L’allarme usura nel mondo dell’accoglienza arriva anche in Sicilia dopo le sirene che si sono accese a Venezia (soprattutto per gli alberghi) e Firenze (per i ristoranti), ma anche a Milano. A far sentire la propria preoccupazione è il leader dei ristoratori isolani Antonio Cottone che ne fa una questione di liquidità perché la partita, ogni volta si gioca lì: i ristoratori oggi non ne hanno e rivolgersi alla criminalità organizzata o lasciarsi abbindolare alle sue lusinghe è tanto facile quanto deleterio.
Ristoratori siciliani a rischio usura e mafia
Mille ristoranti a rischio usura. E i fondi statali sono al lumicinoLa reazione è arrivata alla luce dello studio del
Cerved, uno dei principali gruppi italiani perle informazioni commerciali sulle imprese. In una sua relazione ha evidenziato come la
crisi generata dal Covid abbia esposto almeno un migliaio di locali siciliani al
rischio usura. Soprattutto in questo periodo natalizio in cui qualcosa si muove grazie alla
zona gialla, ma niente a che vedere con i fatturati degli anni scorsi.
«Lo Stato - attacca Cottone - ci chiede di chiudere, ma poi come ci aiuta? A dicembre si muove il 20% del fatturato annuale. In una situazione del genere c’è chi prova ad insinuarsi presentandosi come amico, magari subito dopo aver fatto arrivare un segnale. Perché intanto la
criminalità, anche quella non organizzata, si muove».
Richiesti 30mila euro col bonus, ne sono arrivati 2.140Lo scenario è reso ancor più complicato dal problema dei
furti nei ristoranti che negli ultimi giorni si sono susseguiti a Palermo con una frequenza preoccupante. E poi la denuncia di pesi e misure nell’erogazione dei
bonus incomprensibilmente diversi: «Ho partecipato al bando della Regione, il Bonus Sicilia - spiega
Claudio Bica, titolare del Tredicisette - ma ho ricevuto solo 2.140 euro sui 30mila richiesti. Lo stesso importo è andato ad un mio
fornitore, con un solo dipendente. Ma io ne ho 6 a tempo indeterminato e sei a termine.
E per le strade le
saracinesche abbassate sono sempre di più e toccano anche locali storici della città come del resto succede lungo tutto lo Stivale. Le perdite di fatturato del resto non sono sostenibili da tutti.
Antonio Bernardi, storica anima de Il Filippino, parla di una perdita di addirittura 800mila euro di fatturato in un anno con un
ristoro da 12.500 euro ricevuto. E il 2021 non promette niente di buono, qualcuno - purtroppo - si sta già fregando le mani...