Un solo obiettivo: «Non possiamo richiudere, nemmeno per un minuto». Questo è quello che la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) - attraverso il presidente Lino Stoppani - ha voluto esprimere con decisione a Roma, nel corso dell'assemblea dal titolo "Ristorazione, agroalimentaree turismo: un patto per il paese” organizzata dalla stessa Federazione e trasmesso sui canali social e sul sito di Italia a Tavola (qui di seguito il video completo dell'incontro). Un appuntamento in cui si è ribadito come la ristorazione sia pronta ad andare oltre l'ultimo periodo caratterizzato dalla pandemia per riprendere il proprio ruolo strategico di punto d'incontro tra le filiere dell’agroalimentare e del turismo proponendo la formazione di un tavolo di coordinamento ad hoc. Il tutto a patto che la risalita della curva dei contagi non porti a nuove chiusure.
Presente per l’occasione, che ha portato alla firma della "Carta dei valori" della ristorazione italiana, il ministro al Turismo, Massimo Garavaglia. Mentre quello allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha dovuto mancare all'appuntamento per impegni istituzionali. Due figure che, in un momento delicato per la ripartenza (vista la ripresa dei contagi e il rischio del ritorno della zona gialla se non arancione per alcune regioni) hanno l’onere e l’onore di instradare l’Horeca verso una ripresa stabile.
Massimo Garavaglia, Lino Stoppani e Carlo Sangalli
Stoppani: Nessuna chiusura dei pubblici esercizi
Il presidente della Fipe, Lino Stoppani, ha fatto leva sul valore sociale dei pubblici esercizi per ribadire con forza, in un momento in cui si torna a parlare di chiusure per via dell'innalzamento dei contagi, la centralità che essi hanno sull'economia italiana, sulla qualità della vita degli italiani e su tutto l'indotto che generano, soprattutto a livello turistico. «Abusivismo e pirateria sono stati favoriti dalla chiusura dei locali da ballo che hanno pagato più di tutti in questo periodo di chiusure. Così la chiusura prolungata di bar e ristoranti che ha generato problemi nelle città, nei centri storici, strozzando la filiera intera agroalimentare già a monte. I consumi fuori casa sono diminuiti dieci volte tanto rispetto al periodo pre-pandemia segno che l’impatto della ristorazione è centrale sul Sistema Italia: per questo pensare di chiudere ancora le attività non è da prendere in considerazione».
Uno scenario nero che si può rendere limpido con il gioco di squadra sul quale il presidente ha insistito a più riprese citando anche Mario Draghi: «Andare da soli non è un'opzione», ha detto Stoppani rifacendosi all'espressione usata dal premier nell'ultimo G20. Giocare di squadra significa eliminare le frizioni all'interno della filiera, ma anche avere il supporto del Governo. In che modo? «Serve un tavolo - ha detto Stoppani - che faccia da regia su tutto ciò che riguarda la ristorazione. Risolverebbe molti problemi, eliminerebbe le frizioni all'interno della filiera ed eviterebbe che i molteplici discorsi che subentrano nelle politiche di settore si disperdano tra i vari ministeri. Serve un tavolo che impedisca alle regole di essere asimmetriche e che scivolano poi nella concorrenza sleale, nella mala movida, nella despecializzazione, nella dequalificazione, favorendo le infiltrazioni mafiose».
Stoppani a questo proposito non ha potuto fare a meno di ricordare la preoccupante emorraggia di competenze e la difficoltà atroce nel trovare personale, problema che si risolve dando «stabilità e chiarendo tante incertezze che ora regnano sul settore, ma soprattutto ponendo grande attenzione al contratto collettivo che è prossimo al rinnovo (e la cui scadenza è fissata per il 31 dicembre, ndr). Un contratto che deve rinnovarsi senza ideologie, come quelle che hanno portato all'eliminazione dei voucher e che deve occuparsi dell'imprenditoria femminile, colpita da penalizzazioni di genere e anagrafiche».
In chiusura Stoppani, dopo aver teso una mano d'aiuto ai balneari che si trovano in un «limbo di regole e confusione che non aiutano uno dei settori più importanti per l'Italia», ha spinto sulla possibilità di concedere spazi pubblici per i dehors ai locali, avvertito la platea sui rischi dell'inflazione («Le nostre imprese stanno registrando forti tensioni sui prezzi di acquisto delle materie prime e in taluni casi difficoltà di approvvigionamento ed è pertanto necessario un attento presidio da parte del Governo proprio per contrastare eventuali fenomeni speculativi») e attaccato le numerose manifestazioni no-green pass che «rischiano di vanificare il grande lavoro fatto contro il virus».
In gioco c'è il ritorno al livello pre-pandemia dei consumi degli italiani. Nel 2021 la spesa per i consumi alimentari fuoricasa tornerà a oltre 63 miliardi di euro, con un incremento del +17,2% rispetto al 2020, ma ancora sotto i livelli pre-covid per oltre 20 miliardi di euro. Una mancanza a cui si aggiunge anche quella relativa ai turisti. Prima della pandemia, infatti, la sola spesa turistica destinata alla ristorazione valeva 18,5 miliardi di euro, con 8,4 miliardi di euro garantiti dal turismo straniero, con un valore aggiunto pari a circa 7 miliardi.
Anche Bruno Vespa contro nuove chiusure
A rilanciare le parole e le prospettive di Stoppani ci ha pensato anche il giornalista Bruno Vespa, da qualche anno impegnato in prima persona nel settore della ristorazione, dell'ospitalità e della produzione agroalimentare: «Qui tra voi mi sento a casa non solo grazie alla mia attività in Puglia. Ma soprattutto in quanto italiano. I momenti di chiusura dei vostri locali sono stati momenti di privazione di vita. Quella privazione non può tornare. Non si potrà mai più chiudere, nemmeno per un momento, neppure per un ora».
Carlo Sangalli: «Ripartiamo dalle 4C: collaborazione, competenze, cultura e coraggio»
Prima di Stoppani aveva aperto l'incontro il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli che ha ricordato il ruolo dei pubblici esercizi in seno all'associazione di rappresentanza e nel tessuto economico-sociale delle città: «Bar, ristoranti e pubblici esercizi sono il simbolo dell'economia della convivialità, un'economia diffusa che disegna spazi e scandisce i tempi della comunità. Tanto nei piccoli centri quanto nelle grandi città. Per questo abbiamo ribadito come le proteste no green pass dei giorni scorsi abbiano danneggiato le attività. Mentre la Fipe è stata, nei mesi più difficili della pandemia, un simbolo si possa manifestare con forza e dignità senza danneggiare il prossimo». Il tutto mettendo al riparo le diverse destinazioni del territorio dal rischio di «deprimere l'attrattività turistica».
Soprattutto ora che la ripresa (con un Pil previsto in crescita di oltre il 6%) si tocca con mano. «L'Italia si è rimessa in moto. Nel 2023 recupereremo i livelli pre-crisi a livello di consumi. Ma intanto bisogna far fronte all'inflazione. Per questo siamo convinti che anche nella legge di Bilancio in discussione debba tenere in conto l'impatto della pandemia sul tessuto socio-economico. Io sono convinto che una buona ricetta per la crescita esiste. E la riassumo con 4 C: collaborazione, competenze, cultura e coraggio».
Massimo Garavaglia: «Investimenti, formazione e promozione le leve per ripartire»
A seguire è stato il momento dell'atteso intervento del ministro al Turismo, Massimo Garavaglia che ha presentato gli interventi che il ministero (e il Governo) sta portando avanti. «Dobbiamo investire su noi stessi. Quest'anno il Pil crescerà, sarà una sorta di rimbalzo. E poi? Come fare per trasformare tutto ciò in una crescita duratura? Dipende da noi. Da un lato, spendendo i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dall'altro credere maggiormente nelle capacità del sistema Italia». Più nel concreto, Garavaglia ha indicato quali sono le sfide a breve e lungo termine. Nel primo caso, ci sono i temi delle concessioni balneari e della penuria di forza lavoro: «Stiamo lavorando a risolvere il problema della Bolkenstein che colpisce i balneari. Inutile fasciarsi la testa. Da qui al 2023 c'è tempo. Ma cerchiamo una soluzione che sia definitiva. Abbiamo il dovere di farlo. Così come dobbiamo recuperare forza lavoro già per la stagione invernale. C'è il fondo Nuove competenze al ministero del Lavoro, utilizziamolo per il turismo».
A lungo termine, invece, la questione più rilevante è l'utilizzo dei fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza): «Per il turismo ci sono 2,4 miliardi di euro che poi diventano quasi 7 con l'effetto di leva finanziaria. Questi fondi riguardano anche la ristorazione. Sembrava che non fosse coinvolta, ma c'è», ha confermato il ministro. Digitalizzazione, sostenibilità e investimenti le priorità. Ma anche formazione: «La Spagna ha 60 Its turisti e noi 14 significa che l’Italia non ha investito in questo settore. Iniziamo questo percorso», ha affermato Garavaglia.
Infine, il tema della promozione turistica della destinazione Italia. che deve passare per forza dall'incontro con l'enogastronomia: «Non abbiamo un piano nazionale per l'enogastronomia. Ce l'ha il Camerun ma non l'Italia. Ora lo stiamo preparando per promuovere una delle nostre migliori potenzialità. E ad Alba arriverà il congresso mondiale dell'enoturismo. Si tratta di una prima volta. E noi lo faremo precedere da un evento in ogni Regione così da promuovere il turismo legato al vino e mostrare al mondo le nostre capacità», ha concluso Garavaglia.
Giorgetti dà forfait, ma sul tavolo rimane il tema bollette
Come detto, il collega di Governo Giorgetti ha dato forfait. Un peccato visto le tematiche sul tavolo a cui avrebbe giovato un approfondimento sul tema cruciale del caro bollette. Lo stesso Giorgetti, infatti, proprio ieri ha lanciato un allarme che coinvolge famiglie e imprese: «Serve una riflessione seria sul prezzo dell'energia. È urgente e prioritario sterilizzare questi aumenti che rischiano di mettere in ginocchio famiglie e imprese già nelle prossime settimane». Prospettive quanto mai reali che preoccupano il ministro tanto da invitare tutto il Governo a «dirottare una parte delle risorse della manovra alla riduzione delle bollette energetiche». Nella legge di Bilancio, in verità, sono già stati stanziati due miliardi per affrontare il tema. Ma il rischio è che non possano bastare. E questo nonostante il fatto che il Governo stesso sia già intervenuto in due precedenti occasioni. La prima a inizio luglio (con un plafond di 1,2 miliardi di euro) la seconda ad ottobre (3,5 miliardi di euro).
Dal nutriscore al ministero del Made in Italy, meglio riscoprire le caratteristiche italiane
Maggiore spazio quindi alla tavola rotonda dove sono stati affrontati tre temi: la necessità di un interlocutore unico a livello istituzionale per tutta la filiera, la minaccia del nutriscore e le nuove possibilità per ristorazione (delivery) e turismo (accoglienza nel segno dello stile italiano).
Interlocutore unico
Sul primo tema, la posizione più interessante è stata quella di Marco Lavazza, presidente dell’Unione italiana food: «Piuttosto che un interlocutore unico, sebbene l’idea di un ministero del Made in Italy sia suggestiva, la necessità è che i vari ministeri a cui afferiscono le competenze sulla filiera agroalimentare e dell’ospitalità si parlino di più fra loro, agiscano in modo più concertato dismettendo un’operatività a compartimenti stagni. E da questo punto di vista proprio la filiera è un esempio positivo da seguire. Solo così riusciremo a rafforzare la presenza dei marchi del Made in Italy sul mercato interno e internazionale. Anche perché se c’è un dato positivo da rilevare rispetto al fenomeno dell’Italian sounding, che vale circa 100 miliardi di euro, è che la domanda c’è. Ora bisogna capire come promuoverci al meglio».
Nutriscore
Relativamente al nutriscore, le posizioni più nette sono state espresse da Confagricoltura e Coldiretti. «Il nutriscore dice che una Coca Zero è più salutare dell’olio di oliva. Questo va contro la distintività della qualità italiana, una caratteristica essenziale per fas sì che i nostri prodotti possano vincere la competizione globale mantenendo i volumi attuali. Soprattutto in un momento in cui si parla molto di sostenibilità ambientale, sociale, economica e, perché no, anche nutrizionale. Il consumatore ha bisogno di essere informato soprattutto sulle caratteristiche esclusive che i prodotti agroalimentari Made in Italy possiedono. Questo anche per mettere un freno a quella che rischia di essere la vera minaccia del prossimo futuro: il cibo di sintesi», ha affermato David Granieri, vice presidente di Coldiretti.
Posizione condivisa anche da Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura: «Il nutriscore è il Cavallo di Troia per l’introduzione dei prodotti sintetici. Un processo di standardizzazione industriale che rischia di trasformare il cibo in un mercato in cui il profitto prende il sopravvento mentre sappiamo benissimo che c’è una metà del mondo che ancora soffre la fame. Per non parlare poi del rischio di concorrenza sleale che potrebbe arrivare dall’applicazione del nutriscore. Come associazione abbiamo già presentato un ricorso all’Europa».
Le nuove possibilità per ristorazione e accoglienza
Infine, i temi del futuro di ristorazione e accoglienza. Su questo sono due donne a parlare: Marilisa Allegrini, patron dell’omonima cantina e Livia Iaccarino, fondatrice insieme al marito del ristorante Don Alfonso 1890. «Il nostro Paese sa coniugare bellezze paesaggistiche, gastronomiche e artistiche. Questa è una marcia in più. E spesso passa attraverso i ristoranti, che per noi produttori di vino sono dei veri e propri ambasciatori. Sia in patria che all’estero - ha affermato Allegrini - Per questo ben vengano strumenti come il delivery che permettono ai locali di raggiungere una platea più ampia».
Sul tema dell’ospitalità, invece, il richiamo di Iaccarino è stato alla riscoperta dello stile italiano: «Noi, come italiani, abbiamo uno stile di vita improntato sull’accoglienza. Nel passato, forse, questo si è un po’ perso. Ora dobbiamo tornare a riscoprire il nostro Dna: è bello vedere che quando l’ospite arriva nelle nostre strutture lo si accoglie come una persona di famiglia, che si stava aspettando in modo affettuoso; senza per questo derogare a eleganza e discrezione, ma nemmeno arroccandosi su posizioni di presupponenza. Da noi il turismo arriva anche per questo».