Le Regioni spingono per aprire gli impianti sciistici, ma il governo non sembra affatto intenzionato a dare concessioni in vista delle festività natalizie. Il premier Conte ha ribadito espressamente che non vuole ripetere l'errore di Ferragosto, che i protocolli per gli impianti sciistici possono anche andare bene, ma su tutto il movimento che si genera attorno i problemi sono irrisolvibili. Premier che si sta impegnando anche a cercare un accordo con i Paesi confinanti (Germania, Francia, Austria, Svizzera e Slovenia) per prendere decisioni comuni sulla questione, per evitare che i "pendolari" dello sci si spostino con frequenza. E così la preoccupazione del sistema montagna, monta. «Siamo fortemente preoccupati per la linea rigorista adottata in queste ore dal governo», dichiarano la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli e la presidente di Anef Associazione Nazionale Esercenti Impianti a Fune, Valeria Ghezzi.
Sistema montagna a rischio collasso
Se non parte la stagione, a rischio 3 miliardi di euroLa questione è di fatto
economica e di urgenza di
sfruttare il periodo clou per lo sci, non solo per gli impianti ma per tutto ciò che ruota attorno tra
ristoranti,
alberghi e rifugi: «Il fatturato del turismo invernale - dichiara Lalli - sfiora i dieci miliardi di euro, di cui un terzo delle entrate si realizza proprio nel periodo compreso tra l’Immacolata e l’
Epifania. La filiera che vive dell’industria della neve è lunghissima e comprende hotel, ristoranti, trasporti, scuole di sci che con la chiusura delle piste proprio nel momento di loro massima attività rischiano di vedere bruciati fino a
3 miliardi di euro».
«Comprendiamo la necessità di voler evitare di ripetere gli errori commessi l’estate scorsa, ma con il fermo degli impianti di risalita, purtroppo anche prevedendo un’apertura delle piste a metà gennaio, ormai l’intera stagione sarà inevitabilmente compromessa».
Ghezzi: Non vogliamo essere chiusi a prioriIl ritornello è sempre lo stesso: gli operatori comprendono la situazione di emergenza e pericolo, ma chiedono un confronto costruttivo con il Governo affinchè valuti attentamente tutte le ipotesi e i possibili risvolti, positivi o negativi che siano. «Gli operatori del settore riconoscono, naturalmente, la gravità dell’emergenza in atto e l’attenzione primaria che deve essere rivolta alla salute degli italiani - aggiunge
Valeria Ghezzi - ma quello che chiediamo è di essere ascoltati come categoria e di essere trattati come gli altri settori e cioè in base all’andamento del contagio. Non chiusi a priori. Un operaio degli impianti ha come obiettivo primario la sicurezza del
trasporto, non il divertimento».
«Non identifichiamo lo sci quale attività sportiva con la movida perché è un gravissimo errore. Lo sci, come ogni altra attività che il governo intende riaprire si atterrà con scrupolo ai protocolli e alle regole di sicurezza. Come avvenuto
Oltralpe, chiediamo al governo di confrontarsi con noi per capire la vera natura della nostra attività. Le recenti dichiarazioni del
governo arrivate a noi solo via stampa (sic!) rischiano di far crollare l’intero comparto».
In ballo c'è l'occupazione di 120mila personeLe aziende funiviarie presenti in Italia sono oltre 400, con 1500 impianti di risalita (di diversa tipologia). Gli impianti sono serviti da circa 3.200 km di piste (lunghezza lineare), che per il 72% sono dotate di innevamento programmato che richiede oltre 100 milioni di euro: all’inizio della stagione invernale le società impianti hanno sostenuto ormai il 70% dei propri costi per aprire in sicurezza (di trasporto e gestione e non solo sicurezza Covid).
Il comparto
montagna, nel solo arco
alpino, offre lavoro a oltre 120mila persone (la maggior parte delle quali con contratti stagionali). La chiusura sarebbe drammatica per gli impianti e, a catena, tutte le attività/strutture collegate: hotel, rifugi, ristoranti, attività commerciali,
maestri di sci, noleggi.
A farsi sentire, a questo proposito, è stato anche il neopresidente di Assosistema-Confindustria
Egidio Paoletti che sottolinea come segue: «Questo tipo di provvedimenti avrà
ricadute importanti su tutti i settori direttamente connessi all’economia del turismo
invernale. Le
lavanderie industriali saranno ancora una volta colpite duramente dalle chiusure di alberghi, ristoranti e strutture turistiche in queste zone. E’ interesse di tutti uscire nelle migliori condizioni da questa situazione di
emergenza. Ma non dobbiamo dimenticare che ci sono intere aree del nostro Paese che vivono di questo turismo e che hanno fatto investimenti notevoli per poter aprire e gestire la stagione in sicurezza. Ricordo che le lavanderie industriali utilizzano processi virtuosi e certificati per la sanificazione della biancheria utilizzata dagli operatori turistici, per la maggiore tranquillità dei clienti».
Skipass online e impianti veloci per evitare code«Abbiamo pronte – prosegue Ghezzi - tutte le procedure per evitare le code alle casse per l’acquisto degli
skipass, agevoleremo il più possibile l’acquisto dei biglietti e degli
abbonamenti online. Faremo poi girare gli impianti alla massima velocità prevista, per far salire le persone più rapidamente e limitare ancora di più le code
all’ingresso».
Fondamentale poi ricordare che svolgere attività sportiva all'aperto ha degli indubbi effetti positivi sulla
salute del
corpo e della
mente. Se vissuto con responsabilità, lo sci è uno degli sport più sicuri da questo punto di vista: individuale, distanziato, all'aria aperta, con naso e bocca spesso coperti.