Tra le ipotesi sul tavolo del Governo (a breve la decisione, con il Consiglio dei Ministri) c'è quella, per le settimane successive, di colpire il weekend delle regioni, "aumentandone la fascia" - arancione nel weekend se la regione è in zona gialla, rossa nel weekend se la regione è in zona arancione. E, naturalmente, a rimetterci in primis saranno bar e ristoranti, una delle categorie più colpite da questa pandemia. Mentre si attende la decisione del Governo ("in ballo" anche un'altra ipotesi, quella di misure più stringenti per il passaggio delle regioni dal giallo all'arancione e dall'arancione al rosso), la ristorazione italiana fa sentire la sua voce. Fipe - Federazione italiana pubblici esercizi Federcuochi - Federazione italiana cuochi e Ristoratori Toscani - sentiti dall'Ansa - lamentano una serie di decisioni e normative che continua a penalizzare la categoria.
Un'occasione in più in cui Fipe e Fic hanno dimostrato di avere idee in comune e di portarle avanti in maniera unitaria. In coincidenza anche i Ristoratori Toscani, in maniera più solitaria, si sono ritrovati ad esprimere un pensiero uguale sulla drammatica situazione.
Porte sbattute in faccia alla ristorazione
Fipe: Chiediamo prospettive più motivanti per un settore che ha già pagato un prezzo altissimo«La ristorazione italiana non ha pace: ogni volta che si avvicina la scadenza delle misure restrittive, ne vengono annunciate di nuove e
si riparte da zero. Così anche il
2021 si è aperto con la paventata chiusura nei fine settimana e alle 18 nei giorni feriali, con i danni e le distorsioni che ne conseguono». Così
Lino Enrico Stoppani, presidente
Fipe - Confcommercio, riguardo le nuove ipotesi di limitazioni delle attività nel periodo successivo all'Epifania. «Chiediamo - sottolinea Stoppani - a Governo e
Comitato tecnico scientifico di dare prospettive diverse, più certe, ma anche più motivanti, a
un settore che ha pagato un prezzo altissimo, ma soprattutto che ha già dimostrato di poter
lavorare in totale sicurezza. Non è più accettabile che i pubblici esercizi, insieme a pochi altri settori, siano i soli a farsi carico dell'azione di contrasto alla
pandemia, richiesti di
un sacrificio sociale non giustificato dai dati e non accompagnato da adeguate e proporzionate misure compensative».
È indubbio che per uscire da questa crisi, conclude Stoppani, «ci sia bisogno del contributo di tutti, ma proprio per questo non si può imputare sulle spalle sempre delle stesse categorie il peso del contenimento della pandemia, affossando nel frattempo
un settore strategico per l'economia del Paese e per la vita quotidiana delle persone».
Federcuochi: Ristorazione penalizzata e centri commerciali aperti. Assurdo«Si penalizza la ristorazione con misure restrittive assurde, ma si lasciano aperti i grandi
centri commerciali, dove la prevenzione è sicuramente più complicata. Si consente il solo asporto ai ristoranti ma si lasciano circolare i
mezzi pubblici senza un adeguato controllo sul numero di persone presenti». Così
Alessandro Circiello, portavoce della Federazione italiana cuochi, interviene sulle varie ipotesi dopo-lockdown in queste ore al vaglio del Governo. «Intanto - sottolinea Circello - aumentano i
suicidi per debiti, per
disperazione e per mancanza di sostegno dei piccoli imprenditori del nostro settore. E la
cassa integrazione, per molti lavoratori, non è ancora arrivata. Il dato più allarmante? È sotto gli occhi di tutti: famiglie intere ridotte all'indigenza, a fare la fila presso le mense solidali, impossibilitate a pagare l'affitto, le bollette, le piccole cose di ordinaria utilità. Si sta togliendo dignità alla parte più debole del nostro Paese.
Lino Stoppani, Alessandro Circiello e Pasquale Naccari
Ristoratori Toscana: E noi che incassiamo solo nei weekend?«Oggi aziende ed enti pubblici sono organizzati in
modalità smart: se si chiude il weekend per zona rossa, per un ristoratore qual è il vantaggio di
aprire gli altri giorni della settimana?». È questa l'obiezione mossa da
Pasquale Naccari, presidente del gruppo Ristoratori Toscana e di Tni-Tutela nazionale imprese, nuova sigla che rappresenta 40mila aziende in Italia, di fronte alle nuove ipotesi di limitazioni delle attività previste per il periodo successivo all'Epifania. «Il nostro fatturato è legato solo ai weekend. I ristoranti non sono negozi che apri e chiudi premendo un interruttore: c'è un'organizzazione dietro, e c'è una materia prima che è deteriorabile. Le misure di cui si parla, come al solito, non tengono in considerazione le peculiarità del nostro lavoro, e mancano di prospettiva: avrebbe più senso dire che si tiene chiuso fino al 10 e che poi si riparte col giallo per due settimane. Ma si deve riunire la
Cabina di regia, i contagi in aumento, e quindi sappiamo già che 6 regioni passeranno in arancione o in rosso, perché il Cts ha chiesto di
ridurre l'Rt. Per cui il gioco è fatto, i ristoranti non aprono». In questo contesto, secondo Naccari, «la cosa più grave è la comunicazione fuorviante di Conte che aveva annunciato 645 milioni per le attività di somministrazione colpite dalla crisi, a fronte dei
18 miliardi annunciati dalla Merkel: ma il problema vero è che in Italia non sono stati erogati. Non vediamo una luce in fondo al tunnel, l'emergenza è gestita molto alla rinfusa».