Nell’anno segnato dalla pandemia, che ha messo in discussione molti fattori alla base dei sistemi di produzione, distribuzione e consumo, la Dop economy ha confermato il ruolo esercitato nei territori, grazie al lavoro svolto da 200mila operatori e 286 Consorzi di tutela dei comparti cibo e vino. A confermare questi numeri è l’analisi del XIX Rapporto Ismea-Qualivita sul settore italiano dei prodotti Dop (Di origine protetta) Igp (indicazione geografica protetta), presentato lunedì 14 febbraio a Roma, alla presenza del ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli. Un fatturato che nel 2020 raggiunge 16,6 miliardi di euro di valore alla produzione (-2,0%, rispetto al 2020), pari al 19% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano, e un export da 9,5 miliardi di euro (-0,1%), pari al 20% delle esportazioni nazionali di settore. Risultati resi possibili dall’impegno di tutto il sistema con azioni di solidarietà, attività di sostegno agli operatori, accordi con i soggetti del mercato e un continuo dialogo con le istituzioni che, riconoscendo la valenza strategica del settore, hanno supportato attraverso apposite misure la continuità produttiva delle filiere Dop Igp, capaci di esprimere un patrimonio economico dei territori italiani per sua natura non delocalizzabile.
Il Rapporto Dop economy 2020
Dop economy: un euro su cinque dell’agroalimentare proviene da prodotti a marchio Dop e Igp
L’analisi del XIX Rapporto Ismea spiegata lunedì a Roma segnala che la produzione certificata Dop Igp agroalimentare e vinicola nel 2020 esprime un valore di 16,6 miliardi di euro, un dato in calo del 2,0% rispetto all’anno precedente. Ma se da una parte si interrompe il trend di crescita del settore, ininterrotto negli ultimi dieci anni, dall’altra in un passaggio di difficoltà straordinaria si conferma la capacità di tenuta di un sistema di qualità diffuso in tutto il territorio nazionale. La Dop economy vale infatti il 19% del fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale, grazie soprattutto al contributo delle grandi produzioni certificate. Ma non mancano elementi che confermano un forte dinamismo del sistema delle Indicazioni Geografiche italiane, fra cui l’affermarsi di categorie come le Paste alimentari o i Prodotti della panetteria e pasticceria. Il comparto agroalimentare Dop Igp vale 7,3 miliardi di euro alla produzione e il vitivinicolo imbottigliato raggiunge 9,3 miliardi di euro.
Export Dop e Igp: variano le dinamiche, ma si conferma il valore delle esportazioni
Il Rapporto Isema segnala anche che le esportazioni delle Dop e Igp agroalimentari e vitivinicole nel 2020 hanno raggiunto i 9,5 miliardi di euro (-0,1%) per un peso del 20% nell’export agroalimentare italiano. Si tratta di un risultato importante, con chiari effetti collegati alla pandemia sui mercati extra-Ue, il cui calo è compensato da una crescita delle esportazioni verso destinazioni europee. Il valore complessivo è frutto anche di un andamento diverso fra i due comparti, con il cibo che con 3,92 miliardi di euro registra un incremento del valore esportato del +1,6% e il vino che con 5,57 miliardi di euro mostra un calo del -1,3%.
Impatto territoriale: il Nord d’Italia tira il settore, ma crescono anche il Sud e le Isole
Tutte le regioni e le province italiane registrano un impatto economico delle filiere Dop Igp, anche se si conferma la concentrazione del valore nel Nord Italia. Fra le prime venti province per valore, ben undici sono delle regioni del Nord-Est, a partire dalle prime tre, Treviso, Parma e Verona, che registrano un impatto territoriale oltre il miliardo di euro. Nel 2020 solo l’area “Sud e Isole” mostra un incremento complessivo del valore rispetto all’anno precedente (+7,5%), con crescite importanti soprattutto per Puglia e Sardegna.
Cibi Dop Igp e Stg, crescono le esportazioni in Unione europea
L’agroalimentare italiano Dop Igp Stg (Specialità tradizionale garantita) coinvolge oltre 86mila operatori, 165 Consorzi autorizzati e 46 organismi di controllo. Nel 2020 raggiunge i 7,3 miliardi di euro di valore alla produzione per un -3,8% in un anno e con un trend del +29% dal 2010. Stabile il valore al consumo a 15,2 miliardi di euro per un andamento del +34% sul 2010. Prosegue anche nel 2020 la crescita dell’export che raggiunge i 3,9 miliardi di euro per un +1,6% su base annua con un dato che dal 2010 è più che raddoppiato (+104%). Mercati principali si confermano Germania (770 milioni di euro), Usa (647 milioni), Francia (520 milioni) e Regno Unito (268 milioni).
Vino Dop e Igp: nel 2020 frena l’export, ma il dato è comunque in crescita rispetto al 2010
Il vitivinicolo italiano Dop Igp coinvolge oltre 113mila operatori, 121 Consorzi autorizzati e 12 organismi di controllo. Nel 2020 registra 24,3 milioni di ettolitri di vino Ig imbottigliato (+1,7% in un anno), con le Dop che rappresentano il 68% della produzione e le Igp il 32%. Il valore della produzione sfusa di vini Ig è di 3,2 miliardi di euro, mentre all’imbottigliato è 9,3 miliardi di euro (-0,6%) con le Dop che ricoprono un peso economico pari all’81%. L’export raggiunge 5,6 miliardi di euro, per un calo pari all’1,3% rispetto al 2019, ma in ogni caso un dato che conferma una tendenza in drastica crescita (+71%) dal 2010. A risentire degli effetti della pandemia soprattutto i mercati che si trovano fuori dall'Unione europea (-4,3%), mentre cresce l’export in Europa (+4,1%), con incrementi in doppia cifra per i Paesi scandinavi e del Nord Europa.
Il ministro Patuanelli plaude ai prodotti Dop e Igp
«I prodotti Dop e Igp si confermano anche nel 2020 una componente fondamentale nell’affermazione del made in Italy sui mercati globali e un motore di promozione e tutela delle eccellenze italiane - ha dichiarato il ministro Patuanelli, presente alla conferenza stampa di presentazione - La Dop economy tiene sia sul territorio nazionale e sia all’estero, cresce nelle regioni del Sud e nelle Isole e traina l’intero comparto agroalimentare italiano. A livello comunitario ci aspetta un anno impegnativo, sia per la revisione del quadro normativo dell’etichettatura, sia per quello del regolamento Dop e Igp. Proprio per questo è necessario salvaguardare e tutelare l’intero sistema produttivo dai rischi che possono generare l’omologazione alimentare, i sistemi di etichettatura fuorvianti come il Nutriscore (il metodo di etichettatura francese basato su un algoritmo per classificare i prodotti in base a un sistema di colori e di lettere, dove il "rosso" e la "E" sono i parametri più pericolosi), le fake news, i tentativi di imitazione sia sui mercati comunitari sia su quelli terzi».
Il ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli