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I ristoranti più colpiti dalla crisi? Sono in Lombardia, Veneto, Emilia

Le imprese del nord sono state le più colpite economicamente dalla pandemia. Lo si evince dalla quantità di ristori erogati dal Governo per aiutare le partite iva in difficoltà. Continua la caccia ai furbetti.

 
02 dicembre 2020 | 12:26

I ristoranti più colpiti dalla crisi? Sono in Lombardia, Veneto, Emilia

Le imprese del nord sono state le più colpite economicamente dalla pandemia. Lo si evince dalla quantità di ristori erogati dal Governo per aiutare le partite iva in difficoltà. Continua la caccia ai furbetti.

02 dicembre 2020 | 12:26
 

I fondi destinati alle partite Iva in crisi sono in fase di erogazione: 8,2 miliardi il valore dei bonifici già emessi che si rifanno al fondo perduto stanziato per l’estate e al primo decreto Ristori. Mancano ora i circa 3 miliardi previsti dal Ristori 2 e 3. Mentre la caccia ai soli furbetti che hanno cercato di intrufolarsi nelle pieghe della legge per ottenere i soldi (senza averne diritto, ma falsificando operazioni e bilanci) è partita, le elaborazioni dei dati delle Entrate mostrano come sia il Nord a pagare il prezzo più alto delle chiusure di tante attività produttive.

Il Nord il più colpito economicamente dalla pandemia - Lombardia e Veneto, le regioni più colpite dalla crisi economica

Il Nord il più colpito economicamente dalla pandemia

Il Nord ha pagato il prezzo più alto
Le elaborazioni dei dati delle Entrate mostrano come sia il Nord a pagare il prezzo più alto delle chiusure di tante attività produttive. Dati sui pagamenti della stessa agenzia che permettono consentono di intravedere quanto abbiano inciso la pandemia e i lockdown in termini economici.

Questa non è solo una fotografia parziale situazione di estrema difficoltà in cui versano molte attività, tra cui quelle che non dovrebbero beneficiare di aiuti (come i professionisti e le attività indirette, ad esempio i fornitori di ristoranti e bar) e altre che hanno visto addirittura amplificarsi il divario di “introiti” proiettandolo su un orizzonte semestrale o addirittura su quasi tutti gli undici mesi già trascorsi dell’anno orribile 2020. Anche perché il parametro base usato come riferimento è il calo del fatturato e dei corrispettivi registrato ad aprile 2020 rispetto ad aprile 2019.

Lombardia, Veneto ed Emilia: il podio delle regioni più danneggiate
Come detto il Nord ha pagato il prezzo più alto. La Lombardia è nettamente in testa sia per valore complessivo degli aiuti fin qui liquidati con quasi 1,5 miliardi di euro, sia per valore medio che sfiora i 3.800 euro. Appena dietro ecco il Veneto a cui sono stati destinati 825,3 milioni di euro, che corrispondono a una media per pagamento di poco meno di 3.300 euro. Chiude il podio l’Emilia Romagna.



La classifica dipende anche dalla severità delle restrizioni
Il Nord è così ampiamente in testa a questa “classifica” perché l’andamento dei fatturati dipende molto dalla severità delle restrizioni previste nei vari Dpcm alla luce della seconda ondata. Tuttavia bisogna tenere conto che la frenata del fatturato resta la base di calcolo ed è su quella che il Nord del Paese sembra più penalizzato almeno in termini generalizzati rispetto ad altre aree del Paese.

Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza scovano i soliti furbetti
Lo sforzo dello Stato - che comunque sull’erogazione dei fondi sta “giocando” in modo poco trasparente soprattutto in previsione del ristori quater come abbiamo raccontato in questo articolo - si sta tuttavia dividendo anche con la necessità di monitorare quelle richieste illecite che arrivano da partite Iva in “finta” difficoltà. Le modalità con cui queste stanno cercando di frodare lo Stato sono molteplici, ingegnose e riportate tutte in questo nostro articolo. Nel frattempo l’Agenzia delle Entrate in sinergia con la Guardia di Finanza e le Procure hanno messo in campo un’operazione di intelligence che per ora ha bloccato circa 80mila posizioni sospette che non avevano diritto al contributo a cui vanno aggiunti 217 casi di potenziali frodi per un valore complessivo di 243 milioni di euro.

L'indagine si muove su due livelli
Due i livelli sui quali si stanno movendo le indagini. Il primo - precedente all’erogazione del contributo a fondo perduto - ha verificato l’esistenza della partita Iva e del codice fiscale presente nell’istanza di richiesta del fondo perduto e che siano stati correttamente compilati i campi della domanda e che il fatturato di aprile 2020 sia stato effettivamente inferiore al 33% di quello di aprile 2019. Con questo primo screening ha portato a scartare 25mila domande. Il secondo livello di riscontri ha, invece, verificato che l’Iban riportato in istanza sia intestato o cointestato al codice fiscale del soggetto avente diritto al contributo e che il soggetto richiedente abbia presentato, qualora fosse obbligato, le dichiarazioni Iva e le comunicazioni di liquidazione periodica Iva nel 2019. Da queste verifiche sono arrivati nel complesso altri 53mila scarti.

Come si articolano le frodi
Grazie a queste analisi sono state isolate diverse modalità di frode. Soggetti di fatto non operativi nel corso dell’anno scorso che hanno trasmesso nel mese di luglio 2020 fatture elettroniche datate aprile 2019. O ancora soggetti che hanno rinunciato al contributo il giorno stesso di ricezione dell’invito notificato dall’ufficio dell’Agenzia, con la richiesta della documentazione necessaria al fine di verificare la spettanza del contributo, e hanno poi ripresentato l’istanza con l’indicazione di diversi fatturati, in merito ai quali, in presenza di ulteriore richiesta di fornire la documentazione, non hanno fornito alcun riscontro.

E poi quei soggetti in regime forfettario (non obbligati quindi alla trasmissione delle fatture elettroniche) che hanno indicato nell’istanza compensi per aprile 2019 per oltre un milione di euro. Insomma, c’è di tutto un po’. Che lo Stato abbia tempi elefanteschi e che non si ingegni con misure tempestive, efficaci e massicce è un dato di fatto, ma che i cittadini lavoratori facciano di tutto per aggravare la situazione è un altro problema tutto italiano.


© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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