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Green pass fino a primavera come garanzia per non richiudere i ristoranti

Il Governo dovrà decidere se prorogare lo stato di emergenza (e il generale Figliuolo) di fronte al rischio di una ripresa dei contagi. Il ministro della Salute Roberto Speranza non lo esclude. La scadenza sarebbe al 31 dicembre ma c'è tutta la fase della terza dose dei vaccini da gestire per stare in sicurezza se non aumentano i vaccinati

01 novembre 2021 | 19:16
Il premier Draghi, il Ministro Speranza e il Generale Figliuolo Green pass fino a primavera come garanzia per non richiudere i ristoranti
Il premier Draghi, il Ministro Speranza e il Generale Figliuolo Green pass fino a primavera come garanzia per non richiudere i ristoranti

Green pass fino a primavera come garanzia per non richiudere i ristoranti

Il Governo dovrà decidere se prorogare lo stato di emergenza (e il generale Figliuolo) di fronte al rischio di una ripresa dei contagi. Il ministro della Salute Roberto Speranza non lo esclude. La scadenza sarebbe al 31 dicembre ma c'è tutta la fase della terza dose dei vaccini da gestire per stare in sicurezza se non aumentano i vaccinati

01 novembre 2021 | 19:16
 

Dopo e polemiche dei mesi scorsi, ora, a causa della lenta ripresa dei contagi (complici il brutto tempo e le manifestazioni dei no vax che, come a Trieste, fanno schizzare all’in sù i ricoveri in ospedale, quasi tutti non vaccinati), si torna a parlare di un possibile (più che probabile) prolungamento dello stato d’emergenza in scadenza al 31 dicembre (data che Salvini aveva già “subito”). E, anche se non c’è connessione stretta, di uno spostamento dell’obbligo del green pass. Il ministro Speranza ha dato il via alla discussione. Del resto c’è l’obiettivo del Governo di garantire tutte le attività e coi contagi che montano in parte dell’Europa (dalla Gran Bretagna ai paesi slavi) bisogna essere pronti a fare fronte a nuovi rischi, e non è certo il caso di farlo chiudendo il Comitato tecnico scientifico e la struttura del generale Figliuolo. Da qui l’ipotesi di una proroga almeno fino alla primavera, se non per sei mesi fino a giugno, insieme ad un prolungamento dell'uso del green pass.

La decisione sarà su basi scientifiche

«Come Governo ci baseremo sull'evidenza scientifica e se sarà necessario prorogare lo stato d'emergenza lo faremo senza timore», anche perché «ricordo che ad oggi la curva è in risalita». Così il ministro della Salute Roberto Speranza, ha in particolare ipotizzato una proroga pur precisando che «chiaramente sarà la scienza a decidere», cercando così di chiudere la querelle che tiene banco da settimane e la cui sola ipotesi fa vedere rosso alla destra della Meloni.

Insomma, all'interno dell'esecutivo l'idea di poter prorogare ancora lo stato d'emergenza c'è e non viene nascosta, anche perché la curva epidemiologica è in risalita - anche se i casi sono ancora pochi - e soprattutto si va incontro all'inverno. Inoltre la protezione del vaccino calerà nel corso dei mesi invernali e c'è in ballo la discussione sulla possibilità di somministrare la terza dose a tutta la popolazione. Il tutto con la dichiarata volontà del Governo di tentare ogni strada per non chiudere di nuovo le attività, a partire da bar, ristoranti e cinema, che sarebbero i primi a dovere nuovamente subire i maggiori danni da un eventuale aumento dei contagi se non riuscissimo a raggiungere la soglia del 90% di vaccinati.

Grazie al green pass pubblici esercizi aperti  in sicurezza  Green pass fino a primavera come garanzia per non richiudere i ristoranti

Grazie al green pass pubblici esercizi aperti  in sicurezza

Chi gestirebbe la terza dose dei vaccini senza una proroga della struttura del Generale Figliuolo

La domanda che ci si dovrebbe porre è una sola: se il 31 dicembre lo stato d'emergenza non fosse rinnovato, chi si occuperebbe delle terze dosi che con ogni probabilità dovranno essere somministrate a tutta la popolazione? Teoricamente la gestione tornerebbe completamente in capo alle Regioni e ai medici di famiglia, senza la certezza dei risultati ottenuti dal generale Figliuolo.

Anche il Green pass potrebbe essere prorogato

Decisioni a breve dovranno essere prese anche per quanto riguarda il green pass. Il certificato da esibire per accedere sui posti di lavoro o nelle attività più disparate, può essere svincolato dallo stato di emergenza e quindi potrebbe restare in essere anche qualora si decida di non rinnovare l'emergenza. Ma certo si deve tenere conto anche di questo aspetto. Sempre Speranza non ha escluso la permanenza dello strumento anche dopo il 31 dicembre. «Pensiamo sia fondamentale - ha detto - perché ci consente di tenere aperti tutti i luoghi della socializzazione, della cultura, i ristoranti, le scuole e le università». D'altronde annunciare lo stop all'uso della certificazione in una fase in cui i contagi sono in risalita e la campagna della terza dose è solo all'avvio, rischierebbe di avere un impatto sulle vaccinazioni e potrebbe creare nuove situazioni di contagio.

l'importanza della terza dose Green pass fino a primavera come garanzia per non richiudere i ristoranti

l'importanza della terza dose

Al massimo lo stato di emergenza dovrebbe durare 24 mesi, ma...

L'Italia, va ricordato, in stato d'emergenza a causa del virus Sars-Cov2 dal 31 gennaio 2020. Tra polemiche e recrudescenze pandemiche, lo status è stato poi rinnovato a più riprese (l'ultima volta a luglio 2021), e secondo i più critici ora potrebbe essere prorogato solo per ulteriori 30 giorni. In realtà però, non è proprio così. C'è al momento solo una legge di riferimento. Un decreto legislativo del 2018, il numero 1, il Codice della Protezione civile che ha rinnovato quello emanato nel 1992. Ed è l’unico che parla di come ci si debba comportare con lo stato di emergenza. All’articolo 24, comma 3, si legge: «La durata dello stato di emergenza di rilievo nazionale non può superare i 12 mesi, ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi». Il conto è piuttosto semplice: non lo si può rinnovare per più di 24 mesi. Il che significa che, calendario alla mano, non potrà prorogarlo oltre il 31 gennaio 2022.

 

La storia degli stati di emergenza di Italia, usati 127 volte

Fino ad oggi, e cioè prima del Covid, lo stato di emergenza era stato decretato per intervenire sulle situazioni territoriali più disparate in zone devastate da alluvioni o terremoti o da gravi disastri, come il crollo del ponte Morandi di Genova. Al punto che in base ai dati della protezione civile, dal 2013 ad oggi è stato dichiarato 127 volte. In 102 casi ciò è avvenuto a seguito di eventi meteorologici e in 8 dopo eventi sismici o di origine vulcanica. Sette sono state le emergenze internazionali mentre 6 quelle ambientali e sanitarie (tra cui l’emergenza Covid-19). Quattro infine le emergenze gestite da soggetti diversi dalla protezione civile.
La sua proclamazione attribuisce poteri straordinari al governo (oltre che alla protezione civile), tra cui la possibilità di operare in deroga alle disposizioni di legge vigenti. Ad esempio il provvedimento permette inoltre di effettuare alcuni interventi speciali con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge (sempre però nel rispetto dei limiti costituzionali), tra i quali rientrano i Dpcm e le ordinanze ministeriali note a tutti.

Bisogna evitare di chiudere di nuovo i ristoranti Green pass fino a primavera come garanzia per non richiudere i ristoranti

Bisogna evitare di chiudere di nuovo i ristoranti

Il tema del blocco delle frontiere

Non solo però. Lo stato di emergenza consente anche, per motivi sanitari, di bloccare i voli da e per gli Stati ritenuti a rischio, oppure di limitare gli ingressi da alcuni Paesi. Con esso in vigore non termina neppure il coordinamento attribuito alla Protezione civile così come non decadono i poteri straordinari assegnati ai soggetti attuatori, che nella maggior parte dei casi sono i presidenti di Regione. Resta inoltre attiva la funzione del Comitato tecnico scientifico e anche l’incarico del commissario straordinario, il generale Francesco Paolo Figliuolo.

La proroga possibile per affrontare una situazione "nuova": le varianti del Covid (più pericolose)

Gli strumenti messi in campo sono stati e in parte ancora sono in tutta evidenza fondamentali per la gestione della pandemia. Che cosa succederà, invece, con l’avvicinarsi della fatidica data del 31 dicembre 2021 prima e del 31 gennaio 2022 poi? Il decreto legislativo del 2018 dice in astratto al comma 6 che «Alla scadenza dello stato di emergenza, le amministrazioni e gli enti ordinariamente competenti, subentrano in tutti i rapporti attivi e passivi, nei procedimenti giurisdizionali pendenti». Significa che Regioni e Comuni riprendono appieno i propri poteri «commissariati» dal Governo nei territori di competenza. Tuttavia, volendo, il governo potrebbe spingere ancora in là la scadenza. Basterebbe dichiarare che oggi la minaccia nazionale del coronavirus non è più quella che abbiamo conosciuto nel 2020 ma è mutata (ad esempio con le varianti) rendendo ancora necessari gli strumenti di riferimento. Il che consentirebbe al Governo di ricominciare daccapo la conta del 24 mesi. E d'altronde dei precedenti, locali, ci sono già. Sia per il terremoto dell'Emilia del 2012 che per quello del Centro Italia del 2016, entrambi dichiarati prima della riforma del 2018, si è andati ben oltre i due anni (rispettivamente 8 e 4 anni).

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