Tra le non poche chiusure di locali storici che si sono susseguite dall’inizio della pandemia ad oggi compare anche l’insegna Klainguti di Genova. La storica pasticceria ha abbassato definitivamente le saracinesche il 3 dicembre dichiarando il fallimento con la prima udienza fissata dal Tribunale per il prossimo 9 aprile.
Il locale è stato un vero gioiello nel cuore del centro storico, nello slargo composto da piazza Soziglia e piazza Campetto; l’apertura avvenne quasi per caso nel 1828 dai quattro fratelli Klainguti, pasticceri svizzeri di Pontresina, giunti a Genova per imbarcarsi per l’America in cerca di fortuna.
La vetrina del Klainguti
Due pretendenti per la successioneOggi quella “fortuna” cercano di raccoglierla in due. I pretendenti più accreditati per far rinascere Klainguti, secondo quanto riporta la stampa genovese, sarebbero l’imprenditore
Gabriele Volpi e il maestro pasticcere
Michel Paquier, con il primo in pole position rispetto al secondo.
Volpi in pole position per i precedentiMa chi sono i due contendenti? Volpi è uno dei re della logistica petrolifera, con interessi che vanno dai porti in Nigeria all’interporto di Venezia, tutte attività che fanno capo alla sua
Orlean Invest Holding. Noto nell’ambito sportivo per essere presidente dello
Spezia Calcio (che milita in serie A) e della
Pro Recco, squadra di pallanuoto della sua città natale.
Perché è considerato favorito? Lo dicono i precedenti: Volpi ha già rilevato, nel giugno del 2019, attraverso
Hi Food, altri due locali genovesi finiti all’epoca nella bufera del crac
Qui!Group, società di gestione dei buoni pasto dichiarata fallita. Si trattava del Moody di largo XII Ottobre e della Pasticceria Svizzera di Albaro. Inoltre, a luglio dello scorso anno, ha acquisito anche il ristorante Capo Santa Chiara a Boccadasse.
Paquier non conferma né smentiscePaquier invece è il maestro pasticcere francese e titolare di
Douce in piazza Matteotti il quale gioca in difesa e non conferma né esclude il proprio interesse per lo storico indirizzo. «Oggi - ha detto - stiamo alla finestra, aspettiamo notizie. È chiaro che si tratta di un posto affascinante e io sono innamorato di questa
città», ha dichiarato alla testata online
Genova24.
Commercianti genovesi in crisi scrivono una lettera d'allarmeIntanto la
crisi dei locali aperti nel centro storico del capoluogo ligure continua e ora i commercianti non ce la fanno più ad andare avanti, tra restrizioni necessarie e burocrazia che rallenta gli aiuti, decreti che cambiano le regole da un giorno all’altro e le forze che, dopo tanti mesi, vengono meno. Così, stremati, i titolari di 48 attività del centro storico
genovese si sono riuniti senza alcuna mediazione istituzionale, per lanciare “un urlo di
dolore, di rabbia” e soprattutto le loro proposte - contenute in una lettera inviata alle istituzioni comunali, regionali e nazionali - per evitare che la fine della
pandemia veda la desertificazione del mondo dei vicoli.
Proposte molto
concrete, che nascono dall’analisi della situazione e diventano progetto. «Abbiamo deciso di scrivere questa lettera per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica su di una situazione
economica e sociale che si sta profilando drammatica – raccontano - soprattutto se consideriamo il punto di vista di un territorio, quello del centro storico genovese, che ha le sue proprie peculiarità completamente diverse da quelle di altre zone del
comune, della regione, della nazione. I caruggi sono il luogo dove lavoriamo e viviamo, li conosciamo bene e possiamo con buona certezza prevedere quale è il destino che ci aspetta». La lettera si conclude con una drammatica previsione: «Leggete bene i nomi dei locali che hanno apposto il loro nome sotto queste parole: molti di loro non saranno più in piedi quando si tratterà di organizzare quest’anno di
lavoro».