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Turismo, la Ferragni fa volare l'arte Firenze gode, i social si dividono

L'influencer ha postato alcune foto agli Uffizi facendo schizzare il numero delle visite, soprattutto di giovani followers. Il museo ha ripreso sui canali social l'evento, ma gli haters si sono scatenati. L'esperta Nicoletta Polliotto spiega come mai non tutti comprendono l'efficacia del fenomeno.

di Federico Biffignandi
 
23 luglio 2020 | 13:01

Turismo, la Ferragni fa volare l'arte Firenze gode, i social si dividono

L'influencer ha postato alcune foto agli Uffizi facendo schizzare il numero delle visite, soprattutto di giovani followers. Il museo ha ripreso sui canali social l'evento, ma gli haters si sono scatenati. L'esperta Nicoletta Polliotto spiega come mai non tutti comprendono l'efficacia del fenomeno.

di Federico Biffignandi
23 luglio 2020 | 13:01
 

Un post da studentessa in gita scolastica con l’aria innocente di chi non sa se è più felice per essere di fronte ad alcune delle opere d’arte più apprezzate della storia, oppure per il semplice fatto di sentirsi grande, lontano dal controllo dei genitori. Un post così, lasciato su Instagram dall’utente Chiara Ferragni da Cremona, 33 anni, in visita agli Uffizi di Firenze ha fatto volare il nome della Galleria fiorentina in cima ai trend topic di Instagram e Facebook e ha portato sul posto 9.312 visitatori nel weekend successivo, con un incremento del 24% rispetto al fine settimana precedente.

Una foto postata da Chiara Ferragni agli Uffizi - Chiara Ferragni, lezioni di turismo

Una foto postata da Chiara Ferragni agli Uffizi

Questi, i fatti. Poi, ci sono le opinioni. Come Italia a Tavola già ci eravamo portati avanti a favore di queste dinamiche; poco dopo lo sblocco della quarantena, infatti, la stessa Chiara Ferragni con il marito Fedez avevano fatto schizzare in testa alle ricerche la Cappella Sistina dal momento che erano lì in visita e con i loro post avevano conquistato molti followers. Ora tocca gli Uffizi e come accaduto per Roma, la Ferragni ha spaccato in due l’opinione pubblica. Da una parte chi pensa che sia una persona come le altre, con tanti “seguaci”, e "fino a che riesce a portare gente in un museo è solo che positivo"; dall’altra chi considera Chiara Ferragni un esempio da non seguire ritenendo che la sua faccia con la Venere di Botticcelli alle spalle sia uno sfregio all’arte.



Il gioco dei social altro non è che lo specchio del gioco che si è sempre svolto al “bar sport” o nelle sale dei parrucchieri quando gli influencer non esistevano, ma si chiamavano testimonial e apparivano in televisione piuttosto che sulle riviste patinate. Ma perché allora i social destano tanto odio e generano discussioni così accese? «Perché non siamo pronti - risponde Nicoletta Polliotto, esperta di digital marketing - perché siamo ancora combattuti dall’idea di considerare i social un luogo fisico, piuttosto che considerarli un posto virtuale. Non riusciamo a frenare la nostra incontinenza linguistica, così come non riuscivamo in compagnia di fronte a qualche calice di vino e poi non abbiamo radicata una coscienza civica all’altezza. E allora piovono insulti e considerazioni goffe».

Nicoletta Polliotto - Chiara Ferragni, lezioni di turismo
Nicoletta Polliotto

A livello etico forse se ne può discutere, ma bisognerebbe andare alle radici della pubblicità e forse si uscirebbe un po’ dal focus. A livello pratico non si può negare che l’effetto Chiara Ferragni su turismo e ristorazione abbia un impatto che nessun altro riesce anche solo minimamente ad avvicinare. Perché perdersi in discussioni circa l’idoneità della Ferragni a farsi fotografare agli Uffizi (senza alcun fine commerciale)? Perché, invece, non considerare il fatto che stia mandando messaggi positivi ai nostri figli, ai nostri nipoti, ai nostri giovani insomma. Dove sta il problema nel momento in cui una flotta di giovani “scopre” grazie alla Ferragni che non esiste solo la moda, ma anche i musei? Soprattutto in un momento in cui le città d'arte sono più vuote che mai.

«Perché siamo goffi nel muoverci in questo mondo - spiega Polliotto - e il contrasto con la naturalezza della Ferragni emerge immediatamente. Ho trovato geniale e graziosa la sua fotografia, si è messa in gioco come solo lei sa fare, è sembrata una come noi, con discrezione. Ci insegna come muoverci nel mondo del digital marketing che, soprattutto nella ristorazione e nel turismo, è spesso ancora fermo alla foto ingessata con il vip di turno e il personale dell’albergo o del ristorante. Di qui, a mio parere, il Museo avrebbe potuto gestire meglio la situazione cavalcando un’onda così grande con più naturalezza, freschezza e spontaneità, invece che spendere un post accostando l’estetica di Chiara Ferragni a quella della Venere di Botticelli».

Forse, il turismo con tutti i suoi attori dovrebbe proprio interrogarsi su questo, sulla poca capacità nel gestire situazioni potenzialmente favorevolissime. Forse, si potrebbe spendere un po’ più di tempo e di investimenti su questo fronte invece che perdersi in iniziative antiche e sempre fumose. Vero che mancano gli aiuti dello Stato, ma vero è che anche rimboccarsi le maniche e intercettare le tendenze del momento toglierebbe ogni dubbio sulla competenza di un museo, un ristorante, una spiaggia.

A Firenze, ovviamente, la polemica non è certo passata inosservata, anzi. L’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi ha osservato da vicino l’accaduto, storcendo il naso: «A mio avviso - ha spiegato a Italia a Tavola - le polemiche che sono divampate sono del tutto incomprensibili; perché demonizzare un atteggiamento di passione e racconto per i nostri musei, soprattutto in questa fase storica di difficoltà? Credo che Chiara Ferragni rappresenti una figura del mondo dell’impresa, una comunicatrice dalle grandi capacità. Anche per questo la invito a venire nei musei della città cosiddetti “minori” dove invece si conservano opere grandiose della nostra cultura».

Tommaso Sacchi - Chiara Ferragni, lezioni di turismo
Tommaso Sacchi

Sacchi non crede tuttavia che quella della Ferragni debba essere una lezione di promozione turistica per le istituzioni: «Ci chiediamo costantemente come conquistare il pubblico giovane - spiega - quello tra i 17 e i 23 anni che non si lascia catturare dalla cartellonistica che apponiamo in città. Siamo profondamente convinti che puntare sulla comunicazione social sia necessario ed efficace, ma pensiamo anche che una città d’arte non possa fare a meno della promozione tradizionale, cartacea per quel pubblico che ancora non sa “leggere” la promozione digitale».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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