alla Nuova Venezia
Massimiliano Schiavon, presidente di Federalberghi Veneto.
«Qualcosa deve accadere, se c'è
qualcuno al Governo che ha un po' di buonsenso lo usi e batta un colpo. Il turismo sta per morire», ha affermato
Gianni Indino, presidente della Confcommercio di Rimini ma anche del Silb Emilia-Romagna. «Possibile che la Regione investa sui mercati tedeschi con le proprie aziende di turismo e poi tutto venga vanificato da uno sguardo miope di questo Governo che ancora non abbiamo capito bene cosa vuol fare? Possibile che l'unica possibilità sia data dall'allungare “il brodo” del coprifuoco dalle 22 alle 23?
Il nostro turismo ha bisogno di certezze».
In tutto questo c’è grande solidarietà tra ristoratori: «Il 26 aprile - ha annunciato il presidente di Tni Italia,
Pasquale Naccari - i ristoranti saranno tutti chiusi, in segno di solidarietà nei confronti di quei colleghi che non hanno tavolini all'aperto. La categoria deve stare unita.
Stiamo chiusi e chiediamo al Governo di riaprirci tutti, dentro e fuori, dal 1 maggio, perché sia davvero la Festa dei lavoratori».