Dopo le sperimentazioni a livello locale, la Iata (l’associazione internazionale del trasporto aereo)è pronta ad estendere l’utilizzo del travel pass a livello globale. Prima rotta: Londra-Singapore della Singapore Airlines. Dal 15 al 28 marzo, infatti, chi vorrà prenotare un test o tampone prima del proprio volo, ricevere i certificati dei controlli sanitari e condividerli con la compagnia aerea con cui intende volare potrà farlo via app.
Dal 15 al 28 marzo la Iata introduce il travel pass sulla rotta Londra-Singapore
Travel pass sì, passaporto vaccinale non ancora
«Il travel pass è un supporto decisivo per la riapertura in sicurezza delle frontiere», ha affermato Alexandre de Juniac, direttore generale di Iata. Certo, in attesa che i vaccini dispieghino tutti i propri effetti, «bisogna estendere in modo massiccio i test rapidi prima del volo, per avere voli Covid tested ed eliminare le quarantene per chi fa voli internazionali. Una prospettiva ancora lontana e che necessiterebbe della cooperazione di tutti i Paesi.
Per andare incontro alle diverse velocità di risposta alla pandemia dei singoli Stati e favorire la ripresa del traffico aereo (per ora ancora lontana: -72% di domanda di voli globale a gennaio 2021 rispetto allo stesso mese del 2019), la Iata ha quindi deciso di introdurre il travel pass che «non è un passaporto vaccinale», ha precisato de Juniac. Si tratta, piuttosto, di un wallet come quello in cui salviamo le boarding pass, le tessere sconto dei supermercati o le varie carte di credito a disposizione. All’interno dell’app, infatti, verranno salvati i certificati dei test anti-Covid (attualmente diffusissimi in formato cartaceo e per questo più facilmente falsificabili).
La richiesta di Iata: concordare criteri e standard globali
Falsificazioni o incomprensioni facilitate dalla mancanza di uno standard comune: «Sia chiaro, non chiediamo che sia obbligatorio vaccinarsi per prendere un volo. Queste sono decisioni che spettano ai governi. Sarebbe importante stabilire dei criteri globali comuni e omogenei, sia per i certificati dei test sia per quelli dei vaccini, cosa che oggi purtroppo non riscontriamo», ha sottolineato de Juniac.
L'esperimento sardo
In Italia, la frontiera dei viaggi è rappresentata dalla Sardegna che dall'8 marzo ha dato avvio a una campagna di screening per i passeggeri in arrivo sull'isola. Porti e aeroporti i luoghi adibiti ai test secondo un protocollo che prevede la dimostrazione del proprio stato di salute attraverso tre modi: certificato di avvenuta vaccinazione, risultati di un test molecolare non più vecchio di 48 ore dal momento della partenza, test rapido all'arrivo. Volendo, ci sarebbe anche la possibilità di sottoporsi in un secondo momento al test ma questo rende obbligatorio l'isolamento domicialiare del soggetto.
Il protocollo, introdotto dal governatore della Regione Christian Solinas, punta a entrare a pieno regime per la stagione estiva così da evitare quanto visto lo scorso anno. Nel frattempo, però, nel solo primo giorno di test, è stato individuato un solo positivo su 2.506 passeggeri sbarcati. Di questi, poco meno della metà, 1.157 persone, si sono sottoposte al tampone antigienico all'arrivo mentre tutti gli altri vantavano un certificato.
Il resto del mondo viaggia a diverse velocità
Sul tema dei controlli per i viaggi in sicurezza e l'introduzione del passaporto sanitario, le posizioni a livello globali sono ancora disomogenee. In Europa, per esempio, trovato l’accordo, si sta lavorando per rendere operativo il passaporto vaccinale per viaggiare entro tre mesi, giusto in tempo per l’estate. Nel mentre, a conferma che questa è la strada giusta che ci porterà non solo fuori dall’incubo ma anche verso il ritorno alla normalità, gli Usa mettono nero su bianco che «i vaccinati possono riunirsi al chiuso e senza mascherina». A dirlo è stato il sito del Centers for Disease Control and Prevention, l'agenzia federale parte del Dipartimento della Salute, in pratica la massima autorità sanitaria federale.
Nel capitolo “What's Changed (Cosa cambia)” l'agenzia federale scrive, infatti, che chi è stato completamente vaccinato (trascorse cioè due settimane dall'inoculazione della seconda dose dei vaccini bi-dose: quindi quelli di Pfizer o Moderna, dato che AstraZeneca negli Stati Uniti non è ancora stato approvato. Oppure trascorse due settimane dall'inoculazione del vaccino monodose di Johnson&Johnson) può incontrare altre persone vaccinate, anche al chiuso, e senza la necessità di indossare una mascherina. E nello specifico: può riunirsi in casa con persone completamente vaccinate senza indossare una mascherina; radunarsi in casa con persone non vaccinate di un'altra famiglia (ad esempio, visitando parenti che vivono tutti insieme) senza mascherina, a meno che una di quelle persone o qualcuno con cui convivi abbia un aumentato rischio di malattia grave da Covid-19; se si è stati con qualcuno che ha il Covid-19, non si è obbligati a stare lontano dagli altri o a fare il test, a meno che non si abbiano sintomi.