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Storytelling e tour su misura: la nuova immagine delle guide turistiche

Una categoria in sofferenza che ha visto azzerare gli introiti nel 2020. Ma che nella crisi sta trovando il modo di rilanciarsi attraverso il contatto diretto con il cliente e svecchiandosi con i social. In attesa che Governo e Regioni facciano la loro parte con la riforma del settore tanto auspicata e con una promozione nazionale.

di Jenny Maggioni
Giornalista redattrice
 
21 febbraio 2021 | 08:30

Storytelling e tour su misura: la nuova immagine delle guide turistiche

Una categoria in sofferenza che ha visto azzerare gli introiti nel 2020. Ma che nella crisi sta trovando il modo di rilanciarsi attraverso il contatto diretto con il cliente e svecchiandosi con i social. In attesa che Governo e Regioni facciano la loro parte con la riforma del settore tanto auspicata e con una promozione nazionale.

di Jenny Maggioni
Giornalista redattrice
21 febbraio 2021 | 08:30
 

Il 21 febbraio è la Giornata internazionale della Guida Turistica, istituita nel 1990 dalla World Federation of Tourist Guide Associations e promossa in Italia dall’Associazione Nazionale Guide Turistiche. Ma sebbene, soprattutto ai non addetti al settore, potrebbe sembrare una giornata che mette d’accordo tutte le associazioni, in verità sono in molte le guide che non vi aderiscono.

Ma al di là di questo, soprattutto in questo anno nero per il turismo, e per tutti i suoi componenti, è comunque una buona occasione per mettere sotto i riflettori una categoria di professionisti così importante per il turismo italiano. Anzi che, sotto molti aspetti, se da ora in poi le guide venissero promosse nel giusto modo, magari con alcuni cambiamenti che ne “svecchino” agli occhi dei più l’immagine noiosa da gita scolastica, potrebbero essere un elemento chiave per la ripresa del settore. In un’ottica, quando si potrà, soprattutto di richiamo dei turisti stranieri.

Storytelling e tour su misura Le nuove guide turistiche

La guida è l’unica figura che dialoga a 360 gradi con tutte le parti in causa

Nuove opportunità per la professione
Ed è da questo input positivo che vogliamo partire. Perché come ha spiegato Claudia Sonego, vice-presidente di Gti (Guide Turistiche Italiane) a Italia a Tavola, la crisi c’è ed e innegabile, ma «come si dice, dalle grandi crisi nascono grandi opportunità».
 
E la prima grande occasione da cogliere è «imparare ad attarsi. La situazione che stiamo vivendo ci sta aprendo anche a nuovi scenari. Le guide turistiche e gli accompagnatori posso ora fare un ulteriore passo in avanti e riprendersi il ruolo che da sempre gli spetta ma che ora è anche “minacciato” da figure non professionali come, ad esempio, i nuovi “local” o i “city angel”. Anzi in qualche modo “imparare” da loro. Pensiamo ad esempio alla promozione e la presenza sui social. Con le agenzie ferme, le guide, infatti, stanno imparando a proporsi da sole attraverso Facebook e Instagram o anche aprendo blog e siti, parlando direttamente con i loro clienti. Una prassi che noi, come associazione abbiamo sempre cercato di incentivare, ma che ora, un po’ come è successo per gli acquisti online, ha preso il via con la pandemia. Infondo le guide non hanno bisogno di intermediari per vendere il loro servizi. Possiamo anche comprendere l’acquisto dei biglietti dei musei nel nostro pacchetto. Non possiamo includere il ristorante o il servizio di trasporto».

Guide utili anche per la ripresa di ristoranti e alberghi
Però, ci viene da aggiungere, anche sul fronte ristoranti, o alberghi, le guide turistiche sono comunque un perno per la possibile ripresa. Chi non si fiderebbe del consiglio di una guida esperta su dove poter godere della vera cucina locale dopo la visita al museo al parco archeologico? O chi non sceglierebbe un albergo dopo aver letto un feed di un accompagnatore professionista che racconta un albergo in cui ha passato un fantastico soggiorno?

Professione sempre più tailor made e senza intermediari
«La guida – continua Claudia Sonego – è infatti, se ci pensiamo bene, l’unica figura che dialoga a 360 gradi con tutte le parti in causa, dalle agenzie al cliente finale. E proprio ora che la pandemia ha portato radicali cambiamenti alla nostra professione, con gruppi che necessariamente saranno ridimensionati per il distanziamento, sicuramente andremo nell’ottica di offrire tour sempre più tailor made oltre che consigli mirati per i nostri clienti».

Claudia Sonego - Claudia Sonego - La crisi nera delle guide turistiche «Per lo Stato non contiamo nulla»
Claudia Sonego

E questo appunto può avere ripercussioni positive non solo per il lavoro e la figura della guida stessa, che ricordiamolo è regolarizzata a livello nazionale, ma anche per tutta la filiera del turismo, ristoranti, locali, alberghi compresi, sui quali le guide possono generare indotto.

Occorre promozione nazionale
Per fare ciò, però, sottolinea Claudia Sonego «occorre che le Regioni, ma anche lo Stato, avviino un nuovo modello di promozione del tipo “Visita l’Italia con una guida professionista”. Come, del resto, succede spesso all’estero».

Basta segregazioni per il settore
Questo servirebbe anche a superare uno dei punti cruciali che ruotano intorno al turismo italiano: la frammentazione. «Il turismo è competenza regionale – spiega la vice presidente – Ma servirebbe unità a 360 gradi. Per quanto riguarda le guide e gli accompagnatori, ad esempio, sono professionisti a livello nazionale. Ma poi contro di questo principio giocano le decisioni diverse prese da una Regione all’altra».

Non tutte le Regioni hanno dato i Ristori
Fatto che si è visto bene per quanto riguarda ad esempio i Ristori: «Il 2020 è stato disastroso per noi con redditi a zero. Ma le guide e gli accompagnatori sono stati inseriti solo successivamente in un Decreto Ristori che, in due trance a fine dicembre ha riconosciuto 7mila euro a tesa per 6mila guide e accompagnatori con partita Iva. Di certo un buon lavoro del Governo, ma dopo un percorso lungo e farraginoso. Cosa che non possiamo dire però di alcune Regioni. Perché se ci sono state Regioni virtuose (come, ad esempio, Marche, Toscana e Campania o la Sicilia che ha utilizzato i fondi europei per voucher a sostegno della categoria) altre, come il Veneto, non hanno riconosciuto alcun ristoro alle guide e agli accompagnatori con partita iva».

Serve subito una riforma
La soluzione, dunque, è che si rimetta in moto quella riforma che le associazioni di categoria avevano chiesto, e quasi ottenuto dal vecchio Governo, e che ora più che mai, tra azzeramento del lavoro, segregazione del comparto, impossibilità di accedere alla professione (per via del blocco agli esami di stato) e mancanza di un piano di rilancio, si fa sempre più impellente.

Preoccupa la divisione del ministero del Turismo e della Cultura
Ma a preoccupare ulteriormente la categoria è ora anche la divisione del ministero del Turismo da quello della Cultura: «Noi abbiamo forti perplessità sulla divisione dei due Ministeri – spiega - Claudia Sonego - Confidiamo che alla base di questa scelta, in un paese a fortissima vocazione turistica determinata dalla presenza di un eccezionale patrimonio culturale, vi sia l’obiettivo di fare davvero filiera in un settore fin qui trattato a compartimenti stagni: mare, montagne, città d’arte, prossimità. E con attori spesso messi in competizione: ricettori, ristoratori, tour operator, guide turistiche. Ma la cultura in Italia è turismo. Soprattutto, con l’enogastronomia, è il primo attrattore per il turista straniero. La cultura è a tutti gli effetti un business turistico. Quindi perché queta ulteriore frammentazione in uno scenario italiano già così diviso? La separazione è sempre deleteria. Serviva unione».

Ma nonostante questo, la vice presidente guarda il futuro con positività. Del resto, c’è già un raggio d’azione in cui potersi muovere, in vista della primavera e dell’estate, pandemia, colori e Rt permettendo: «Per prima cosa bisognerebbe aprire i musei, dove è possibile, anche nei weekend, non solo in settimana. Ma soprattutto possiamo, e dobbiamo, promuovere quei luoghi, come la gran parte dei siti archeologici italiani, che sono all’aria aperta, spesso in campagna, dove il distanziamento è naturale. E affidarsi alle guide esperte che, come i musei, conoscono e applicano con scrupolo e da professionisti i protocolli anti Covid».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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