Con il nuovo Decreto non si scherza, anche a livello di sanzioni. La stretta decisa dal governo Conte per contenere il contagio da Covid-19 non è solo più rigida a livello di disposizioni, ma fissa l’impegno di monitorare con più rigore la situazione e punire severamente chi sgarra. Oltre ai vari divieti e obblighi, il provvedimento infatti - che resterà in vigore per un mese - contiene anche le multe per chi non rispetterà quanto deciso dal governo nel tentativo di frenare la seconda ondata in Italia. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Multe a bar e ristoranti che sgarrano
1. ILLECITO AMMINISTRATIVO: DA 400 EURO A 3MILA. CON QUALCHE ECCEZIONE
A meno che il fatto costituisca reato, scrive laleggepertutti.it, la violazione delle disposizioni contenute nel Dpcm di ottobre fanno scattare l’illecito amministrativo, che prevede una sanzione pecuniaria da 400 a 3mila euro. Va precisato che tale illecito è imputabile sia a titolo doloso sia a titolo colposo, mentre viene esclusa la responsabilità in caso di errore incolpevole oppure se la violazione della norma è stata fatta per necessità, per adempimento di un dovere, per legittima difesa o nell’esercizio di una facoltà legittima.
2. LOCALI: SENZA MASCHERINE SI RISCHIA LA CHIUSURA DA CINQUE A 30 GIORNI
I locali pubblici che non seguono le direttive del decreto (per esempio, l’obbligo di far rispettare l’uso della mascherina o di servire le consumazioni solo al tavolino dopo le 21 o, ancora, tirare giù la serranda alle 24) rischiano la chiusura dell’esercizio o dell’attività da cinque a 30 giorni, oltre alla sanzione pecuniaria. Chi ci "prende gusto" a trasgredire e viene sorpreso per due volte a violare la stessa norma, si troverà a dover pagare il doppio della sanzione, quindi da 800 a 6mila euro. I locali, in questo caso, rischiano la chiusura per il tempo massimo previsto, cioè 30 giorni.
3. SCATTANO I CONTROLLI: 1.898 ISPEZIONI CONDOTTE DAI NAS E 351 VIOLAZIONI
Tutti insomma con le antenne drizzate, anche perchè le multe "pignole" sono già scattate. In una sola settimana, 1.898 ispezioni sono state condotte dai Nas in ristoranti, pizzerie, fast-food, pub e bar per controllare il rispetto delle misure anti-coronavirus e 351 sono state le violazioni individuate. Secondo quello che riporta l’Ansa, la più diffusa, pari al 43% delle segnalazioni, è stata il mancato uso delle mascherine. Nell'ambito dell'emergenza sanitaria, il Comando carabinieri per la Tutela della Salute ha rafforzato i controlli sulle misure di contenimento dei contagi realizzando, in condivisione con il ministero della Salute, uno specifico servizio di controllo sulle strutture di ristorazione. Le ispezioni sono state svolte dai 38 nuclei dei Nas su tutto il territorio nazionale dal 5 all'11 ottobre, soprattutto in locali della movida e in orari serali o notturni.
4. ALTRE INOSSERVANZE: POCA DISTANZA FRA TAVOLI, NIENTE TEMPERATURA
«Ulteriori violazioni hanno interessato nel 9% la distanza insufficiente fra tavoli, nel 9% il mancato distanziamento sociale tra le persone, nell'8% l'assenza di prodotti igienizzanti all'interno o all'ingresso dei locali nonché l'omessa attuazione delle corrette e periodiche procedure di pulizia e sanificazione degli ambienti (3%). Ulteriori inosservanze, pari al 15%, hanno riguardato altri obblighi previsti sia da normative nazionali che regionali e locali, oggetto di autonome ordinanze, relative per esempio alla segnaletica orizzontale sui percorsi da seguire, omessa registrazione avventori e la misurazione della temperatura corporea».
5. SEQUESTRI: PORTATI VIA 4MILA CHILI DI ALIMENTI, DAL VALORE DI 59MILA EURO
«Sono state oggetto di controllo anche le fasi di preparazione, detenzione e vendita di alimenti con contestazione di 30 sanzioni penali e 310 amministrative per violazioni alle norme igienico-sanitarie che hanno altresì determinato il sequestro di 4.077 chilogrammi di alimenti irregolari, per un valore di 59mila euro, e la chiusura/sospensione dell'attività di 49 locali/strutture».
6. LA BARISTA DI PAVIA: MULTATA PERCHÉ SENZA MASCHERINA IN PAUSA SIGARETTA
Nei giorni scorsi aveva fatto discutere una sanzione inflitta a una barista di Pavia che nella tarda serata di venerdì è stata sanzionata dagli agenti di polizia locale perché, recita il verbale, «non usava correttamente la mascherina in un luogo di forte passaggio» mentre stava fumando per una pausa sigaretta. Lei e Sam, la titolare de L’Ombra de Vin di piazza della Vittoria, si difendono: «Non c’era assembramento. Eravamo solo noi, a un metro e mezzo di distanza». Un verbale contestato e non firmato, sul quale la titolare promette ricorso: «Due giorni prima ci avevano elogiato per il rispetto delle distanze e per il plateatico in sicurezza. La multa equivale quasi alla metà dello stipendio della ragazza. È grottesco». Rigore e applicazione delle regole anti-contagio, questa la versione dal comando di polizia locale: «In un luogo così centrale la mascherina va tenuta, non abbassata per fumare, bere e mangiare».
La barista Ilenia con la multa
7. "CONCORSO DI PERSONE": OCCHIO ANCHE ALLE PARTITELLE IN ORATORIO
Il quadro sanzionatorio prevede anche il "concorso di persone": può scattare, per esempio, nel caso in cui un gruppo di amici, in contrasto con quanto previsto dal Dpcm, decida di trovarsi a giocare una partitella nell’oratorio del paese. Ognuno di loro risponderà, comunque, del fatto con la relativa sanzione.
8. SE SI SGARRA SU UN VEICOLO? LA SANZIONE AUMENTA DI UN TERZO
La sanzione pecuniaria aumenta di un terzo se il mancato rispetto degli obblighi o dei divieti avviene con l’uso di un veicolo (per esempio salendo in macchina con persone non congiunte senza mascherina). La sanzione viene disposta dal Prefetto. Chi intende presentare ricorso, deve rivolgersi al Giudice di pace, salvo i casi in cui occorre rivolgersi al tribunale, ossia quelli che riguardano la tutela del lavoro, dell’igiene sui luoghi di lavoro o la prevenzione degli infortuni o quando è stata applicata una sanzione accessoria oltre a quella pecuniaria (come la chiusura dell’attività di un locale pubblico). È possibile pagare la sanzione in forma ridotta: entro 60 giorni dalla contestazione o dalla notifica, il trasgressore pagherà il minimo di 400 euro, ma l’importo scende a 280 euro se lo fa entro i primi cinque giorni.