L’impennata dei contagi provocata da Omicron ha causato un calo da 1,5 miliardi per il fatturato di bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi dall’inizio dell’anno, rispetto a prima della pandemia nel 2019. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti che traccia un bilancio degli effetti sui consumi della variante, divenuta prevalente a gennaio. I locali si sono svuotati per il timore provocato dalla rapidità di diffusione dei contagi, per lo smart working (emblematiche le situazioni di Milano e Firenze) e per il calo del turismo (Roma, tra le città d'arte, è stata la città più colpita). Ma non solo, per l’associazione pesa anche il fatto che «milioni di italiani sono stati costretti a casa perché positivi al Covid, hanno avuto contatti a rischio e sono in quarantena o sono privi di Green pass perché non vaccinati». E c'è infine anche la questione dei ristori per il caro bollette che, a detta degli addetti ai lavori, coprirebbero soltanto in parte i costi sostenuti in questi mesi. La situazione critica a cascata, oltre a bar e ristoranti, si fa quindi sentire sul’intera filiera agroalimentare, coinvolgendo ben 740mila aziende agricole e 70mila industrie alimentari. Il Governo la scorsa settimana ha pubblicato il terzo decreto ristori, ma Coldiretti chiede già ulteriori aiuti.
Bar e ristoranti nel 2021 hanno avuto un calo di fatturato di 1,5 miliardi
Chiesto un «adeguato sostegno economico»
Coldiretti ha spiegato che i suoi iscritti hanno lamentato una pioggia di disdette per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. «Per alcuni prodotti agroalimentari, in alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo, la ristorazione rappresenta il principale canale di commercializzazione per fatturato – ha spiegato Coldiretti - Le crescenti difficoltà che sta affrontando il settore devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico per salvare l’economia e l’occupazione della filiera agroalimentare nazionale, che rappresenta la prima ricchezza del Paese. Inoltre è anche un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare, soprattutto in un momento in cui con l’emergenza Covid il cibo ha dimostrato tutto il suo valore strategico per il Paese».
Il 2021 è l'anno nero del turismo
Come ha ricordato nei giorni scorsi Confesercenti il 2021 doveva essere l’anno della ripresa per il turismo italiano. I dati invece sono impietosi: -40,7% di presenze rispetto al 2019, -178 milioni di presenze e -67 miliardi di consumi turistici interni. Con le grandi città a guidare in negativo la classifica con una perdita di quasi 3 presenze su 4. A rischio al momento ci sono 50mila imprese e 250mila lavoratori.