Le aziende del turismo sono a rischio. L’aumento dei contagi e le misure di contenimento necessarie per fermarlo, rischiano di mettere in ginocchio un comparto che ancora risente delle ricadute economiche legate alla pandemia. «Le sofferenze (ossia i debiti difficilmente riscuotibili, ndr) nel comparto alloggio-ristorazione in ottobre hanno ripreso ad aumentare: è un segnale da non sottovalutare», è stato il commento di Giuseppe Arleo, coordinatore dell'Osservatorio Next Generatiom del think tank Competere.eu.
Dopo chiusure e mancati incassi, per bar e ristoranti il nuovo spauracchio sono le sofferenze bancarie
Nuove restrizioni rischierebbero di riportarci a ottobre 2020
Il rischio, infatti, è che se non si sta attenti si ritorni indietro di un anno, alla terza ondata iniziata a ottobre e proseguita per tutto l'inverno impattando negativamente su Natale, Capodanno e in generale tutto il turismo invernale legato a sci e montagna (oltre che alle città d'arte). Una situazione che, peraltro, andava a sommarsi alle chiusure della primavera 2020 «che hanno determinato un crollo dell'economia, con il Pil in diminuzione di quasi il 19%, con effetti devastanti sul sistema produttivo italiano», ha ricordato Arleo. Per farvi fronte, il Governo optò per una serie di misure di sostegno finanziario, come le garanzie e le moratorie sui prestiti. Risultato? «L’indebitamento delle imprese è così notevolmente aumentato, in particolare per i settori più colpiti dalla crisi soprattutto alloggio e ristorazione ma anche commercio e automotive, i quali a fronte di una riduzione del cash flow hanno dovuto fare maggiormente ricorso al prestito», ha risposto Arleo.
Turismo e ristorazione, settori indebitati
Detto diversamente, nel 2020 i prestiti al settore degli alloggi e della ristorazione sono aumentati di 6 miliardi di euro a fronte di flussi di cassa negativi per oltre 10 miliardi. A ottobre del 2021 lo stock complessivo di debiti al comparto alloggio-ristorazione ammontava a poco più di 37 miliardi di euro. Insomma, inutile nasconderlo, la situazione patrimoniale per alcuni comparti è notevolmente peggiorata, con rischi per la capacità di investimento e per la solvibilità nel medio termine. Anche perché, come ha ricordato Arleo, «gli anni di cash flow necessari a ripagare il debito sono più che raddoppiati: per il comparto alloggio e ristorazione è stato stimato un aumento a 5,9 anni». Non sorprende, quindi, che dopo la fase acuta della pandemia, circa il 45% delle imprese italiane sia strutturalmente a rischio di chiusura. Un percentuale che cresce fino al 78% delle imprese ricettive e al 95% di quelle della ristorazione.
Giuseppe Arleo
Priorità: evitare le insolvenze. Ecco come fare
E qualche scricchiolio si inizia già a sentire. I crediti in sofferenza, ossia quei crediti la cui riscossione non è certa, nel comparto alloggi e ristorazioni sono ancora elevati e in aumento a ottobre 2021 rispetto a settembre 2021, per la prima volta da circa un anno: ammontano secondo Banca d’Italia a 1,53 miliardi di euro da 1,51 a settembre, seppure in diminuzione di circa un terzo rispetto a un anno fa quando erano 2,3 miliardi a ottobre 2020. «È un segnale ancora di difficile interpretazione ma potrebbe evidenziare un aumento delle difficoltà delle imprese del comparto turistico, che potrebbe aggravarsi nei prossimi mesi. Nuove misure restrittive rischiano di fare risalire le sofferenze in un comparto già duramente colpito. Per questo è opportuno agire con oculatezza, garantendo la continuità dell’attività economica salvaguardando la salute dei cittadini», ha commentato Arleo. Per le istituzioni, quindi, la priorità è solo una: passare dalle strategie per affrontare la crisi di liquidità a quelle per evitare possibili insolvenze da parte delle imprese.
Come fare? «Incentivare il rafforzamento patrimoniale tramite la raccolta di capitali privati; favorire la rapidità e l’efficacia dei processi di ristrutturazione del debito per le imprese con prospettive di rilancio, in modo da garantire la continuità delle attività aziendali e migliorare le procedure per la gestione delle crisi d’impresa», ha concluso Arleo.