Si è parlato di “spesa di guerra” nelle settimane del lockdown, e oggi sempre più si parla dell’Italia come di un Paese da ricostruire. Di guerre, quelle vere, tanti locali storici che ancora oggi resistono nel nostro Paese, ne hanno vissute davvero e sono sempre riusciti a resistere. Oggi alcuni di questi che hanno attraversato indenni anche i conflitti mondiali, rischiano di chiudere.
Il Gran Caffè Gambrinus di Napoli
Dal
Gran Caffè Gambrinus di Napoli al
Pedrocchi di Padova, dal
Florian di Venezia al
Babington’s di Roma,
sono poco più di 200 (esattamente 215, quelli dell’Associazione Locali storici italiani) e, se messi tutti insieme, hanno alle spalle 40mila anni di storia.
Alcuni di questi sono ancora chiusi. L’appello affinché il Governo pensi un po’ anche a loro, arriva proprio dall’associazione che li rappresenta e che ieri, per mano del suo presidente
Enrico Magenes, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini.
Il Pedrocchi di Padova
«Abbiamo atteso che l’emergenza sanitaria scemasse prima di rappresentare le nostre difficoltà – ha detto Magenes – ma oggi è giusto far sentire anche la nostra voce, forse più conosciuta e apprezzata all’estero che qui da noi. Nessun Paese al mondo può vantare un patrimonio come il nostro in termini di locali storici – ha proseguito Magenes – e nella grande maggioranza dei casi lo si deve alla gestione di famiglie che lo hanno faticosamente creato e tramandato nei secoli e che oggi stanno lottando con tutte le energie per garantire la sopravvivenza. Ma tutto questo non basta stanno vincendo il virus e le sue conseguenze anche in termini di presenze straniere, che secondo l’ultimo bollettino Enit saranno il 55% in meno dello scorso anno».
Il Florian di Venezia
Una situazione che, si legge nella lettera, “porterebbe a un impoverimento dell’anima turistica e culturale di un’ospitalità Italiana che ha fatto scuola al mondo intero” e su cui l’associazione chiede aiuto, sia esso “sotto forma di contributi a fondo perduto, sgravi fiscali o sostegno economico di qualsiasi entità o tipologia”. Baluardi dello stile e del gusto made in Italy, i locali storici sono in media attivi da circa 180 anni e sono guidati nella metà dei casi da 2 o più generazioni della stessa famiglia, con storie che scavano nel passato fino a toccare le 12 generazioni. Frequentati da artisti, attori, scrittori, musicisti e personaggi storici e famosi italiani e internazionali, rappresentano delle vere e proprie gallerie aperte al pubblico, custodendo arredi d’epoca e opere d’arte, oltre a un patrimonio storico e culturale inestimabile in termini di storie e aneddoti collezionati lungo tutto il periodo di attività.
Questo il testo integrale della lettera spedita al Governo:“
Illustrissimo Presidente,
le scrivo in qualità di presidente dell’Associazione Locali Storici d’Italia, associazione patrocinata dal Ministero per i beni e le attività culturali che raggruppa una gran parte dei più rinomati e storici locali d’Italia, siano essi alberghi, ristoranti, confetterie, pasticcerie, caffè letterari, o comunque luoghi che hanno fornito e tutt’ora forniscono un’immagine importante della storia del nostro Paese e che hanno preso parte direttamente o indirettamente alla costruzione della stessa.
La mia lettera, sottoscritta da tutti i locali facenti parte dell’associazione, ha lo scopo di focalizzare la Sua attenzione, parzialmente e per un periodo limitato, su un sodalizio appartenente al nostro patrimonio artistico culturale che, a causa del lockdown e della situazione che successivamente si è venuta a creare, sta soffrendo enormemente, in quanto parte del settore Horeca particolarmente colpito dalla chiusura forzata. Se non si interviene tempestivamente si rischia che entro la fine dell’anno buona parte di queste attività non ci siano più, vista la situazione attuale.
Al Bicerin di Torino
Le voglio rammentare che
la maggior parte di questi locali ha superato le due guerre mondiali e che i Locali Storici tutt’oggi rappresentano dei simboli per le città in cui si trovano e sono un’attrazione importante per i turisti provenienti da ogni parte del mondo, che pochi altri paesi possono vantare; basti pensare a cosa rappresenti per Napoli il Gran Caffè Gambrinus, per Padova il Pedrocchi, per Venezia il Florian o il Lavena, per Roma l’Antico Caffè Greco o Babington’s, per il Lago di Como il Grand Hotel Villa d’Este, per il Lago Maggiore il Grand Hotel Des Iles Borromées e potrei continuare a citarne molti altri.
Questi luoghi hanno rappresentato la meta favorita di personaggi illustri di tutte le epoche, provenienti da tutte le parti del pianeta; artisti, importanti capi di Stato, generali, uomini di spettacolo, scrittori, inventori e uomini che hanno fatto la storia della scienza e della cultura hanno seduto presso i tavolini degli storici caffè e delle antiche osterie, soggiornando nelle camere dei prestigiosi alberghi ed occupando le grandi sale di rappresentanza per redigere e siglare importanti atti commerciali o armistizi di guerra.
Le aziende appartenenti ai Locali Storici d’Italia impiegano numerose persone e
molto spesso sono gestite dalle famiglie che le hanno faticosamente create, incastonate nei centri storici delle città d’arte e nei luoghi più suggestivi d’Italia. In questo momento stanno annaspando e lottando con tutte le proprie energie fisiche e finanziarie per poter uscire da questa situazione di stallo, ma tutto questo non basta. I turisti non ci sono e ne arriveranno troppo pochi, il lavoro quotidiano è venuto a mancare per via della chiusura di scuole, Università ed uffici che adottano lo smart-working.
La prospettiva a medio termine è quella di una debacle colossale e di un’incolmabile perdita di patrimonio culturale per il nostro Paese e per la nostra gente, con il rischio che attività storiche, fortemente radicate nel territorio e di enorme importanza per la collettività del luogo in cui si trovano, spariscano per sempre o vengano acquisite da fondi stranieri o, peggio ancora, diventino preda di soggetti che vogliono riciclare fondi provenienti da attività criminali.
In qualità di Presidente dell’associazione è mio dovere sensibilizzare Lei personalmente e tutto il Governo del nostro Paese sulla situazione in cui versano i Locali Storici d’Italia e sul grave rischio che incombe su tutti i nostri associati. Oltre alla perdita commerciale ed economica che la chiusura di un numero elevato di questi esercizi comporterebbe, si verificherebbe anche un impoverimento dell’anima turistica e culturale proverbiale dell’ospitalità Italiana che ha fatto scuola al mondo intero.
Le chiedo quindi, rappresentando all’unanimità questa associazione, di prevedere nelle prossime azioni del Governo da Lei condotto un aiuto concreto per tutte queste realtà, sia esso sotto forma di contributi a fondo perduto, sgravi fiscali o sostegno economico di qualsiasi entità o tipologia. La ringrazio per il tempo che ci ha dedicato leggendo questa lettera e per tutto ciò che potrà fare per la nostra causa.
”