Anni infiniti di lavori e prove, un costo lievitato tre volte tanto quello dell’autostrada del Sole (spesa monstre di 6 miliardi), scaricabarili della politica e turismo danneggiato: nonostante tutto questo il Mose a Venezianon funziona ancora come Dio comanda. Incredibilmente.
L'acqua alta a Venezia
Soglia di allerta fissata a 130 centimetri
Così è successo che l’8 dicembre il sistema di dighe - che in teoria è attivo da ottobre – non è partito. Ma come si spiega la figuraccia? Colpa di un meccanismo che prevede il ruolo fondamentale delle previsioni meteo: quando è annunciata una marea di 130 centimetri, il processo che fa sollevare le paratie viene attivato.
Piccolo problema: per l’Immacolata se ne stimavano “solo” 125 centimetri, quindi niente attivazione. Alle 15.30 però i 130 centimetri sono stati superati ed ecco il patatrac: Piazza San Marco - il punto più basso di Venezia, quello che si allaga quando la marea è superiore agli 80 centimetri – e altre parti della città sono state sommerse.
Mercoledì 9 dicembre paratie ripartite
La città si è riscoperta indifesa, proprio quando pensava di essere finalmente protetta. Se non altro il 9 dicembre il processo è ripartito correttamente: dighe alzate nella notte per una previsione di marea di 123 centimetri – anche se dunque era sotto la soglia di allerta - sul medio mare intorno alle 9.30.
Responsabilità della cabina di regia
Il caos è stato provocato anche a causa delle incertezze portate dall'imprevedibilità dei venti, come inaspettatamente accaduto proprio martedì. Ma la macchia resta, soprattutto perché in un anno così disastrato per il turismo, causa Covid, ci mancava solo il problema dell’acqua che ritorna. La cabina di regia, cioè la catena di comando che deve decidere quando alzare il Mose, riuscirà a evitare danni nel 2021?