Lo shock, l’onda d’urto che ha quasi azzerato le presenze turistiche in tante località italiane, soprattutto nei mesi immediatamente successivi al lockdown, sembra essere passato. Ora che però il calo si è arrestato, la nuova normalità si sta attestando su valori ben più bassi rispetto al passato.
Gli italiani hanno ancora poca voglia di andare in vacanza
Parliamo di turismo e dell’indice di fiducia del viaggiatore italiano medio, che ogni mese SWG calcola per conto di Confturismo-Confcommercio. A
settembre i valori fanno registrare il settimo risultato consecutivo pesantemente al di sotto dei valori pre-Covid: si parla di 57 punti (su scala da 0 a 100), vale a dire 12 in meno rispetto a settembre 2019.
Ma non è questo l’unico segnale di allarme.
L’indice ha fatto registrare, tra febbraio e maggio di quest’anno, valori ben più al di sotto delle medie di stagione; tuttavia da luglio l’andamento dell’indice è tornato ad avere le stesse oscillazioni dell’anno precedente ma sempre, sistematicamente, con 10-12 punti in meno. In pratica, la domanda sembra avere sì superato lo shock del Covid-19, ma assestandosi su valori notevolmente più bassi rispetto al passato.
Se a ciò aggiungiamo che si va verso l’inverno, stagione in cui, anche per motivi climatici, è di norma sensibile la domanda di destinazioni intercontinentali da parte degli italiani, e che la crisi dei flussi turistici di origine estera non accenna ad affievolirsi, complici anche le ipotesi di recrudescenza dell’epidemia da più parti annunciate, tutti gli indicatori convergono verso la stessa direzione: quella della crisi strutturale.
Luca Patanè
«In un contesto che di giorno in giorno si aggrava anziché migliorare,
le misure di sostegno al turismo attualmente disponibili non sono assolutamente sufficienti - dice il presidente di Confturismo-Confcommercio
Luca Patanè - Bisogna che il Governo riconosca il ruolo del turismo e recuperi pienamente le sue potenzialità, soprattutto per ottenere e indirizzare al meglio i fondi del Recovery Fund che rappresentano l’ultimo treno per il rilancio del settore. Siamo leader del turismo mondiale e dobbiamo agire da leader anche in questo momento. Ad esempio sottoponendo tutti i turisti in uscita e al ritorno a test Covid rapidi, per
riaprire in sicurezza i flussi internazionali, e sollecitando gli altri Paesi a fare lo stesso: così potrà ripartire il turismo tanto incoming quanto outgoing. In mancanza di questo presupposto ogni intervento fatto fino ad ora sarà stato inutile».
I trend registrati da Confturismo
L’unica buona notizia arriva dalla
ripresa di interesse per le città d’arte, città e piccoli borghi nella programmazione degli italiani per gli short break autunnali: nulla di paragonabile a vacanze vere e proprie, dato che si tratta di piccole pause di 2-3 giorni al massimo, ma per queste mete, che continuano a essere colpite pesantemente dalla mancanza di turismo straniero (arrivi e presenze -95% tra marzo e giugno) si tratta di un piccolo segnale di incoraggiamento.
Continua a esserci molta Italia nei programmi di viaggio dei connazionali per i prossimi mesi. Il turismo domestico rappresenterà il 92% del totale (era il 76% a settembre 2019), e comincia ad affacciarsi la voglia di Natale con il Trentino Alto Adige in seconda posizione. Per l’8% che invece risponde che sceglierà destinazioni estere, scompaiono mete classiche – come Stati Uniti, Mar Rosso ma anche Regno Unito – a vantaggio di Germania e Austria.