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Mense scolastiche e aziendali, chiesto al governo lo stato di crisi

La ristorazione collettiva continua a operare, ma tra didattica a distanza e smart working molte aziende hanno dimezzato i fatturati. A rischio 60mila posti di lavoro in Italia, ed è soprattutto occupazione femminile.

 
20 novembre 2020 | 16:21

Mense scolastiche e aziendali, chiesto al governo lo stato di crisi

La ristorazione collettiva continua a operare, ma tra didattica a distanza e smart working molte aziende hanno dimezzato i fatturati. A rischio 60mila posti di lavoro in Italia, ed è soprattutto occupazione femminile.

20 novembre 2020 | 16:21
 

Chi salverà mense scolastiche e aziendali? Per ora nessuno. Con la scusa che si tratta di comparti ancora autorizzati a operare, sembra che qualcuno dalle parti del governo pensi che gli effetti della pandemia di coronavirus qui non si facciano sentire. Ma non è così, ed è intuibile il perché: la chiusura di buona parte delle scuole e l’utilizzo massiccio dello smart working nella pubblica amministrazione e nelle imprese private stanno provocando un dimezzamento dei fatturati delle aziende.

Nessun aiuto per la ristorazione collettiva nonostante le difficoltà - Mense scolastiche e aziendali, chiesto al governo lo stato di crisi

Nessun aiuto per la ristorazione collettiva nonostante le difficoltà

Posti di lavoro: rischiano in 60mila
Secondo Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana pubblici esercizi, a rischio ci sono 60mila posti di lavoro: «Per questo chiediamo all'esecutivo di dichiarare lo stato di crisi del settore».

Fino ad adesso nessuna misura di sostegno ad hoc è stata pensata, nonostante i provvedimenti restrittivi adottati per contenere la diffusione del Covid abbiano costretto le imprese a rivedere i loro modelli di servizio, con ulteriore aggravio di costi.

Fatturati: crolli fino a -50%
I fatturati delle società che gestiscono le mense aziendali sono crollati del 40%, mentre quelle di chi svolge il servizio di distribuzione e sporzionamento dei pasti nelle scuole hanno perso oltre il 50% dei loro volumi d’affari. E quella del comparto è soprattutto occupazione femminile.

Le richieste: dai canoni sospesi alla Cig
La Fipe ha spiegato che di fronte a queste cifre sono state avanzate «delle proposte al governo sia in incontri con i sottosegretari al Mise e al Lavoro, Alessia Morani e Stanislao Di Piazza sia in audizioni parlamentari sul decreto ristori, perché anche queste imprese siano inserite tra i fruitori dei contributi a fondo perduto, vengano inoltre sospesi o ricontrattati i canoni concessori in essere e infine previste ulteriori misure per il fondo di solidarietà e la cassa integrazione senza restrizioni».

Secondo la Federazione italiana pubblici esercizi «solo in questo modo sarà possibile evitare la morte di gran parte delle aziende del settore con le ripercussioni sulla tenuta dei livelli occupazionali e con le immaginabili conseguenze in termini di costo sociale e di perdita delle professionalità faticosamente costruite».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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