Il Covid ha cambiato il mondo degli affitti. Sopratutto quelli turistici. Di fronte al rischio di appartamenti o seconde case vuote, molti proprietari hanno preferito mettere mano alla tipologia del contratto, abbandonando il canone libero e preferendo quello concordato o transitorio. Stessa cosa per l’affitto breve, al momento stoppato dalle limitazioni agli spostamenti imposte dai vari Dpcm del Governo. Il tutto anche a costo di perderci qualcosa: a fine 2020, infatti, i canoni hanno registrato una contrazione di circa il 5%.
Gli effetti del Covid sul mercato degli affitti
Le tipologie di contratto
Come riportato dal Sole 24Ore, i dati sui contratti stipulati nella prima parte del 2020 segnalano una riduzione di quelli a canone libero (dal 55,1 al 52%) a favore di quelli a canone concordato (dal 29,5 al 31,4%) e del contratto transitorio (dal 15,4 al 16,6%). Variazioni che, da un lato, riflettono il cambio di destinazione d’uso di molti locali, spesso adibiti a soggiorni turistici e che ora fanno rientrano nel mercato residenziale senza per questo vincolarsi alle sue particolarità; leggi: lunga durata. Oppure, dall’altro, l’avvicinamento di proprietario e inquilino su prezzi calmierati al punto da essere sostenibili in uno scenario di crisi economica indotta.
Città contro provincia
Secondo i dati di Scenari Immobiliari, aggiornati a dicembre, a registrare le maggiori diminuzioni dei canoni sono le città con Milano e Roma stabili al -2% seguite da Bologna e Napoli (-3,6/3,7%) fino al -8,5% di Reggio Calabria. Numeri dietro cui si nasconde anche una maggiore disponibilità di immobili: in quattro capoluoghi italiani su cinque la crisi pandemica ha provocato un incremento di alloggi disponibili superiore a quello di marzo. Sempre secondo il Sole 24Ore, l’offerta di case sfitte è triplicata a Trento (202,2%) e più che raddoppiata in altre 11 città. Mentre nei piccoli centri come Mantova, Piacenza, Pistoia, Asti la disponibilità di case in locazione si è addirittura contratta fra il 25 e il 30%.
Secondo Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, «nel 2020, ma anche nel 2021, le locazioni brevi a uso turistico sostanzialmente non si contano. Stessa cosa per quanto riguarda le locazioni dedicate agli studenti, che si sono più che dimezzata nelle città a causa della chiusura delle università o la limitazione delle loro attività. Questo ha generato una sovrabbondanza di immobili e una maggiore disponibilità dei proprietari a trattare sul prezzo dell’affitto». La seconda casa torna sul mercato, per la gioia di quei pochi che cercano di cambiare abitazione in questo contesto, sperando di strappare un prezzo ribassato
Diversamente, nelle località turistiche, il trend ha visto un allungamento del contratto d’affitto che, dopo il tradizionale mese estivo, si è esteso anche alle stagioni successive. «Su questo ha inciso notevolmente l’impatto dello smart working - ha affermato Breglia - che ha liberato molti lavoratori del terziario dalla necessità di recarsi in ufficio preferendo svernare nelle seconde case a uso ricettivo in montagna o al mare». Insomma, il mercato degli affitti sembra un sistema a vasi comunicanti. Il problema, semmai, è la ricerca dell’inquilino.