Da quando la Grecia e poi a seguire la Spagna hanno lanciato (e messo in campo) l'idea di rendere Covid-free le isole turistiche per iniziare a programmare l'estate, anche l'Italia - con il ministro Massimo Garavaglia in testa - ha iniziato a riempirsi la bocca con questa definizione senza però considerare le condizioni diverse e dimenticandosi, ancora, della montagna, ma anche dei borghi, delle aree collinari, della campagna con gli agriturismi che in questo caso si ritrovano a soffrire e a rischiare di scomparire.
Il Belpaese ha bisogno di una strategia di ripartenza uniforme che ragioni per località, non per isole. Non è fattibile e non fa bene a nessuno. Italia a Tavola propone di "immunizzare" tutte le aree vocate al turismo tenendo proprio ben saldo il concetto di località, senza lasciare indietro nessuno, da Nord a Sud, isole comprese sia chiaro. In particolare affrontiamo in questo articolo la questione della "bistrattata" montagna con l'intento di dare spazio agli addetti ai lavori da qui ai prossimi giorni con reazioni, impressioni, progetti, riflessioni e raccogliere critiche, lamentele e nuovi spunti da sottoporre alle istituzioni, spesso lontane dalla realtà dei fatti e dalle necessità del comparto.
Si parli di località Covid-free
Immunizzare le isole? Impossibile
L'immagine dell'
estate è sicuramente quella del
mare, ma solo in un immaginario comune pre-Covid che ormai è stato scardinato e deve essere necessariamente rivisto, ribaltato, aggiornato, reso al passo coi tempi. Perchè, dunque, parlare di isole Covid-free? Quale è il senso e
quale l'obiettivo di voler immunizzare le isole italiane? Teoricamente può sembrare immediato e più semplice vaccinare tutti quelli che abitano su un'isola perchè in numero minore e perchè - appunto - isolati. L'idea di poter selezionare gli arrivi, di
tamponare tutti e di tappezzare il territorio di
vaccini però è più teorica che pratica.
La Sardegna, la prima regione (isola, non per caso) a sperimentare per qualche giorno la zona bianca ha miseramente fallito nonostante tutti i buoni propositi e ora è una delle sole tre regioni in zona rossa. Perchè? Perchè l'Italia non è la Grecia, la popolazione di
Mykonos (solo per fare un esempio) è pari a 10mila persone; la Sardegna va oltre il milione e mezzo. E, senza andare agli estremi, la media abitanti delle isolette greche non è paragonabile a quelle italiane. La
Campania, che ha subito detto di voler immunizzare le sue isole, rischia di sbagliare ancora.
Capri con 7mila persone forse si può salvare, ma
Ischia ne ha 70mila. E poi, come ci si arriva lì? Passando per
Napoli, una città metropolitana che invece che filtrare rischia di fare da diffusore di virus per l'alto numero di abitanti e contatti. Ma
lo stesso vale per la Sicilia e anche per il Lazio. Poche sono le isole raggiungibili in aereo a differenza della Grecia, troppe quelle a cui si può accedere solo tramite traghetti che l'estate scorsa erano finiti nella bufera per protocolli di sicurezza dubbi applicati a bordo.
Errore grave creare un turismo a due velocità
Ecco allora che puntare sulle isole Covid-free si rivela infattibile,
ha fatto bene il governatore dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini che sulla questione ha detto: «Mi auguro che Garavaglia rigetti la proposta di "isole covid free"» spiegando che non si possono dare privilegi ad alcune località piuttosto che ad altre, tipo la "sua" Emilia-Romagna. Ma il dibattito sulle isole Covid-free apre uno storico
nervo scoperto del turismo italiano: lo squilibrio, la poca oculatezza, la creazione di scontri intestini, il dimenticarsi delle meraviglie che abbiamo e che non vengono mai abbastanza valorizzate. Tipo, la
montagna. Il boom di prenotazioni in alta quota l'anno scorso non sembra aver insegnato nulla al Governo che ancora non ha capito la centralità di quel tipo di
turismo, oggi più che mai lanciato per via delle favorevoli condizioni in ottica anti-Covid.
Gli addetti ai lavori non si scompongono più di tanto, sono abituati ad essere considerati "
di serie B" e poco li sorprende il fatto che non sia stato fatto nessun particolare ragionamento sull'estate montana. Del resto, è ancora fresca la
frustrazione di un inverno completamente andato in fumo per via di promesse non mantenute,
ristori che ancora devono arrivare e chiusure difficili da comprendere per cui, come si usa fare in quota, ci si rimbocca le maniche e ci si arrangia da soli, con ottimismo, fiducia, previdenza.
Si parli di vaccini anche nei piccoli paesi di montagna
Ma questo rischia di non bastare. Se il vaccino è il pass per uscire dalla crisi, il
Governo deve prevedere da subito - in ottica estate - un piano per tutte le località turistiche. Si ragioni, dunque, per località Covid-free e non per isole. Per la
montagna è anche più facile, le località più ambite sono spesso isolate più di ogni isola, si raggiungono con mezzi propri e non con traghetti e le strade che portano a destinazione sono poche, spesso due, a cavallo di un
passo alpino, appenninico o dolomitico. Possibile non averci pensato?
Perdere questa occasione di un reset generale e pensare di ripartire ancora da una visione miope del turismo, approssimativa di ciò che il settore porta al Pil italiano significa condannare a morte una bella fetta di economia e di prestigio del nostro che è - per ora - un Belpaese. Lasciar morire il
turismo montano o marittimo significa rischiare di impoverire e
desertificare non solo i centri storici, ma anche le altre nostre perle.