Il ministro del Turismo, Massimo Garavglia non ha convinto gli agriturismi che si sentono ancora abbandonati e senza strategie di uscita davanti. Una posizione doppiamente aggravata dalla natura dell'attività che accorpa ristorazione, accoglienza e produzione. Insomma, macchine complesse i cui proprietari chiedono maggiore attenzione al Governo.
Isvra: «Nessuna proposta concreta dal ministro»
In particolare, a deludere gli agriturismi è stata
l'audizione di Garavaglia del 16 marzo in cui ha esposto le
linee programmatiche del suo neonato dicastero. Peccato che per
Mario Pusceddu, presidente di Isvra (Istituto italiano per lo sviluppo rurale e l'agriturismo), le parole del ministro non siano suonate come vere e proprie strategie quanto delle «vaghe
buone intenzioni, che gli operatori sentono annunciare da anni. Evitiamo di alimentare
illusioni». Detto diversamente: «Non c'è una sola
proposta concreta e poi, a seguire, un invito a prenotare le vacanze estive senza alcun ragionevole presupposto», ha aggiunto Pusceddu.
Agriturismi contro il ministro Garavaglia«Bisogna prepararsi a provvedimenti
immediati, le buone idee per dopodomani lasciamole alle prospettive di lungo periodo. A breve termine non si sa cosa fare, se non vuoti proclami, che già abbiamo visto dove portano», gli ha fatto eco
Giorgio Lo Surdo, direttore di Isvra.
I temi toccati da Garavaglia in audizione
Durante l'
audizione di Garavaglia, il ministro aveva toccato diversi
temi. Il primo riguardava l'
organizzazione del nuovo ministero che, ereditando la materia di competenza da altri dicasteri, si è trovato con «risorse importanti, anche ingenti, che sono ancora da distribuire. Questo vuoi per mancanza di norme o complicazione stessa delle norme esistenti, vuoi per l'esiguità dell'apparato che finora segue il turismo, vuoi per la normale burocrazia nel senso peggiore del termine. Abbiamo queste
risorse e il nostro obiettivo è distribuirle il più velocemente possibile e nel modo più equo possibile».
Denari a cui si dovrebbero aggiungere anche i
fondi europei: «L'obiettivo generale - aveva detto il ministro - è rafforzare la capacità produttiva dell'
industria del turismo che in questo momento ha bisogno di una cosa molto semplice: comprare tempo. In questo momento difficile il nostro obiettivo, quindi, è tenere in vita più aziende possibile e rafforzare le nostre
aziende anche dal punto di vista patrimoniale, non solo con interventi finanziari a debito».
In secondo luogo, il ministro si era impegnato per «per fare ripartire tutti i
flussi turistici possibili sia interni che internazionali» per la stagione estiva, subito dopo Pasqua.
Possibilità azzerata dal nuovo Dpcm in vigore dal 7 al 30 aprile.
Nelle parole di Garvaglia, poi, anche la volontà di cogliere le opportunità dei
grandi eventi (Giubileo 2025 e Olimpiadi invernali 2026) e della
digitalizzazione («Si vuole realizzare un ecosistema digitale - dire portale è riduttivo - che diventi poi il soggetto aggregatore di tutto»).
Gli interrogativi ancora aperti
Dall’audizione appena riassunta, secondo la valutazione di Isvra, emergono esclusivamente
generalizzazioni, anche dall’unico punto che sembrerebbe stringente: la prossima stagione turistica ormai alle porte. In particolare, Isvra commenta negativamente la mancanza di chiarezza circa le
modalità concrete di
rilancio: quali sono? Come saranno eseguite?
Chi garantirà la sicurezza del turisto nel periodo pandemico? Inoltre, Garavaglia non avrebbe minimamente citato il settore agrituristico (molto caro invece al collega leghista Gian Marco Centinaio che aveva "sposato" le competenze di agricoltura e turismo nello stesso dicastero).
Per Isvra, quindi, è chiaro che Garavaglia stia solo «prendendo tempo». Nella speranza, però, che l'idea di
turismo di oggi non sia quella che l'anno scorso ha di fatto vanificato le rinunce dei tre mesi di lockdown precedenti.
Le ricadute sulle specialità agroalimentari
Il temporegiamento e l'indecisione del Governo in generale e del ministro Garavaglia in particolare, però, non pesano solo sul comparto turistico in senso stretto. Com dimostrano le proteste degli agriturismi, in gioco c'è di più. A confermarlo è la
Coldiretti per cui senza l'assenza di viaggiatori causa il blocco agli spostamenti mette a rischio 5.266
tesori alimentari tradizionali conservati dai piccoli borghi d'Italia.
Le specialità agroalimentari a rischio secondo Coldiretti Oltre ad aver causato un buco da 27 miliardi nelle spese dei viaggiatori, il crollo del turismo straniero (e il blocco di quello italiano) si trasferisce, a valanga, sul territorio e sulla sua proposta
agroalimentare: «Il cibo - ha ricordato Coldiretti in un anota - è diventato la voce principale del
budget delle famiglie in vacanza in Italia con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla
tavola grazie anche un tesoro che può contare su: 1.578 diversi tipi di pane, pasta e biscotti, più di 1.498 verdure fresche e lavorate, 809 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, 503 formaggi, 291 prodotti gastronomici, 170 prodotti di origine animale fra miele e latticini, 166 preparazioni a base di pesci e molluschi, 164 fra birre, bevande analcoliche, distillati e liquori e 49 tipologie di burro e oli.
Eccellenze custodite negli oltre 5mila
piccoli borghi italiani che sull'accogliena fondano parte della propria sopravvivenza. La maggior part si trova in Campania (che ospita 552 specialità), seguita da Toscana (461) e Lazio (436). «Dietro ogni prodotto c’è una storia, una cultura e una tradizione che è rimasta viva nel tempo ed esprime al meglio la realtà di ogni territorio. Risulta quindi necessario valorizzare questo patrimonio anche per aumentare la spinta propulsiva del Made in Italy sui mercati esteri», ha affermato il presidente della Coldiretti
Ettore Prandini.