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Passaporto vaccinale per viaggiare. Dopo Veneto e Campania, anche il Lazio sostiene l'idea

La Federalberghi regionale avrebbe ottenuto un'apertura da parte della Regione a lavorare sull'iniziativa che favorirebbe non solo il turismo, ma anche la ristorazione e altre attività del divertimento. Ad esporsi favorevolmente sono stati già Luca Zaia e Vincenzo De Luca oltre ad altri Paesi europei a forte vocazione turistica.

 
26 gennaio 2021 | 15:22

Passaporto vaccinale per viaggiare. Dopo Veneto e Campania, anche il Lazio sostiene l'idea

La Federalberghi regionale avrebbe ottenuto un'apertura da parte della Regione a lavorare sull'iniziativa che favorirebbe non solo il turismo, ma anche la ristorazione e altre attività del divertimento. Ad esporsi favorevolmente sono stati già Luca Zaia e Vincenzo De Luca oltre ad altri Paesi europei a forte vocazione turistica.

26 gennaio 2021 | 15:22
 

Da Roma si leva forte la richiesta del patentino vaccinale. A riproporre l’idea sarebbe stata la Regione Lazio sulla scorta del pressing sempre più deciso delle categorie economiche locali: turismo, commercio e ristorazione in primis. Non si tratta di una novità. Già i presidenti delle Regioni Luca Zaia e Vincenzo De Luca avevano sostenuto l’introduzione di un certificato che attestasse l’avvenuta vaccinazione. Un documento che potrebbe garantire la veloce riprese delle attività ma che deve scontrarsi con il rallentamento della campagna di vaccinazione.

Federalberghi Lazio rilancia l'idea del passaporto vaccinale per la stagione 2021 - Vaccini, viaggi e certificazioni Passaporto sanitario per l'estate

Federalberghi Lazio rilancia l'idea del passaporto vaccinale per la stagione 2021

Proprio i ritardi, secondo le differenti componenti economiche, non possono essere l’alibi per la mancata creazione del patentino (o passaporto) vaccinale. «I ritardi non devono indurre a perdere tempo, perché le basi devono essere gettate fin da adesso. Il patentino venga fatto e rilasciato non solo ai vaccinati ma anche a chi ha già avuto il virus», ha rilanciato Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Lazio.

L’obiettivo è quello di arrivare preparati alla prossima stagione vacanziera. La primavera e l’estate 2021 non possono ripetere gli errori di programmazione visti lo scorso anno. E, sebbene la comunità scientifica sia al momento scettica sull’utilità e l’attendibilità dei certificati di avvenuta immunizzazione, per chi ha un bar, ristorante o albergo sapere che il cliente è stato vaccinato permette di operare con maggiore tranquillità; sia sanitaria che economica.

I precedenti italiani
Nei mesi scorsi, a partire dalle colonne di Italia a Tavola, il tema del passaporto vaccinale aveva già fatto breccia nella comunità Horeca e non solo. Prima del supporto della Regione Lazio, erano arrivate le proposte di Luca Zaia e Vincenzo De Luca. Il progetto, lanciato dal presidente della regione Campania, prevede il rilascio di una tessera dotata di chip che permetta la verifica dell’effettiva vaccinazione incrociando i dati in mano alla sanità regionale. A Nord Est, invece, già a fine dicembre il presidente della regione Veneto si era speso più precisamente a favore del passaporto vaccinale spostando tuttavia la data di entrata in vigore dello strumento una volta che sarà raggiunta l’immunità di gregge.   

Un tema europeo
Sempre sul passaporto vaccinale, si era esposta anche la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen rilanciando la proposta del premier greco Kyriakos Mitsotakis. L’idea è semplice: dotare le persone di un documento che gli permetta di viaggiare fra un paese e l’altro senza l’obbligo di quarantena fiduciaria all’arrivo o la necessità di presentare un test molecolare effettuato al massimo tre giorni prima dell’imbarco. Eppure, nonostante la buona volontà, la questione ha subito sollevato dei quesiti sia di natura giuridica sia etici paventando un rischio di discriminazione sanitaria. Problema che dovranno tentare di risolvere i singoli Paesi membri a cui è in capo anche la gestione della lotta al virus.

Il dilemma delle palestre
Sul tema della certificazione passpartout si è innescata la polemica nel mondo delle palestre. Protagonisti dello scontro, Giampaolo Duregon, presidente di Anif-Eurowellness (associazione che raggruppa 100 mila centri sportivi) e Giorgio Averni, presidente del Circolo antico tiro a volo. Casus belli, l’intervista rilasciata da quest’ultimo al Messaggero in cui si dichiarava favorevole al documento per riprendere le attività. Secondo Duregon, invece, «le palestre, le piscine e tutti i luoghi di sport hanno, già da maggio, adeguato le strutture ai rigidi protocolli emanati dal ministero dello Sport proprio per assicurare a tutti i frequentatori la massima sicurezza sanitaria. Il livello di contaminazione registrato nei centri sportivi è risultato effettivamente molto basso, al di sotto dell'1 per mille».

Le alternative di Fipe e Fiepet
In attesa che la politica e gli esperti decidano il da farsi, chi ha deciso di non aspettare sono Fipe e Fiepet. Le due associazioni di categoria che raggruppano bar, ristoranti, pub e pubblici esercizi hanno già presentato la propria proposta ai membri del Comitato tecnico scientifico. Nell'incontro del 21 gennaio, le due associazioni datoriali «hanno avanzato alcuni criteri per una possibile e graduale riapertura in sicurezza delle attività di somministrazione. Il Cts ha manifestato grande attenzione e si è riservato di valutare le proposte nel merito già nel corso della prossima settimana», si legge in una nota diramata dalle due associazioni. In sostanza: rafforzare i protocolli di sicurezza (già i più alti in Europa), ascoltare il parere degli scienziati e cominciare a riaprire anche la sera nelle zone gialle e, almeno di giorno, in quelle arancio quei locali che per superficie e garanzie possono essere considerati “sicuri”.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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