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Il Governo sui balneari: via alle gare dal 2024, ma con investimenti e stop al caro ombrelloni

Il Consiglio dei ministri ha confermato lo stop al regime di proroga. Le nuove concessioni dovrebbero scattare dal 2024. L’idea è spingere gli investimenti, migliorando i servizi e abbassando i prezzi

 
15 febbraio 2022 | 17:38

Il Governo sui balneari: via alle gare dal 2024, ma con investimenti e stop al caro ombrelloni

Il Consiglio dei ministri ha confermato lo stop al regime di proroga. Le nuove concessioni dovrebbero scattare dal 2024. L’idea è spingere gli investimenti, migliorando i servizi e abbassando i prezzi

15 febbraio 2022 | 17:38
 

Stop al regime di proroga delle concessioni balneari, come stabilito dalla sentenza del Consiglio di Stato del 20 ottobre scorso. Dal 1° gennaio 2024 le concessioni balneari dovranno quindi essere messe a gara. Questo ha deciso oggi il Governo durante il Consiglio, ad un certo punto sospeso per trovare un accordo definitivo fra i partiti della maggioranza, su richiesta del ministro del Turismo Massimo Garavaglia. Il bando scatterebbe quindi dal 2024 e per ottenere la concessione bisognerà fare degli investimenti per migliorare la qualità dei servizi, ma anche degli interventi ad hoc contro il “caro-ombrelloni”, con prezzi più equi a vantaggio dei consumatori. La norma dovrebbe prevedere anche delle misure “paracadute” per i proprietari di piccoli lidi balneari e per chi ha mutui da sostenere per investimenti fatti di recente nel settore. Le concessioni finora erano state più volte prorogate per legge (la precedente, faceva infatti scattare il nuovo bando nel 2033), ma il pressing dell’Unione europea non si è mai interrotto e l'Europa ha mantenuto sempre il fiato sul collo degli Stati, in particolare l'Italia, perchè si adeguassero alla normativa sulle liberalizzazioni. Gli obiettivi della delega per il riordino delle concessioni balneari sono quelli di assicurare un utilizzo più sostenibile del demanio marittimo, di favorirne la pubblica fruizione e di promuovere un maggiore concorrenza sulle concessioni balneari.

Il Governo sui balneari: via alle gare dal 2024, ma con investimenti e stop al caro ombrelloni

Frenare il rincaro dei prezzi degli ombrelloni e migliorare il servizio

Il testo varato dal Consiglio dei ministri prevede una norma ad hoc secondo la quale per avere la concessione sarà necessario dimostrare di migliorare il servizio, con l’intento di aiutare gli investimenti, stimolarli e tutelare chi li ha fatti. Una specifica salvaguardia, poi, dovrebbe essere riservata agli «interessi legittimi» dei proprietari dei piccoli stabilimenti. L’idea del Consiglio dei ministri è quella di tutelare i consumatori (oltre che il turismo estivo).

Investimenti programmati e dichiarati

Una novità sostanziale riguarda anche l'inserimento nel testo di un vincolo preciso per tutti coloro parteciperanno alle gare: gli investimenti dovranno essere programmati e dichiarati, specificando, nel dettaglio, come si intende migliorare il servizio offerto ai clienti ma anche come il modo in cui si vuole remunerare l’investimento, cioè quali saranno le tariffe di ciascuna offerta. Con questa proposta il Governo intende raggiungere lo scopo di tutelare gli interessi dei piccoli proprietari di stabilimenti balneari, evitando quelle procedure che spesso portano vantaggi ai grandi gruppi.

Un emedamento alla ddl sulla concorrenza e un disegno di legge con delega al Governo

Il provvedimento sulle concessioni che si compone di due parti

  1. Da un lato c'è un emendamento al ddl sulla concorrenza già incardinato in Parlamento, con norme applicabili in seguito all'approvazione definitiva, che prevedono che le concessioni attuali, comprese quelle in proroga, continuino a essere efficaci fino al 31 dicembre 2023 e stabiliscono che dal 1 gennaio 2024 le concessione saranno assegnate tramite gara (le concessioni assegnate con procedure concorsuali a evidenza pubblica proseguono fino alla naturale scadenza).
  2. Dall'altro lato c'è un disegno di legge che prevede una delega al Governo per l'adozione, entro sei mesi, di uno o più decreti legislativi per semplificare la disciplina sulle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative. 

Le nuove regole per l'affidamento delle concessioni balneari prevedranno il "divieto espresso di proroghe e rinnovi anche non automatici". Così almeno è quanto si legge nella norma dell'emendamento che riforma le concessioni per le spiagge. Andrà stabilita invece una "durata della concessione per un periodo non superiore a quanto necessario per garantire al concessionario l'ammortamento e l'equa remunerazione degli investimenti autorizzati dall'ente concedente in sede di assegnazione della concessione e comunque da determinarsi in ragione dell'entità e della rilevanza economica delle opere da realizzare".

C'è anche la "definizione di criteri uniformi per la quantificazione dell'indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante, in ragione del mancato ammortamento degli investimenti realizzati nel corso del rapporto concessorio e autorizzati dall'ente concedente e della perdita dell'avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico" tra le indicazioni previste nella bozza dell'emendamento al ddl concorrenza sul tavolo del Cdm. Nell'emendamento del governo per la delega con il riordino del settore sul tavolo del Consiglio dei ministri tra i criteri per i bandi di gara per le concessioni balneari c'è anche l"adeguata considerazione, ai fini della scelta del concessionario, della qualità e delle condizioni del servizio offerto agli utenti, alla luce del programma di interventi indicati dall'offerente per migliorare l'accessibilità e la fruibilità del demanio, anche da parte dei soggetti con disabilità, e della idoneità di tali interventi ad assicurare il minimo impatto sul paesaggio, sull'ambiente e sull'ecosistema, con preferenza del programma di interventi che preveda attrezzature non fisse e completamente amovibili". 

Tra le indicazioni previste nell'emendamento al ddl concorrenza sul tavolo del Cdm c'è anche la "definizione di una quota del canone annuo concessorio da riservare all'ente concedente e da destinare a interventi di difesa delle coste e di miglioramento della fruibilità delle aree demaniali libere". Prevista anche la "definizione di di criteri uniformi per la quantificazione di canoni annui concessori che tengano conto del pregio naturale e dell'effettiva redditività delle aree demaniali da affidare in concessione, nonché dell'utilizzo di tali aree per attività sportive, ricreative e legate alle tradizioni locali, svolte in forma singola o associata senza scopo di lucro, ovvero per finalità di interesse pubblico".

Si dovrà poi assicurare il minimo impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sull’ecosistema. Attenzione speciale anche per coste e spiagge libere a cui sarà destinata una quota del canone annuo concessorio. Tra i criteri per la scelta del concessionario ci sono l’esperienza tecnica e professionale già acquisita, comunque tale da non precludere l’accesso al settore di nuovi operatori, i soggetti che, nei cinque anni antecedenti l’avvio della procedura, hanno utilizzato la concessione come prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare, la previsione di clausole sociali per promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato dal concessionario uscente.

Balneari e concessioni, di mezzo c'è l'Europa

La vicenda si trascina da almeno 15 anni e l'ultima scossa l'ha data la sentenza del Consiglio di Stato che a fine novembre ha annullato la proroga al 2033 delle concessioni balneari e imposto le gare entro due anni. È solo l’ultimo atto – finora - di un valzer di interventi politici, amministrativi, normativi, giudiziari che partono dalla famigerata diretta europea Bolkenstein del 2006, secondo la quale le concessioni balneari devono essere messe a gara. Anche questo comparto, dice in soldoni la Ue, deve reggersi sui principi della concorrenza, del libero mercato e della libera circolazione dei servizi all’interno del mercato europeo. Gli stabilimenti balneari devono essere messi a gara e affidati a chi offre di più in termini di servizi alla clientela e remunerazione al concessionario.

 

Ma i partiti subito litigano...

Le decisioni del Governo, va detto, potrebbero però non essere le ultime. Subito si è scatenata infatti una bagarre. Per il senatore Gian Marco Centinaio, sottosegretario Mipaaf e capo dipartimento Turismo e Agricoltura della Lega, «il testo approvato dal Cdm è migliorato rispetto alla proposta iniziale, grazie all'accoglimento di alcune nostre proposte. Ora siamo già al lavoro, anche con le associazioni del settore, per cambiare e migliorare il testo in Parlamento. L'auspicio è farlo insieme al resto del centrodestra: è prioritario tutelare lavoro, investimenti e sacrifici di imprenditori e lavoratori balneari».

Una posizione subito contesta dal Pd, che per bocca del senatore Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria Pd, stoppa Centinaio. «Sui balneari - dice - assistiamo ancora una volta a una inammissibile doppiezza e inaffidabilità della Lega: prima i ministri leghisti approvano il testo in cdm e cinque minuti dopo Matteo Salvini lo rimette in discussione preannunciando presunte migliorie parlamentari. Per noi vale la posizione assunta in Consiglio dei ministri all'unanimità. Non sono ammissibili giochini politici. Perché con queste emergenze c'è poco da giocare. E così non si fa il bene né dei balneari né del Paese».

E ovviamente non poteva mancare Giorgia Meloni, che parla di esproprio per 30mila imprese.  «Oggi in Cdm si è consumato il primo atto di un esproprio ai danni di trentamila imprese balneari che avrà durissime conseguenze economiche e sociali - così dichiara la presidente di Fratelli d'Italia  - È assurdo che con la crisi ucraina, il caro bollette e l'aumento del prezzo di molti generi di prima necessità il Governo Draghi individui nelle concessioni balneari la priorità per la Nazione e che, con tesi strampalate, legittimi la demonizzazione di un'intera categoria. Il provvedimento di oggi - spiega Meloni - non c'entra nulla con l'entità dei canoni, il costo di un lettino o la cementificazione delle coste. È soltanto un vergognoso regalo alle multinazionali straniere, che colpisce migliaia di imprese italiane che hanno investito, molte di loro lo hanno fatto anche recentemente facendo legittimo affidamento sulla proroga al 2033 che è tuttora prevista dalla legge vigente. Una delega con paletti così deboli non attribuisce alcuna tutela efficace ai concessionari uscenti, che verranno in buona parte spazzati via con le evidenze pubbliche tra pochi mesi. Cosa che non accadrà ai loro colleghi spagnoli o portoghesi che hanno ottenuto dai loro governi non un esproprio ma proroghe lunghissime senza che la Commissione Ue alzasse un dito. A chi dice che il testo cambierà in Parlamento diciamo fin d'ora che Fratelli d'Italia ci proverà con forza, fino all'ultimo minuto disponibile, così come abbiamo provato con forza a far esprimere il Parlamento in queste ore. Noi non tradiamo gli impegni presi»

 

E di fronte a questa poco chiarezza della politica c'è ovviamente l'insoddisfazione delle imprese

Federbalneari: 'Subito tavolo tecnico per modifiche' 

«Disconosciuti nell'emendamento i contenuti del tavolo tecnico indetto dal governo con associazioni e regioni. Enti concedenti impreparati a gestire un percorso così complesso nel brevissimo periodo. Mancanza di rispetto evidente verso Comuni e Regioni. Riforma dei canoni di concessione fuori dalla realtà: lo Stato esposto a rischio di danno erariale come per l'Osservatorio del Mercato Immobiliare». E' il commento sulle prime anticipazioni delle misure varate in Consiglio dei ministri fatto a caldo con l'ANSA da Marco Maurelli, presidente di Federbalneari, che chiede subito un tavolo urgente con governo, regioni ed associazioni di categoria «per valutare modifiche al testo che tengano conto della realtà. Manca - spiega ancora - un impianto di tutela serio previsto per le pmi».

Assobalneari: 'Ci danno in pasto all'Europa' 

«Con questo atteggiamento non è l'Europa che ci dice di fare qualcosa, ma è il governo italiano che ci sta mandando in pasto all'Europa e sta aprendo le porte agli investitori stranieri". E' il commento sulle prime anticipazioni delle misure varate in Consiglio dei ministri fatto a caldo con l'ANSA da Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia aderente a Federturismo Confindustria. «Il governo ha fatto delle proposte emendative senza averle condivise e ragionate con noi associazioni di categoria, un modo di fare del tutto singolare tenuto nella segretezza e questo è già significativo di come vengano trattate le questioni in questo esecutivo. Siamo stati chiamati a partecipare a tre riunioni che sono state dei monologhi in cui abbiamo spiegato perché non si deve applicare la normativa in Italia ma risposte non ce ne sono state date. Abbiamo fatto delle riunioni - aggiunge - e questi partoriscono un provvedimento senza confronto con le parti. Perché non ci è stata data la possibilità di far capire al governo che con una posizione seria, concreta si possono difendere nei confronti delle affermazione europee i beni strategici italiani? Con questo atteggiamento non è l'Europa che ci dice di fare qualcosa, ma è il governo italiano che ci sta mandando in pasto all'Europa e sta aprendo le porte agli investitori stranieri». Licordari chiude sottolineando che «non c'è la reciprocità con gli altri Paesi e che non c'è stato assolutamente un confronto, ma ci hanno chiamato a una "parata" piuttosto».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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